venerdì 25 dicembre 2009

I Top 11 del 2009 (Europa)


Ecco i migliori del 2009


Un altro anno di calcio se n'è andato e come ogni anno in questo periodo è tradizione interrogarsi su chi siano stati i migliori nell'arco dei 12 mesi e dunque Sognando Futbolandia non può astenersi da tale "gioco".
L'anno che volge al termine è stato marchiato a fuoco dallo strapotere del Barcellona che ha fatto suoi 6 trofei centrando un en plein forse irripetibile, ma vale la pena menzionare anche altre squadre che si sono distinte in questi 12 mesi come lo Shakhtar Donetsk che si è aggiudicato la Coppa Uefa, il Bordeaux che ha spodestato il Lione dal trono di Francia, l'Az Alkmaar che ha vinto una Eredivisie dominata lungo e in largo o il Rubin Kazan che è riuscito nell'impresa di riconfermarsi campione di Russia.
Per cui andiamo a scoprire i miei migliori 11 del 2009 (modulo 4-3-3):

Tra i pali nessuno si è distinto in particolar modo, ma soprattutto nessuno ha avuto una costanza di rendimento omogenea nell'arco di tutta la stagione, per cui per quanto mostrato nella parte finale del 2009 il migliore è stato come al solito Gigi Buffon che con le sue parate ha mantenuto in vita la Juventus di Ciro Ferrara.
Dopo un 2008 di basso profilo, finalmente il numero uno azzurro è tornato sui suoi standard abituali con l'inizio del campionato e nonostante lo scarso contributo dei suoi difensori ha spesso tenuto in vita i suoi con parate straordinarie.
Dopo una carriera vissuta su livelli pazzeschi negli ultimi anni diversi portieri avevano messo in discussione la sua leadership nel ruolo, ma pian viano i vari contendenti sono scesi di rendimento come i vari Dida, Cech, Casillas e cosi in questo anno gli unici 2 che si sono davvero segnalati ad alti livelli sono stati Julio Cesar e Shay Given, che avrebbero entrambi meritato questo riconoscimento, che però io do a lui.

La difesa è a 4 con a destra Dani Alves che in questa stagione è stato a mio avviso superiore a Maicon. Il brasiliano ha mostrato grande costanza di rendimento e si è rivelato un'arma in più per la truppa di Guardiola regalando assist importanti e mettendo a segno anche dei gol fondamentali. Il binario di destra dei Culè con lui e Messi ha dato spettacolo e a tratti è stato irresistibile. Alle solite lacune difensive hanno fatto da contr'altare delle discese devastanti lungo la fascia che hanno spesso portato il caos nelle difese avversarie.
La coppia centrale è formata da Vidic e Piquè, rispettive colonne difensive di Manchester United e Barcellona.
Il serbo è ormai uno dei migliori centrali a livello mondiale e da anni è il perno su cui si regge la difesa dei Red Devils. Sempre puntuale in chiusura e pericoloso sulle palle inattive; nella scorsa Champion's ha annullato prima Ibrahimovic e poi Adebayor salvo poi arrendersi in finale ad Eto'o.
Con la sua Serbia è riuscito a conquistare la qualificazione ai prossimi Mondiali ed è arrivato 16° nella classifica del Pallone d'Oro.
Piquè resterà forse uno dei più grandi errori di valutazione commessi da Sir Alex Ferguson in tutta la sua gloriosa carriera.
Il catalano nella scorsa estate è stato spedito troppo frettolosamente alla corte di Guardiola che ne ha fatto subito il suo prototipo del difensore perfetto.
In effetti è evidente come oggi Piquè rappresenti il Top nel suo ruolo ed è il giocatore ideale per gli schemi di Guardiola; per come sa salire palla al piede e superare la prima linea del pressing avversario creando subito la superiorità numerica.
Ora come ora è più importante di Puyol al centro della retroguardia dei "campioni di tutto" e le sue prestazioni stanno convincendo anche Del Bosque che ormai punta forte su di lui.
A sinistra nessuno si è messo particolarmente in mostra per cui il padrone della fascia resta il solito Patrice Evra che anno dopo anno conferma le sue qualità.
Il francese ormai è insostituibile per Ferguson e anche per Domenech e la sua costanza di rendimento è sempre eccezionale.
Nella scorsa stagione ha conquistato la Premier con i suoi e ha sfiorato un bis memorabile nella finale di Roma.

Il centrocampo è a 3 con un mediano davanti alla difesa e 2 centrocampisti di qualità. Per il ruolo di incontrista ci sono diversi papabili come Yaya Tourè, Essien, Cambiasso, Semak, Felipe Melo ma il giocatore che in questi 12 mesi mi ha maggiormente impressionato è stato Lassana Diarra. Il francese da quando è arrivato al Real è stato titolare inamovibile e si è rivelato fondamentale per gli equilibri delle merengues.
L'ex Arsenal sembra l'uomo ideale per far si che tutte le stelle madridiste possano esprimersi al meglio cosi come lo era Makelele al tempo dei Figo, Zidane, Ronaldo, Raul, ecc...
Le grandi prestazioni con il club gli hanno aperto anche le porte della nazionale e ormai è un punto fermo della mediana di Domenech.
Davanti a lui impossibile non schierare Xavi e Iniesta che rappresentano il meglio del meglio a livello mondiale nel ruolo.
Xavi è la mente del gioco blaugrana e della Spagna; la gran parte dei palloni giocati dalla sua squadra passano per i suoi sapienti piedi.
Viene da una serie di stagioni esaltanti ed in questo 2009 ha raggiunto la perfezione con delle prestazioni magnifiche tanto in Liga quanto in Champion's dove ha sfornato quantità industriali di assist per i suoi compagni.
Avrebbe meritato il Pallone d'Oro al pari di Messi, ma si è dovuto accontentare solo del 3° posto.
Se Xavi è la mente Iniesta è il grimaldello in grado di scardinare qualsiasi difesa per vie centrali grazie ai suoi dribbling e alla sua immensa qualità.
Il suo fisico troppo spesso gli impedisce di esprimersi al massimo livello, ma quando può scendere in campo in condizioni ottimali non tradisce mai le attese.
Grazie ad un suo meraviglioso destro all'incrocio a Stamford Bridge il Barça ha raggiunto la finale di Roma ed il suo contributo in tutte le vittorie stagionali dei Culè è stato determinante.
Il 4° posto finale nella classifica del Pallone d'Oro sugella una grandissima annata per quello che forse è il giocatore più decisivo del Barcellona.

In attacco moltissimi giocatori si sono distinti in questo 2009 come Forlan, Eto'o, Dominguez, Cristiano Ronaldo, Drogba, ma le mie 3 scelte sono Gourcuff, Messi e Dzeko.
L'ex milanista è il simbolo del Bordeaux bello e vincente che ha spodestato il Lione dal trono di Francia dopo anni di dominio incontrastato.
Nel 2009 il francese è stato fantastico trascinando i suoi ad un titolo meritatissimo a suon di gol e giocate pazzesche (chiedere al Psg per informazioni) che hanno acceso nei suoi confronti nuove sirene di mercato.
Il giocattolo messo su da Blanc dipende molto dall'estro del giovane Yoann che ha talento da vendere e nella terra dei grandi vini ha trovato la sua dimensione ideale.
Anche Domenech si è accorto di lui che ha ripagato la fiducia concessagli mettendo a segno un gol da distanza siderale contro la Romania.
Nella Ligue 1 2008/09 ha messo a segno 12 gol e fornito 11 assist in 37 presenze, risultando l'uomo più decisivo e riprendendosi con pieno merito l'appellativo di Petit Zizou.
Messi è l'uomo copertina di questo 2009: Pallone d'Oro e Fifa World Player of the year, nonchè miglior giocatore e miglior attaccante della scorsa Champion's di cui è stato anche capocannoniere.
Ha griffato la finale di Roma con un colpo di testa spettacolare e regalato il Mondiale per Club ai suoi grazie ad un gol nei supplementari contro l'Estudiantes.
Ora come ora è semplicemente il miglior giocatore del mondo con buona pace di Cristiano Ronaldo che ha dovuto cedergli la corona in questo 2009.
Ora è atteso da una conferma a livelli altissimi sia con il Barcellona che con l'Argentina di cui stenta a diventare il simbolo e il suo rendimento in nazionale rappresenta l'unico neo in una stagione praticamente perfetta.
Al centro dell'attacco il migliore di questo 2009 è stato il bosniaco Edin Dzeko che a suon di gol ha regalato il titolo al Wolfsburg ed ha sfiorato la qualificazione al Mondiale con la sua Bosnia, sconfitta ai Play-Offs dal Portogallo.
In coppia con Grafite ha devastato tutte le difese della Bundes realizzando 26 reti in 32 partite nella passata stagione e 7 in 17 presenze in quella in corso, con 4 gol realizzati in Champion's.
In estate è stato al centro di voci di mercato che lo volevano vicino al Milan e a diverse Big d'oltremanica, ma per ora finirà la stagione al Wolfsburg e poi si vedrà.
Nel 2009 è esploso definitivamente e se queste sono le premesse bisogna attendersi almeno altri 7-8 anni a grandissimi livelli per quello che è attualmente tra i migliori 5 attaccanti del mondo.

A guidare questa squadra non può che esserci Pep Guardiola che al suo primo anno su una panchina ha centratto tutti gli obiettivi.
Liga, Copa del Rey, Champion's League, Supercoppa Europea e di Spagna e Mondiale per Club a coronamento di un en plein memorabile.
Ha dato un gioco spettacolare e redditizio al suo Barcellona e la sua mano è evidente in ogni singola azione; anche per lui ora è giunto il momento di confermare quanto fatto in questo magico 2009, ma le premesse per fare bene ci sono tutte.

Per un Top 11 cosi schierato:

Buffon
Dani Alves Piquè Vidic Evra
Xavi Diarra Iniesta
Messi Dzeko Gourcuff
All. Pep Guardiola

giovedì 24 dicembre 2009

Buon natale a tutti


Buon Natale a tutti i lettori di Sognando Futbolandia


Albanese: Gezur Krislinjden
Arabo: Idah Saidan Wa Sanah Jadidah
Basco: Zorionak eta Urte Berri On
Boemo: Vesele Vanoce
Bretone: Nedeleg laouen na bloavezh mat
Catalano: Bon Nadal i un Bon Any Nou
Ceco: Prejeme Vam Vesele Vanoce a stastny Novy Rok
Cinese (Cantonese): Gun Tso Sun Tan'Gung Haw Sun
Cinese (Mandarino): Kung His Hsin Nien bing Chu Shen Tan
Cingalese: Subha nath thalak Vewa.
Coreano: Sung Tan Chuk Ha
Croato: Sretan Bozic
Danese: Glædelig Jul
Estone: Ruumsaid juuluphi
Fiammingo: Zalig Kerstfeest en Gelukkig nieuw jaar
Filippino: Maligayan Pasko
Finlandese: Hyvaa joulua
Francese: Joyeux Noel
Gallese: Nadolig Llawen
Giapponese: Shinnen omedeto. Kurisumasu Omedeto
Greco: Kala Christouyenna
Indonesiano: Selamat Hari Natal
Inglese: Merry Christmas
Islandese: Gledileg Jol
Lituano: Linksmu Kaledu
Macedone: Sreken Bozhik
Maltese: LL Milied Lt-tajjeb
Norvegese: God Jul, or Gledelig Jul
Occitano: Pulit nadal e bona annado
Olandese: Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar!
Polacco: Wesolych Swiat Bozego Narodzenia
Portoghese (Brasile): Boas Festas e Feliz Ano Novo
Portoghese: Feliz Natal
Rumeno: Sarbatori vesele
Serbo: Hristos se rodi
Slovacco: Sretan Bozic oppure Vesele vianoce
Sloveno: Vesele Bozicne. Screcno Novo Leto
Spagnolo: Feliz Navidad
Svedese: God Jul and (Och) Ett Gott Nytt År
Tailandese: Sawadee Pee Mai
Tedesco: Fröhliche Weihnachten
Turco: Noeliniz Ve Yeni Yiliniz Kutlu Olsun
Ucraino: Srozhdestvom Kristovym
Ungherese: Kellemes Karacsonyi unnepeket
Vietnamita: Chung Mung Giang Sinh



mercoledì 23 dicembre 2009

Mancini???


Roberto Mancini nuovo allenatore del City

Quando lo sceicco Mansour ha preso in mano le redini del Manchester City, in tanti si aspettavano un veloce inserimento del secondo club di Manchester nella lotta al titolo il Premier League, come da proclami dirigenziali.
Tutto ciò però ancora non si è verificato e difficilmente potrebbe accadere in questa stagione.
In molti (giustamente) hanno additato le colpe dello scarso rendimento dei Citizens a Mark Hughes, nonostante la rosa di ottimo livello che avrebbe potuto competere a più alti livelli.
Sin da quando ha accettato l'incarico, lo stesso Hughes sapeva di essere inadeguato a ricoprire un ruolo cosi importante ed è strano e curioso vedere quanto tempo sia riuscito a resistere prima di essere esonerato, nonostante i risultati non fossero dalla sua parte.
Il City doveva vincere tutto e subito, un progetto ambizioso stile Nba, che avrebbe dovuto portare i più grandi campioni del calcio mondiale attuale alla corte di....Hughes (?!?).
Se Top team doveva essere, sarebbe stato giusto e logico che a guidarlo ci fosse stato un Top Manager e non il povero Mark Hughes.
Guus Hiddink o Mourinho erano solo 2 dei papabili per una panchina cosi scottante e ambiziosa, cosi tanto per gradire non sono arrivati ne i campioni ne un grande allenatore al primo anno.
Il gallese Hughes lo scorso anno si è ritrovato tra le mani una rosa di buon livello, ma non certo in grado di competere con le Big Four del calcio inglese, ma lui dal canto suo ci si è messo d'impegno per riuscire nell'impresa di centrare un anonimo 10° posto in classifica, alle spalle di squadre inferiori sulla carta come West Ham, Everton o Fulham.
Quest'anno il mercato estivo ha portato in dote grandissimi giocatori come Tevez, Adebayor, Barry e Kolo Tourè, ma Hughes ha continuato a stentare e finalmente (!!!) è stato esonerato.
Scorrendo i nomi della rosa dei Citizens ci si accorge come in questa stagione ci siano davvero dei grossi calibri su cui contare, ma anche il meno attento degli osservatori si renderà conto ben presto che l'assemblaggio non è dei migliori.
Infatti alla base del mancato decollo del progetto di Mansour c'è una radicata ed evidente incompetenza da parte dei dirigenti con Gary Cook in testa.
In estate è stato preso Santa Cruz per 18 milioni e dopo una settimana è arrivato Adebayor per 25: un colpo davvero senza senso visto l'acquisto precedente e non stiamo qui a giudicare i prezzi, sennò verrebbero i brividi ai polsi a pensare che Lescott è stato acquistato per la "modica" cifra di soli 25 milioni.
Si diceva però che in questi giorni finalmente è arrivata la notizia dell'esonero di Hughes e ci si aspettava l'annuncio di un grande nome come suo sostituto.
Lo sceicco Mansour però ha sostituito un allenatore mediocre con uno di pari livello, se non inferiore.
Roberto Mancini dopo aver rescisso il contratto che lo legava ancora all'Inter ha accettato l'incarico di guidare il City, intenzionato a raggiungere grandi traguardi nel minor tempo possibile.
Una squadra del genere però meritava di finire in mani migliori e non in quelle del Mancio che già in Italia ha dimostrato di non essere un grande allenatore.
Ha vinto 2 scudetti sul campo per manifesta inferiorità (o mancanza) delle avversarie e si è dimostrato incapace di reggere la pressione nei momenti più difficili, rischiando di compromettere addirittura una stagione, salvato poi solo da arbitraggi a favore.
La sua Inter non aveva un gioco e questa grave handicap si è manifestato in Champion's dove Mancini ha sempre raccolto magre soddisfazioni andando fuori agli ottavi contro Valencia e Liverpool e ai quarti contro Milan e Villarreal.
Mancini sicuramente non avrà problemi nel giocare col suo modulo preferito visto che con lungimiranza Cook gli ha costruito una squadra con Adebayor, Tevez, Santa Cruz, Robinho, Bellamy, Benjani: tutti utili quando si troverà in difficoltà e avrà bisogno di trovare un "nuovo Cruz".
Attualmente il City è al 6° posto e dista 6 punti dal quarto posto che è l'obiettivo minimo stagionale che Mancini dovrà raggiungere; e per farlo sono stati già messi a disposizione 50-60 milioni di euro da investire a gennaio per rinforzare la rosa.
I nomi già si sprecano: Balotelli, Cassano, Cordoba, Maicon, ma come al solito Mansour si dimentica che per costruire una grande squadra c'è bisogno prima di tutto di un grande allenatore, quindi non di Roberto Mancini e poi dei campioni!!!

lunedì 14 dicembre 2009

Banfield Campeòn

Taladro Campione d'Argentina


martedì 1 dicembre 2009

Lionel Messi Pallone d'Oro 2009

Messi vince il Pallone d'Oro

Com'era ampiamente prevedibile sin da maggio, Leo Messi si aggiudica il Pallone d'Oro 2009. Com'è già accaduto nelle ultime 2 edizioni del prestigioso premio assegnato dalla giuria di France Football, la Champion's League è stata l'arbitro unico nel decretare il vincitore.
E' emblematico come Kakà prima, Cristiano Ronaldo poi e ora Messi si siano aggiudicati il premio dopo aver alzato al cielo la coppa dalle grandi orecchie con in tasca anche il titolo di capocannonieri della manifestazione.
Esattamente come nelle scorse 2 edizioni, è incontestabile e limpido il trionfo a mani basse di Messi che è stato l'assoluto protagonista della stagione con il suo Barcellona pigliatutto.
La stagione 2008/09 si è chiusa con il Triplete mentre nella stagione in corso gli uomini di Guardiola hanno già conquistato i primi 2 trofei in palio, sono primi nella Liga dopo aver domato il Real Madrid al Camp Nou e hanno quasi ipotecato il passaggio agli ottavi di Champion's.
L'addio di Ronaldinho ai blaugrana è coinciso con l'esplosione definitiva di Messi che ha finalmente avuto piena responsabilità e ha ripagato alla grande la fiducia giocando una temporada sontuosa.
In una Liga dominata in lungo e in largo, ha messo a segno 23 reti in 31 partite e fornito ben 11 assist, mettendo dunque lo zampino in 42 gol dei 105 gol totali della squadra, mentre in Champion's League ha realizzato 9 gol in 12 presenze e confezionato anche 5 assist, griffando tra l'altro la finale con un colpo di testa d'autore che ha spento le ambizioni dei Red Devils.
Nella nuova stagione ha ripreso da dove aveva lasciato, consolidando la sua leadership di miglior giocatore del mondo.
L'unico cruccio di Leo a questo punto, è la Nazionale, dove spesso non brilla e non riesce ad essere lo stesso quando indossa la camiseta albiceleste. Nelle qualificazioni non è stato determinante e ora con i mondiali alle porte ci si aspetta tanto da lui per provare ad imitare seriamente il suo illustrissimo precedessore, nonchè suo attuale CT.
La manifestazione iridata diventa fondamentale anche in chiave Pallone d'Oro, visto che negli anni in cui si giocano i Mondiali, l'assegnazione del premio spesso e volentieri è influenzata dalle prestazioni nella massima rassegna planetaria.
Senza un Messi all'altezza della sua fama, sarà difficile per l'Argentina dire la sua fino in fondo, vista la grandissima confusione che sta facendo Maradona sia in termini di giocatori convocati che a livello tattico e solo un Messi ai massimi livelli potrebbe illuminare la scena e cambiare il volto di una Selecciòn a tratti troppo piatta.
Dunque passa per il Sudafrica, una nuova possibile conferma di Messi come calciatore dal miglior rendimento in Europa in questa stagione, fermo restando che nessuno può mettere in discussione il suo ruolo ben definito di miglior calciatore del Mondo.

lunedì 9 novembre 2009

Carletto 10 e lode


Il Chelsea è già in fuga in Premier League

Con la vittoria di ieri (la decima in campionato) sul Manchester United il Chelsea di Carlo Ancelotti tenta la prima fuga solitaria della stagione alla vigilia della sosta per le nazionali.
Si sono giocate solo 12 partite in Premier League, ma sono state sufficienti ai Blues per fare terra bruciata e lasciare al palo tutte le inseguitrici, con un rassicurante vantaggio di 5 punti che lascia intendere chi sia la squadra da battere quest'anno.
Lo United a fine gara può recriminare perchè sul piano tattico e nel gioco era stato superiore, ma il gol di John Terry ha regalato i 3 punti ai londinesi, punti che hanno una valenza doppia proprio perchè arrivati al termine di una partita sofferta e contro la più autorevole concorrente al titolo.
Dal suo esordio nel Community Shield al big match di ieri, passando dal Manchester United al Manchester United è possibile tracciare un primo bilancio dell'avventura inglese del tecnico italiano.
In 12 partite di campionato, 4 di Champion's League, 2 di Carling Cup e il Community Shield i Blues hanno conquistato 16 vittorie (una arrivata ai calci di rigore), 1 pareggio e 2 sconfitte segnando 46 gol e subendone solo 13.
Oltre ai numeri va sottolineato che è già stato conquistato un trofeo (il Community Shield), il girone di Champion's è stato superato brillantemente dopo sole 4 giornate e nei 3 scontri diretti giocati sin qui in Premier contro Liverpool, Tottenham e Manchester United sono arrivate altrettante vittorie con 6 gol segnati e 0 subiti, a dimostrazione di una mentalità vincente del gruppo che sa esaltarsi nei momenti che contano.
In pochi si sarebbero aspettati un cammino simile per quello che è già stato ribattezzato il "Chelsea dei 30enni": una squadra che è rimasta sostanzialmente la stessa della scorsa stagione, ma con un anno in più a differenza di Liverpool e Manchester United che a conti fatti si sono addirittura indeboliti.
A dire il vero l'inversione di tendenza si era avuta già lo scorso febbraio con l'arrivo di Hiddink che in pochi mesi aveva rimesso in sesto una stagione centrando la vittoria in FA Cup e sfiorando una clamorosa finale di Champion's che gli è stata negata solo dalle assurde sviste dell'arbitro Øvrebø.
L'olandese ha reso fertile il terreno per l'avvento di Ancelotti che ha saputo dare un gioco brillante ed una mentalità vincente ad una squadra vogliosa di rivalsa, ad un gruppo costruito per raggiungere il suo apice in una finale di coppa che stenta però ad arrivare.
La dirigenza londinese ha fissato nei giorni scorsi l'obiettivo di vincere 2 Champion's League nei prossimi 5 anni; un proposito di alto profilo per una società che ha preso parte solo una volta ad una finale della massima competizione continentale.
Ci hanno provato alcuni dei migliori tecnici del mondo come Mourinho, Scolari e Hiddink ed è curioso come l'unico ad aver sfiorato l'impresa sia il tanto bistrattato Avram Grant: l'uomo che per colpa del palo centrato da John Terry non è entrato per sempre nella storia del club.
A questo punto l'onere e l'onore di raggiungere questo prestigiosissimo traguardo toccano al buon Carletto, e nessuno come lui nel panorama calcistico europeo attuale sa come raggiungere la finale.
Dunque è lecito aspettarsi un Chelsea grande candidato alla vittoria finale, in contrapposizione al Barcellona campione in carica che resta al momento la più logica favorita.
A dare ulteriore speranza ai Blues è arrivata anche la sentenza del Tas che ha sbloccato il mercato in entrata che era stato sospeso dalla Fifa in seguito all'affaire Kakuta, quindi in gennaio potranno essere acquisiti nuovi giocatori e già si fanno grandi nomi.
Alla ripresa dopo la sosta Lampard & Co. ospiteranno a Stamford Bridge il modesto Wolwerhampton, prima di andare a far visita allo spumeggiante Arsenal di Wenger che si sta lentamente imponendo come seconda forza in Premier League e dopo una settimana saranno di scena al City of Manchester nell'interessante sfida contro il City di Hughes.
Se arriveranno almeno 7 punti da questi incontri, i Blues saranno lanciatissimi verso un finale d'anno da capolista solitari e potranno pianificare con più tranquillità il mercato di gennaio che dovrà essere abbastanza corposo soprattutto in attacco.
Drogba, Kalou, Essien e Obi Mikel saranno impegnati in Coppa d'Africa e necessitano di essere sostituiti a dovere da giocatori di alto livello (possibilmente utilizzabili in europa) in grado di essere valide alternative anche per il prosieguo della stagione.
Abramovich quindi dovrà mettere mano al potafogli dopo un'estate di austerity dove è arrivato il solo Zhirkov; grandissimo giocatore che però sin qui non è stato utilizzato.
Anche dai suoi piedi dipenderanno gli esiti della stagione del Chelsea, che si spera sia quella della tanto agognata vittoria in Champion's League.
L'appuntamento è per il 22 maggio allo stadio Bernabeu di Madrid, Ancelotti lo sa...

domenica 25 ottobre 2009

Romelu Lukaku


La perla nera di Anversa

Dando uno sguardo ai maggiori campionati europei, alla ricerca di nuovi talenti, non può non saltare all'occhio questo ragazzone di colore in forza all'Anderlecht che in questa stagione ha folgorato tifosi ed addetti ai lavori con le sue prestazioni e i suoi gol.
Per chi non lo conoscesse; il suo nome è Romelu Lukaku, andiamo a conoscerlo meglio:

Romelu Lukaku nasce ad Anversa il 13 maggio 1993 da genitori di origine congolese e da suo padre Roger (ex calciatore professionista) eredita la sua passione per il calcio, entrando cosi a far parte del Rupel Boom di Anversa.
Poco dopo si traferisce al KFC Wintam e in seguito al Lierse. E' proprio nelle giovanili dei De Pallieters che Romelu inizia a farsi conoscere a suon di gol, continuando cosi la sua ascesa passando al Brussels dove segna 68 gol in 68 partite.
Cifre del genere non hanno lasciato indifferenti gli osservatori dell'Anderlecht che all'età di 13 anni lo hanno aggregato alla Neerpede.
In 3 anni ha realizzato 121 gol in sole 88 partite, giocando quasi sempre contro avversari di 3-4 anni più grandi di lui, cosi il suo passaggio in prima squadra è stato quasi un "atto dovuto".
Il suo esordio in prima squadra è avvenuto già lo scorso anno nei Play-offs per il titolo contro lo Standard Liegi, ma è da questa stagione che è entrato a far parte in pianta stabile della prima squadra e anche dell'Under21 belga nonostante i suoi coetanei siano ancora a farsi le ossa nelle Under17.

Mancino naturale, longilineo potente, è dotato di un fisico da granatiere a soli 16 anni (193 cm x 90 kg) che negli anni gli ha permesso di confrontarsi quasi sempre con avversari più grandi di lui senza soffrire il gap d'età.
E' una prima punta moderna dotata di grande mobilità che predilige giocare tanto al centro (laddove lo schiera Jacobs) quanto spostato un pò più sul centro-sinistra.
In una punta di soli 16 anni è difficile riscontrare fiuto del gol e maturità calcistica già elevati, eppure vedendolo giocare le prime cose che saltano all'occhio sono la sua disinvoltura, la sua maturità e il suo killer istinct propri di un giocatore di almeno 10 anni in più e con una miriade di partite alle spalle.
Tra le sue tante qualità spicca il colpo di testa, fondamentale nel quale è agevolato dalla grande prestanza atletica, ma i suoi colpi di testa sono vere e proprie frustate e non a caso la squadra fa grande affidamento sulle sue doti aeree tanto in fase d'attacco quanto in fase di difesa. Il tiro con il mancino è molto potente e lo esplode da qualsiasi posizione, denotando una chiara sicurezza nei propri mezzi, il cross dalla sinistra è preciso e tagliato.
Nonostante la stazza imponente è un attaccante molto rapido, e quando è lanciato in velocità è praticamente inarrestabile. Esplosivo e potente, sa proteggere benissimo la palla sfruttando al meglio il suo fisico prestandosi cosi alla perfezione anche ad un gioco di rimessa, agendo da unico terminale offensivo.
Ecco come si descrive lui: «Malgré ma taille, je suis rapide. Je suis fort physiquement, je protège bien le ballon, J’ai une bonne frappe du gauche et du droit, même si mon droit est moins précis. Et j’ai le sens du but».
Nella stagione in corso ha già realizzato 4 gol in 8 partite di Jupiler League, il tutto in 387 minuti giocati per la media di un gol ogni 97 minuti: impressionante!
Ovviamente la sua ascesa non resta inosservata e i maggiori club europei ormai inviano settimanalmente osservatori al Constant Vanden Stock Stadion per seguirne la crescita.
Milan, Chelsea, Arsenal, Real Madrid, Lille e Manchester United hanno già provato a scipparlo ai biancomalva che però si sono tutelati facendogli firmare un contratto di 3 anni, con scadenza a giugno 2012.
In questi 3 anni l'interesse maggiore del club sarà quello di non rischiare di bruciare un patrimonio che attualmente è valutato intorno ai 2 milioni di Euro ma che è destinato a crescere in maniera esponenziale.
Difficile trovare dei difetti in lui; a voler essere pignoli e diffidenti l'unico dubbio può essere legato al fatto che il ragazzo ha origini congolesi e gli africani si sa, spesso in gioventù sembrano dover spaccare il mondo, salvo poi assestarsi su livelli medi durante la loro crescita, come dimostrato dai grandi risultati delle nazionali giovanili africane, che non trovano poi un seguito a livello di nazionali maggiori.
Detto ciò, non si può non rimanere folgorati nel vedere all'opera Lukaku e se sarà seguito a dovere nella sua crescita, sarà senz'altro tra i migliori giocatori (se non il migliore) del mondo nella prossima decade e a giovarne non sarà solo il suo club, ma anche la nazionale belga che dopo i fasti degli anni 70 e 80 è caduta in un oblio, dal quale finalmente sembra destinata ad uscire grazie a talenti puri del calibro di Hazard, Kompany, Witsel, Defour, Vertonghen e per l'appunto Lukaku.

giovedì 22 ottobre 2009

C'era una volta il Bernabeu

Il Milan espugna la tana del Real

C'era una volta il Bernabeu, lo stadio della squadra più forte, più conosciuta e più blasonata del Mondo, dove tutti, ma proprio tutti andavano a fare le barricate nella speranza di riuscire a limitare i danni.
Il Real negli anni è stato un vero e proprio spauracchio per le squadre italiane, ma da circa un lustro la storia è cambiata.
Il Bernabeu è diventato terreno di conquista prima per la Roma, poi per la Juventus e infine il Milan che ieri sera con uno spettacolare 3-2 è uscito per la prima volta vincitore dal catino delle Merengues.
Questa squadra ormai ha perso la sua identità a livello europeo e nonostante il continuo arrivo di campionissimi del panorama calcistico mondiale stenta a ritrovare una mentalità vincente sul palcoscenico continentale.
Negli anni 80 il mito dello stadio Santiago Bernabeu aveva raggiunto il suo apice con le epiche rimonte di quella fantastica squadra guidata in campo da campioni del calibro del Buitre, Hugo Sanchez e Michel che in Europa aveva inflitto caterve di gol ai malcapitati avversari di turno.
Il Miedo Escenico aveva fatto tremare le gambe anche degli avversari più esperti come i biancomalva dell'Anderlecht che nella Coppa Uefa 1984/85 furono travolti da 6 reti dopo aver passeggiato per 3-0 all'andata a Bruxelles.
Con il passare degli anni questa granitica forza si è pian piano sgretolata toccando i picchi più bassi negli ultimi anni del primo regno di Florentino.
Se le sconfitte in Liga possono "far parte del gioco", quelle in Champion's devono far riflettere e non è un caso che dalla stagione 2005/06 ad oggi i Galacticos siano stati eliminati dalla massima competizione europea perdendo al Bernabeu.
Ovviamente la sconfitta di ieri sera può voler dire tutto o niente, può essere un caso isolato cosi come la prima di una lunga serie di cadute interne di una squadra costruita per vincere tutto e divertire, ma che ancora non ha trovato i giusti equilibri in campo.
Solo il tempo potrà chiarire qual è la reale posizione di questo Real Madrid, potenzialmente imbattibile, nell'attuale Champion's League che al momento vede il Chelsea come principale candidato ad ereditare lo scettro di Campione d'Europa dal Barcellona; nel frattempo però godiamoci una grandissima serata per tutto il calcio italiano.


domenica 18 ottobre 2009

Ecco a voi i magnifici 30

Ecco la lista dei 30 giocatori che si contenderanno il prossimo Pallone d'Oro

Andreï Archavine (Russie, Arsenal)
Karim Benzema (France, Lyon puis Real Madrid)
Iker Casillas (Espagne, Real Madrid)
Cristiano Ronaldo (Portugal, Manchester United puis Real Madrid)
Diego (Brésil, Werder Brême puis Juventus Turin)
Didier Drogba (Côte d'Ivoire, Chelsea)
Edin Dzeko (Bosnie, Wolfsburg)
Samuel Eto'o (Cameroun, FC Barcelone puis Inter Milan)
Cesc Fabregas (Espagne, Arsenal)
Fernando Torres (Espagne, Liverpool)
Diego Forlan (Uruguay, Atletico Madrid)
Steven Gerrard (Angleterre, Liverpool)
Ryan Giggs (Pays de Galles, Manchester United)
Yoann Gourcuff (France, Bordeaux)
Thierry Henry (France, FC Barcelone)
Zlatan Ibrahimovic (Suède, Inter Milan puis FC Barcelone)
Iniesta (Espagne, FC Barcelone)
Julio Cesar (Brésil, Inter Milan)
Kakà (Brésil, Milan AC puis Real Madrid)
Frank Lampard (Angleterre, Chelsea)
Maicon (Brésil, Inter Milan)
Lionel Messi (Argentine, FC Barcelone)
Luis Fabiano (Brésil, FC Séville)
Franck Ribéry (France, Bayern Munich)
Wayne Rooney (Angleterre, Manchester United)
John Terry (Angleterre, Chelsea)
Nemanja Vidic (Serbie, Manchester United)
David Villa (Espagne, Valence)
Xavi (Espagne, FC Barcelone)
Yaya Touré (Côte d'Ivoire, FC Barcelone)

domenica 11 ottobre 2009

Tambièn Diego se va a poner "Loco"


L'eterno, Pazzo, Martin Palermo

E' bastato un gol per cancellare, o almeno far dimenticare anni bui, difficili di un grande, grandissimo personaggio del calcio argentino.
Correva l'anno 1999 quando Martin Palermo nella partita contro la Colombia, valevole per la Copa America falli 3 rigori, chiudendosi in maniera quasi definitiva le porte della Selecciòn.
Come cantava De Gregori, non è da un errore dal dischetto che si valuta un giocatore, e Palermo in questi 10 anni ha saputo lasciarsi alle spalle quella maledetta serata ed è stato protagonista di grandissime imprese sportive.
Ha superato infortuni terribili, è diventato il più grande realizzatore della storia del Boca Juniors superando il mitico Pancho Varallo, ha vinto diversi trofei ed è entrato ormai definitivamente nella storia xeneize.
La continuità nelle prestazioni ha spinto anche Maradona a puntare su di lui per risollevare le sorti di una nazionale in tremenda difficoltà.
In settimana Riquelme aveva detto che con 20 minuti a disposizione Palermo avrebbe fatto un gol al Perù e cosi è stato.
Sotto il diluvio del Monumental El Loco ha risolto una partita che improvvisamente stava assumendo i contorni di un dramma sportivo con il pareggio all'88' di Rengifo che aveva annichilito le speranze di un'intera nazione di andare a giocarsi il Mondiale in Sudafrica.
Per fortuna in campo c'era "San Palermo" (come lo ha ribattezzato il DT) che con una zampata sotto rete ha mandato in visibilio un'intera nazione, riprendendosi in una notte magica tutto quello che gli era stato tolto in questi 10 anni e 99 giorni trascorsi da quel maledetto 4 luglio 1999.
E se ora l'Albiceleste potrà andarsi a giocare la qualificazione nello scontro diretto contro l'Uruguay il merito è tutto dell'eterno, pazzo (e da oggi) San Martin Palermo.

martedì 6 ottobre 2009

Notte da Imperatore

Il Flamengo si aggiudica il Fla-Flu

Adriano si riprende la scena proprio nel giorno più atteso da tutti i tifosi rubronegros, nel giorno del derby contro il Fluminense.
Nel 2-0 finale, l'Imperatore ha apposto entrambi i sigilli che hanno mandato in visibilio gli 80000 del Maracanà.
Il resto della giornata che ha vissuto il suo apice nel Fla-Flu, ha visto il Palmeiras consolidare il suo prima con la vittoria per 3-1 alla Vila Belmiro in casa di uno spentissimo Santos con il San Paolo che resta in scia grazie ai 3 punti conquistati sul campo del Nautico.
L'Atletico Mineiro, lepre delle prime giornate segue in terza posizione ad una incollatura dal Tricolor Paulista.
Se le prime della graduatoria se la ridono, non si può dire lo stesso di 2 grandi che stanno vivendo dei momenti altalenanti: il Corinthians e l'Internacional.
O Colorado dopo l'eliminazione dalla Copa Sudamericana per mano dell'Universidad de Chile ha chiusa una pessima settimana perdendo per 2-0 in casa del Coritiba, mentre il Timao di Ronaldo ha incassato un sonoro 3 a 1 interno dal Furacao.

La classifica dopo 27 giornate:

Palmeiras 53
San Paolo 48
Atletico Mineiro 47
Goias 45
Internacional 44
Flamengo 41
Gremio 40
Vitoria 39
Avai 38
Corinthians 38
Cruzeiro 36
Barueri 36
Santos 36
Atletico Paranaense 34
Coritiba 33
Santo Andrè 28
Botafogo 28
Nautico 26
Sport 24
Fluminense 21

L'11 ideale della giornata:


Flamengo - Fluminense 2-0

martedì 22 settembre 2009

Rodrigo Pastorini

L'ultimo goleador celeste

Terminata la sessione estiva del calciomercato, tutte le squadre guardano già al mercato di gennaio per rinforzarsi e come spesso accade sono in molti a cercare in Sud America un giovane da talento su cui scommettere.
Uno dei prospetti più interessanti del panorama sudamericano è senza dubbio l'uruguagio Rodrigo Pastorini, andiamo a conoscerlo meglio:

Rodrigo Pastorini nasce il 4 marzo 1990 a Florida, un paese a circa 100 km dalla capitale Montevideo.
Inizia a tirare calci ad un pallone sin da bambino e a 6 anni gioca già nella squadretta della sua città, l'Atletico Florida.
A 14 anni si aggrega alle giovanili del Danubio nella settima categoria. Intanto prosegue gli studi e la sua vita si divide a metà tra la scuola e gli allenamenti che continua a sostenere nonostante la distanza da Montevideo.
Dal 2004 ha viaggiato tutti i giorni per andare ad allenarsi, ma dallo scorso anno è andato a vivere con la sua famiglia nella capitale, ed ora è suo padre a dover viaggiare tutti i giorni per andare a lavorare a Florida.
La sua carriera in crescendo al Danubio lo ha costretto ad abbandonare gli studi di veterinaria per mancanza di tempo, ma i risultati sportivi gli stanno dando ragione.
Già nel 2005 si mise in grande evidenza al Mundialito Paz y Unidad segnando una tripletta nel 4-1 finale contro il Tahuici che è valsa la coppa ai suoi e dopo la partita espresse tutta la sua gratitudine verso il club dicendo: “No todos los chicos del interior de mi país podemos darnos el gusto de jugar para Danubio, es por eso que la satisfacción de ser el goleador de mi equipo es doble”.
E' stato il capocannoniere di 3 delle 4 categorie giovanili in cui ha giocato e dopo le sue ottime prestazioni nelle juveniles ha esordito in Primera Division con il Danubio il 30 giugno 2008.
Da allora fa parte in pianta stabile della prima squadra e ed è stato uno dei punti fissi delle selezioni sub15 e sub17 della Celeste.

Destro naturale, longilineo, è dotato di un fisico molto possente (186 cm x 77kg) nonostante la giovane età ed è abbastanza rapido grazie alle sue lunghe leve.
E' un centravanti che ama svariare su tutto il fronte d'attacco, intelligente nei movimenti che sono il suo punto di forza ed essenziale nel suo gioco.
Non è una prima punta statica, ma ama anche partire largo sia a destra che a sinistra o arretrare a prendere palla e partecipare alla manovra, è bravo nel tenere palla e abile con tutti e due i piedi.
A livello giovanile con il Danubio si è rivelato una macchina da gol e il senso del gol è uno dei suoi
principali punti di forza.
Il CT dell'Uruguay Sub-20 non lo ha convocato per il Mondiale che si sta svolgendo in Egitto a causa di problemi politici tra il suo club e la federazione, e da un punto di vista prettamente economico può essere uno svantaggio per la società vista la grande visibilità di cui avrebbe goduto in una vetrina del genere.
Il suo attuale contratto scadrà nel 2010, e come lui stesso mi ha confidato non gli dispiacerebbe giocare un anno in Argentina per acquisire ulteriore esperienza, fermo restando che il suo pallino è l'Europa e in particolare l'Italia e la Spagna.
Diverse società di Serie A si sono interessate a lui, ma negli ultimi tempi la squadra che più di tutte ha provato a fargli attraversare l'Atlantico è stato il Siviglia di Jose Del Nido, sempre attento ai giovani talenti che sbocciano in Sud America.

giovedì 17 settembre 2009

Bugie da Champions


Domino blaugrana sotto la pioggia di San Siro

Nella 2 giorni di Champions tutti aspettavano con ansia il big match di San Siro tra l'Inter e il Barcellona, attesa che non è stata ripagata dal campo, almeno non del tutto.
Merito (si fa per dire) dei nerazzurri catenacciari fino alla fine, che hanno impedito ai Culè di arrivare in porta grazie ad una difesa eroica contro gli avanti blaugrana.
Chi non ha visto la partita e ha letto il risultato sui giornali o ascoltato il servizio alla Tv non può rendersi conto di quanto abbia detto realmente il campo.
Sarà pur finita a reti inviolate, ma gli interisti hanno avuto il controllo del pallone solo per pochi istanti, il resto è stato un monologo blaugrana, condito da qualche occasione da rete limpida e da una clamorosa svista arbitrale.
Bugiardo il risultato, come sono stati bugiardi i 2 tecnici nelle interviste del dopo partita: Guardiola diplomatico e cavalleresco nei confronti degli avversari, Mourinho come al solito sicuro di se e soddisfatto del risultato e della prestazione.
Dichiarazioni di circostanza dei 2 visto che ne l'uno ne l'altro avevano motivi per essere realmente soddisfatti.
Il Barcellona per quanto fatto, avrebbe dovuto vincere con più di un gol di scarto, ma la realtà attuale è che manca un vero finalizzatore poichè Ibra è ancora un corpo estraneo alla manovra,.
Ha cambiato in peggio a tratti il gioco della squadra che raramente in passato lanciava la palla in avanti come capita ora con lo svedese.
Inoltre troppe volte al limite dell'area si è cercato lo scambio stretto, quando, sarebbe stato preferibile concludere direttamente a rete o si sono sbagliate facili occasioni (vedi Keita e Ibrahimovic) a tu per tu con Julio Cesar.
Il pari sta stretto a Messi & Co. che hanno avuto il 67% di possesso palla e hanno gestito il gioco per tutti i 90 minuti denotando una maturità e una sicurezza sconosciute alla Beneamata.
L'unica colpa del Timbaler forse, è stato mettere dentro Iniesta troppo tardi, lasciando in campo un Henry paurosamente sul viale del tramonto (che di certo non è aiutato dalla posizione in campo) e che è uscito nettamente sconfitto dal duello con Maicon.
Mou se avesse voluto vincere ha sbagliato del tutto tattica e formazione, se invece il suo scopo era non perdere (com'è più probabile) ha centrato in pieno il suo obiettivo e gliene va dato merito.
Muntari e Zanetti larghi sulle fasce erano molto indicativi del tipo di partita che volesse giocare il portoghese.
I giornalisti hanno detto che l'Inter nel primo tempo ha provato a giocare alla pari contro il Barcellona, ma ne siamo (ne siete, ne sono) davvero sicuri???
Consiglio vivamente a tutti loro di andarsi a rivedere la partita perchè qualche anno fa per una partita del genere si sarebbe subito gridato allo scandalo, al catenaccio e chi più ne ha più ne metta.
Nel primo tempo le poche occasioni capitate ai campioni d'Italia sono nate da errori individuali dei difensori avversari che hanno regalato palla ai vari Eto'o, Milito, Sneijder che si sono resi seriamente pericolosi solo in una occasione con un tiro di sinistro dell'olandese che ha sfiorato il palo.
Di li in poi Valdes non è stato più impegnato, mentre dall'altra parte si consumava un assedio, che non è andato a buon fine solo per le imprecisioni di Ibrahimovic e la bravura di Lucio e Samuel oltre allo spudorato catenaccio attuato da tutti gli uomini di movimento tranne le 2 punte.
L'argentino è stato una diga, mentre il brasiliano monumentale in area, è stato sistematico saltato da Messi nelle sue uscite a vuoto fuori dalla linea difensiva, confermando i suoi limiti storici.
In definitiva lo 0-0 è un punteggio che fa felice l'Inter che ha evitato una sconfitta, ma non ha certo evitato l'umiliazione di farsi dominare in casa, nel gioco, che tutt'ora non convince.
A Kazan serviranno i 3 punti, che quasi certamente arriveranno non attraverso il gioco, ma solo grazie ad una superiorità che può manifestarsi contro compagini di livello inferiori, non contro il Barcellona.
Mourinho ha visto un'Inter che ha giocato alla pari; è stato bugiardo come spesso gli accade, ma può mentire agli altri, non a se stesso, perchè ieri sera la soddisfazione per il risultato è stata subito oscurata dall'amarezza dettata dalla consapevolezza che nemmeno quest'anno Zanetti alzerà al cielo quella coppa.

venerdì 11 settembre 2009

La caida del Rey


Maradona attraversa il suo peggior momento da DT

Il Maradona uomo è caduto e si è rialzato, il Maradona calciatore forse non è mai realmente caduto, il Maradona allenatore è caduto e difficilmente si rialzerà.
In questa settimana la sua Argentina era attesa dalla prova del fuoco: 2 partite da dentro o fuori, da vincere assolutamente per continuare a sperare in una qualificazione diretta al Mondiale.
Sono arrivate invece 2 sconfitte che non cambiano di molto la posizione nel girone, ma hanno influito pesantemente sulla posizione del DT e sul morale di una squadra ormai sfiduciata.
Prima della sfida di Rosario contro il Brasile, l'ex Pibe de Oro aveva fatto grandi proclami dichiarandosi pronto ad "affogare" i verdeoro e manifestando una strana sicurezza aveva dato già la sua formazione alla vigilia.
Il verdetto del campo però è stato durissimo per la Selecciòn sconfitta nettamente 3-1 da un Brasile troppo forte e abile nello sfruttare le occasioni capitategli.
Da quando Diego ha preso in mano le redini della squadra ancora non si è visto un progetto tattico ben definito, ancora non si è delineato un "once de memoria" e soprattutto ancora non si è visto del gioco ne tantomeno i risultati.
In 10 uscite ufficiali sono stati convocati più di 60 giocatori, ma se da un lato va dato il merito di avere il coraggio di chiamare i giovani, dall'altro non si capiscono le convocazioni di vecchie glorie ormai sul viale del tramonto come Palermo, Veron o Schiavi.
A pagare la pessima prestazione del Gigante de Arroyito è stato principalmente Andujar a cui è stato preferito Romero nella trasferta di Asunciòn; morale della favola: l'Argentina con l'estremo difensore dell'Az tra i pali è stata surclassata dal Paraguay che ha vinto per 1-0, ma il risultato sarebbe potuto essere più largo.
In patria sono in molti a chiedere la sua testa, ma difficilmente Grondona rinnegherà la scelta che ha fatto lo scorso anno e quindi per le prossime 2 partite probabilmente ci sarà lui in panchina nonostante fossero stati fatti anche i nomi dei probabili successori come il Turco Mohamed e Carlos Bilardo.
Per un'Argentina che piange c'è un Brasile che ride e non potrebbe essere altrimenti. Gli uomini di Dunga hanno centrato la qualificazione con 2 turni d'anticipo e in una sola settimana hanno sconfitto prima i loro rivali storici e poi il Cile, terza forza del girone.
Alla vigilia di questa settimana di qualificazione i verdeoro erano la formazione più tranquilla dall'alto del primo posto del girone e di una consapevolezza nei propri mezzi che dura ormai dalla Confederations Cup.
A differenza di Maradona, Dunga ha ben delineato il suo 11 di partenza e d'ora in poi potrà tranquillamente sperimentare nuovi moduli e giocatori.
Al centro della difesa Juan, Thiago Silva e Luisao si giocheranno il posto accanto a Lucio, mentre sulla trequarti l'unico ballottaggio è tra Elano e Ramires, confermatissimo invece Luis Fabiano che sta vivendo un grandissimo momento dal punto di vista realizzativo.
A meno di un anno dal Mondiale la Seleção è la favorita d'obbligo con Spagna e Inghilterra; si dicevano le stesse cose anche nel 2005 e poi sappiamo tutti com'è andata a finire, ma gli errori si commettono proprio per non essere ripetuti e questo Brasile sembra avere tutte le virtù di quello di Parreira, senza però i vizi di quella accozzaglia di campioni che si presentò in Germania.
Sono certe ormai di andare in Sud Africa anche il Paraguay dell'argentino Gerardo "Tata" Martino e il Cile di Marcelo Bielsa a cui manca solo la certezza matematica.
I Rojiblancos hanno demolito l'Argentina dal punto di vista del gioco evidenziando ancora una volta di più la loro solidità difensiva (seconda miglior difesa del girone) e l'intesa del tandem offensivo Valdez-Cabañas che ha messo in serio imbarazzo la difesa albiceleste.
La Roja invece è stata una delusione perchè in 2 partite ha raccolto solo un punto contro il Venezuela, mentre ha perso 4-2 a Salvador contro una Seleção composta in gran parte da riserve.
La qualificazione non dovrebbe essere in dubbio, perchè gli basterà non perdere in Colombia e in casa con l'Ecuador per avere la quasi certezza del 3° posto e questa squadra ha tutte le potenzialità per far bene anche nella prossima rassegna iridata.
Il ricambio generazionale ha finalmente riportato il Cile ad alti livelli come dimostrato anche dagli ottimi risultati conseguiti a livello giovanile al Torneo di Tolone negli ultimi 2 anni.
Gli ultimi 2 posti se li giocheranno l'Ecuador, Argentina, Venezuela, Uruguay e Colombia. La prossima giornata potrebbe essere favorevole a tutte tranne l'Uruguay che andrà a giocare lo scontro diretto in Venezuela e nell'ultima trasferta si è dimostrato vulnerabile perdendo contro il Perù fanalino di coda.
Cosi a diventare decisiva potrebbe essere l'ultima giornata che vede la Celeste ospitare a Montevideo la Selecciòn in quella che potrebbe diventare la sfida decisiva per il 5° ed ultimo posto utile, che vale lo spareggio con la quarta squadra della zona Concacaf che verosimilmente sarà la Costa Rica.

Le prossime 2 giornate:

17ª giornata 11/10/09

Argentina - Perù
Bolivia - Brasile
Colombia - Cile
Ecuador - Uruguay
Venezuela - Paraguay

18ª giornata 15/10/09

Paraguay - Colombia
Perù - Bolivia
Uruguay - Argentina
Brasile - Venezuela
Cile - Ecuador

La classifica attuale dopo 16 giornate:

Brasile 33
Paraguay 30
Cile 27
Ecuador 23
Argentina 22
Uruguay 21
Venezuela 21
Colombia 20
Bolivia 12
Perù 10

venerdì 28 agosto 2009

Sorteggi Europa League 2009/10


Ecco i 12 gironi della nuova Europa League

GRUPPO A
Ajax
Anderlecht
Dinamo Zagabria
Timisoara

GRUPPO B
Valencia
Lille
Slavia Praga
Genoa

GRUPPO C
Amburgo
Celtic Glasgow
Hapoel Tel Aviv
Rapid Vienna

GRUPPO D
Sp. Lisbona
Heerenveen
Hertha Berlino
Ventspils

GRUPPO E
Roma
Basilea
Fulham
Cska Sofia

GRUPPO F
Panathinaikos
Galatasaray
Dinamo Bucarest
Sturm Grazt

GRUPPO G
Villarreal
Lazio
Levski Sofia
Red Bull Salisburgo

GRUPPO H
Steaua Bucarest
Fenerbahçe
Twente
Sheriff

GRUPPO I
Benfica
Everton
Aek Atene
Bate Borisov

GRUPPO J
Shakhtar Donetsk
Brugge
Partizan Belgrado
Tolosa

GRUPPO K
Psv Eindhoven
Copenhagen
Sparta Praga
Cluj

GRUPPO L
Werder Brema
Austria Vienna
Atl. Bilbao
Nacional

Sorteggi Champion's League 2009/10


Sorteggio amaro per le italiane

GRUPPO A
Bayern Monaco
Juventus
Bordeaux
Maccabi Haifa

GRUPPO B
Manchester United
Cska Mosca
Besiktas
Wolfsburg

GRUPPO C
Milan
Real Madrid
Marsiglia
Zurigo

GRUPPO D
Chelsea
Porto
Atletico Madrid
Apoel Nicosia

GRUPPO E
Liverpool
Lione
Fiorentina
Debrecen

GRUPPO F
Barcellona
Inter
Dinamo Kiev
Rubin Kazan

GRUPPO G
Siviglia
Rangers Glasgow
Stoccarda
Urziceni

GRUPPO H
Arsenal
Az Alkmaar
Olympiacos
Standard Liegi

martedì 18 agosto 2009

Work in progress o disastro annunciato?


Analizziamo il nuovo Milan di Leonardo

C'è voluta una vittoria ai calci di rigore contro la Juventus nel Trofeo Berlusconi per far tornare il sorriso in casa Milan dopo un precampionato a dir poco scadente.
Il momento dei rossoneri resta comunque complicato, ma questa vittoria è servita almeno a rialzare il morale dei rossoneri che ad ogni modo non vincono nei 90 minuti regolamentari dalla partita contro il Varese.
Il precampionato del Milan fatto di viaggi tra gli States, Monaco di Baviera, e l'Italia è stato avaro di soddisfazioni ed ha portato in dote ben 9 sconfitte consecutive.
Tra voli intercontinentali, jet lag e mercato di bel calcio se n'è visto poco e si è avuta la netta sensazione che questa nuova squadra sia ancora un cantiere aperto.
La stagione che sta per iniziare è una delle più significative degli ultimi 20 anni: infatti un pezzo della storia recente del club se n'è andato via con gli addii di Ancelotti, Maldini e soprattutto Kakà e questa può essere considerata a tutti gli effetti la prima stagione di vero rinnovamento.
Oltre a loro sono partiti anche i vari Kalac, Emerson e Beckham tornato ai Galaxy dopo il prestito.
La campagna acquisti non è stata di quelle che accendono l'entusiasmo dei tifosi, infatti gli acquisti di Onyewu, Huntelaar, Roma, Abate e Di Gennaro hanno modificato di poco o nulla l'assetto della squadra.
Nel giorno della sua presentazione ufficiale a Milanello il neo tecnico Leonardo aveva detto di voler proporre un calcio offensivo simile a quello del Brasile 1982. Fino ad ora tutto ciò non si è ancora visto, però viste le premesse è difficile che si vedrà in seguito.
La rosa è inferiore a quelle di Inter e Juventus in Italia e ha diverse formazioni davanti in ambito europeo.
Il mercato avrebbe dovuto diminuire il gap tra rossoneri e nerazzurri, ma allo stato attuale delle cose il divario tra le 2 milanesi si è accuito ancora di più. Infatti Moratti ha ceduto Ibra ma ha preso giocatori di altissimo livello come Eto'o, Lucio, Milito e Motta mentre Berlusconi ha svenduto Kakà e non lo ha sostituito, anteponendo le esigenze di bilancio a quelle sportive.
Ma analizziamo la rosa più dettagliatamente: in porta Abbiati ancora non si è ripreso dall'infortunio al ginocchio e ne Storari ne Roma offrono delle adeguate garanzie, per non parlare di Dida che ormai è quasi un separato in casa.
Emblematica la posizione dell'ex numero uno del Messina che da quarto portiere alla ricerca di una sistemazione all'inizio del ritiro ora rischia di difendere i pali nell'esordio in campionato contro il Siena.
Si vocifera che il Milan abbia già bloccato Marchetti per la prossima stagione, ma intanto affronterà la stagione che sta per iniziare con una incognita tra i pali.
La difesa si presenta superiore a quella dello scorso anno grazie all'innesto di Thiago Silva che finalmente è stato tesserato e già nel precampionato ha mostrato ottime cose.
Accanto a lui ci sarà il "miglior acquisto" di quest'anno, ovvero quel Nesta che sembra essersi ripreso dai problemi alla schiena dopo un anno in cui non ha praticamente mai visto il campo.
Grazie alla loro velocità si potrà giocare anche con una difesa più alta rispetto al passato, cercando anche di tenere gli avversari più lontani dall'area.
Con Onyewu, Kaladze, Bonera e Favalli il pacchetto arretrato è ben messo nel mezzo.
Le note dolenti arrivano però dagli esterni: Zambrotta ha ormai una certa età e si limita sempre più spesso al compitino, mettendoci tanto impegno, ma non è più quello di una volta.
Antonini, Oddo e Jankulovski sono assolutamente inadeguati sia come titolari che come riserve.
Servirebbe un buon terzino sinistro in grado di coprire tutta la fascia, ma al momento i nomi scarseggiano.
Era fatta per Cissokho, ma poi con una farsa si è annullato l'affare che era praticamente concluso. I falsi problemi ai denti emersi dalle visite mediche altro non erano che solo una scusa per cercare di far abbassare il prezzo al Porto, ma i lusitani non hanno ceduto ed hanno piazzato il giocatore al Lione praticamente per la stessa cifra.
Si parla del fortissimo Bale, ma difficilmente Berlusconi aprirà il portafogli visto il clima di austerity che circola in Via Turati.
Leonardo aveva espressamente richiesto dei giocatori in grado di arrivare sul fondo e fornire dei continui rifornimenti alle punte, ma a quanto pare il suo desiderio rimarrà tale.
Il centrocampo è praticamente lo stesso dal 2002/03 con Flamini e Ambrosini "intrusi" nel classico Gattuso, Pirlo, Seedorf.
L'olandese ormai da un paio stagioni non fa mistero di non gradire il ruolo di centrocampista e quindi è stato rimpiazzato da Ambrosini che oltre a lottare garantisce anche un buon numero di gol stagionali.
Il francese ex Arsenal può essere l'alter ego di Gattuso, ma all'occorrenza anche di Pirlo non con le stesse caratteristiche.
Nel precampionato è stato il migliore del reparto e meriterebbe il posto da titolare.
Pirlo dopo il lungo tira e molla con il Chelsea è rimasto ed è atteso da una stagione di riscatto viste le ultime deludenti annate. In un centrocampo statico e senza cambio di passo rappresenta sicuramente una svolta l'innesto di Abate che darà brio e velocità sulla destra quando verrà chiamato in causa.
L'attacco è il reparto più discusso dell'estate. A giugno l'obiettivo primario era Dzeko con cui era stato raggiunto l'accordo economico, ma Galliani ha commesso l'errore di contattare prima il giocatore e poi il Wolfsburg.
La dirigenza dei lupi non ha gradito e ha fissato il prezzo a 30 milioni, un prezzo equo per un giocatore di altissimo livello come il bosniaco, ma la cifra era fuori portata per il Milan.
La Confederations Cup è servita a risvegliare l'interesse per Luis Fabiano che Leo non ha mai fatto mistero di preferire a tutti gli altri papabili; però l'offerta fatta pervenire al Siviglia è stata respinta al mittente poichè inadeguata, cosi dopo un fugace interesse per Trezeguet si è preferito virare su Huntelaar che è arrivato per una cifra vicina ai 17 milioni. L'attacco dunque ha una sola certezza: Pato.
Il brasiliano dopo le 18 reti della passata stagione è atteso da un ulteriore miglioramento ed è chiamato a prendersi la squadra sulle spalle cosi come faceva Kakà nei momenti di difficoltà.
Accanto a lui agirà The Hunter che ha dimostrato nella sua carriera di saper fare gol, ma ha bisogno di continui rifornimenti. Inoltre toccherà a lui il compito di dare respiro alla squadra e profondità alla manovra.
I rifornimenti potrebbero arrivargli da Ronaldinho, ma fare affidamento su di lui ormai è diventato un azzardo.
All'inizio del ritiro il tecnico sembrava volesse schierarlo a sinistra riportandolo nella posizione che ricopriva al Barcellona, ma nelle successive uscite è stato schierato sempre a ridosso delle punte alternando grandi prestazioni ad altre pessime.
La condizione atletica ancora non è ottimale, ma sembra aver perso lo spunto per superare l'uomo e spesso preferisce l'assistenza alla soluzione personale evidenziando una mancanza di lucidità nei momenti che contano.
Berlusconi ha detto di vederlo bene come uomo d'area o a ridosso della stessa, Leonardo ogni giorno lo sprona a dare il meglio, cercando di infondergli fiducia, ma la professionalità del brasiliano lascia il tempo che trova e la voglia di mettersi in gioco non è più quella di un tempo. La sensazione è che se girerà lui, girerà tutta la squadra, ma con i se e con i ma non si va molto lontano.
L'eterno Inzaghi e Borriello completano il reparto potendo però garantire un minutaggio ridotto, vuoi per l'età (il primo), vuoi per i continui problemi fisici (il secondo).
Detto ciò è difficile pensare ad un Milan in prima fila in Europa e in corsa fino alla fine in Serie A.
Le scelte di mercato inevitabilmente peseranno nel corso della stagione e a farne le spese potrebbe essere l'incolpevole Leonardo che alla sua prima esperienza in panchina avrebbe meritato una rosa di maggiore caratura cosi come Guardiola lo scorso anno.
Galliani e Berlusconi ormai sono ripetitivi e ridicoli nel ricordare che il Milan è il club più titolato del Mondo a livello internazionale, perchè con le vecchie vittorie di certo non si alzano i trofei futuri.
La realtà dei fatti è che la squadra doveva essere rinforzata e i soldi delle cessioni eccellenti dovevano servire a sostituire a dovere i partenti.
La cessione di Gourcuff è l'ennesima di una lunga serie di errori gestionali equiparabili agli insensati acquisti di Vieri, Emerson, Marcio Amoroso, Grimi, il ritorno di Sheva, Vogel, la frettolosa cessione di Gilardino che stanno pian piano facendo scemare la fiducia dei tifosi verso la dirigenza.
Berlusconi e Galliani hanno dato tanto al Milan cosi come Braida, ma ora forse è giunto il momento che si facciano da parte e lascino la società a chi ha davvero voglia di investire e di riportare il club più titolato al Mondo sul trono che gli compete.