venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale

Buon Natale a tutti i lettori di Sognando Futbolandia


Albanese: Gezur Krislinjden
Arabo: Idah Saidan Wa Sanah Jadidah
Basco: Zorionak eta Urte Berri On
Boemo: Vesele Vanoce
Bretone: Nedeleg laouen na bloavezh mat
Catalano: Bon Nadal i un Bon Any Nou
Ceco: Prejeme Vam Vesele Vanoce a stastny Novy Rok
Cinese (Cantonese): Gun Tso Sun Tan'Gung Haw Sun
Cinese (Mandarino): Kung His Hsin Nien bing Chu Shen Tan
Cingalese: Subha nath thalak Vewa.
Coreano: Sung Tan Chuk Ha
Croato: Sretan Bozic
Danese: Glædelig Jul
Estone: Ruumsaid juuluphi
Fiammingo: Zalig Kerstfeest en Gelukkig nieuw jaar
Filippino: Maligayan Pasko
Finlandese: Hyvaa joulua
Francese: Joyeux Noel
Gallese: Nadolig Llawen
Giapponese: Shinnen omedeto. Kurisumasu Omedeto
Greco: Kala Christouyenna
Indonesiano: Selamat Hari Natal
Inglese: Merry Christmas
Islandese: Gledileg Jol
Lituano: Linksmu Kaledu
Macedone: Sreken Bozhik
Maltese: LL Milied Lt-tajjeb
Norvegese: God Jul, or Gledelig Jul
Occitano: Pulit nadal e bona annado
Olandese: Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar!
Polacco: Wesolych Swiat Bozego Narodzenia
Portoghese (Brasile): Boas Festas e Feliz Ano Novo
Portoghese: Feliz Natal
Rumeno: Sarbatori vesele
Serbo: Hristos se rodi
Slovacco: Sretan Bozic oppure Vesele vianoce
Sloveno: Vesele Bozicne. Screcno Novo Leto
Spagnolo: Feliz Navidad
Svedese: God Jul and (Och) Ett Gott Nytt År
Tailandese: Sawadee Pee Mai
Tedesco: Fröhliche Weihnachten
Turco: Noeliniz Ve Yeni Yiliniz Kutlu Olsun
Ucraino: Srozhdestvom Kristovym
Ungherese: Kellemes Karacsonyi unnepeket
Vietnamita: Chung Mung Giang Sinh

lunedì 6 dicembre 2010

Sergi Roberto


El proximo crack de la cantera azulgrana

Sergi Roberto Carnicer naciò el 07/02/1992 en Reus y ha debutado con el primer equipo en un partido oficial el 10/11/10 (Barcelona-Ceuta 5-1).
Hoy en dia es el secreto mejor guardado de la cantera blaugrana y a pesar de sus increibles capacidades de seguir mejorandose, Pep Guardiola no quemarà etapas.
Es un mediocampista que puede jugar como un '6' o un '8', pero en el 4-3-3 de Luis Enrique talvez ha jugado como un '4' cuando no estaba disponible Oriol Romeu.
Domina bien las tres posiciones de la media aunque le hace falta el juego fisico cuando juega de '4' y la madurez en la finalizaciòn si juega de '8'.
Ha jugando tambièn de '10' con la Selecciòn Sub17 y Sub19 y siendo mas libre y con menos recorrido y excigencia, su futbol encuentra el gol, pero jugando detras del punta tiene una gran capacidad de empezar la jugada y acompañarla hasta la finalizaciòn.
Se parece mucho a Cesc Fabregas y ambos son unicos enlanzando momentos del juego, ataque y defensa, y es ahi donde marcan diferencias ya que se trata de futbolistas indiscutibles en la transiciòn, osea con presencia en ambas areas.

Con solo 18 años debe crecer mucho y asimilar la presion. Fisicamente ya està listo para jugar en Primera (177cms x 75kgs) aunque sea mejor que siga jugando con el B para que vaya asumiendo responsabilidades.
Diestro natural; en lo tecnico domina el gesto, en lo tactico sabe leer el partido y en lo psicologico tiene la naturalidad para que el halago no le debilite.
En la elaboraciòn del juego, juega en uno o dos toques, no conduce, sino, que divide con el pase siendo uno de esos futbolistas con criterio en la toma de decisiones.
No la pide en posiciones comodas ni juega de cara a la galeria. Sabe leer que el referente del Barcelona con Guardiola debe pedirla entre lineas, sin que por ello deje de tener la capacidad para tirar desmarques a la espalda del lateral o finalizar de segunda linea.
Sin balon es reactivo, consciente de que el futbol moderno està en las transiciones. Perder y presionar, recuperar y ofrecerse para el primer pase bueno.
Con la subida de Thiago y Jonathan, el serà el lider y referente del B y por eso en esa temporada tendrà que crecer mucho para que el año que viene ya pueda subir al primer equipo.
Hasta ahora lleva alrededor de los 40 partidos con el B y alrededor de los 20 con las selecciònes Sub 17 y 19 de España y su evaluaciòn alcanza casi los 2 millones de euro.
El puede ser el mejor aliado de Wenger para impredir que Cesc vuelva a ser azulgrana, siendo hoy en dia el real proyecto de futbolista total de La Masia y teniedo en cuenta el elevado precio de Fabregas, podria ser un buen negocio para el club Culè.

domenica 5 settembre 2010

Corsa agli armamenti

Viaggio attraverso i migliori attacchi d'Europa

La chiusura del mercato europeo ha segnato la fine dei cambiamenti per le big d'Europa che in questo periodo di pausa, per gli impegni delle Nazionali, stanno lavorando per iniziare al meglio la stagione, anche e soprattutto in vista dell'imminente inizio della Champion's League.
La scorsa edizione della maggiore competizione continentale per club è stata segnata dall'esasperato difensivismo dell'Inter di Mourinho che ha trionfato seppur non fosse ne la squadra migliore d'Europa, ne tantomeno quella più spettacolare.
In questa edizione ci si augura di vedere di nuovo un calcio spettacolare e si spera che la parola ritorni agli attacchi, piuttosto che alle difese (anche se alla fine sono proprio loro che fanno vincere).
Andiamo dunque ad analizzare gli attacchi delle Big europee:

Inter: è doveroso iniziare quest'analisi dai Campioni d'Europa in carica che hanno mantenuto l'ossatura della scorsa stagione, cambiando solo (si fa per dire) l'allenatore. Benitez ha mantenuto lo stesso modulo di Mourinho, seppur con alcune interpretazioni differenti da parte di alcuni singoli. Il trio Eto'o-Sneijder-Pandev alle spalle di Milito anche in questa stagione dovrà fare le fortune dell'Inter anche se in queste battute iniziali, a parte il camerunense, gli altri sembrano lontani da una condizione ottimale.
Nella passata stagione dai piedi di Sneijder sono nate gran parte delle azioni da gol dei nerazzurri, che hanno trovato in Milito un terminale implacabile sotto porta.
In queste prime uscite stagionali, però, l'argentino sembra essere solo una brutta copia dello strepitoso giocatore ammirato nella passata stagione e di colpo anche il Pallone d'Oro che a maggio sembrava essere già suo, a questo punto sembra un miraggio.
Il compito più difficile per Benitez, però sarà riuscire a convincere Eto'o a sacrificarsi cosi come ha fatto con Mourinho e non è un'impresa da poco per l'ex manager dei Reds visto che il numero 9 ha voglia di ritornare ad essere protagonista e difficilmente accetterà di passare un altro anno da gregario.
Pandev dal canto suo sembra essere il giocatore più precario visto che non infiamma di certo i tifosi, ma è fondamentale quasi quanto Eto'o negli equilibri di squadra per la sua capacità di sacrificarsi e di essere comunque pronto in zona gol.
Coutinho può essere la varaiabile impazzita per la sua fantasia, ma sarebbe sbagliato addossargli troppe responsabilità a soli 18 anni, essendo ancora poco pronto da un punto di vista fisico.

Bayern Monaco: i vice campioni d'Europa hanno seguito la stessa politica del club di Moratti e hanno mantenuto praticamente invariata la rosa che è arrivata fino alla finale di Madrid.
Van Gaal nella passata stagione ha fatto poco affidamento su Klose e Gomez, preferendo un attacco più mobile e rapido, ma dopo il grande Mondiale giocato da Miro, sarà difficile relegarlo ancora per una stagione in panchina.
Se il tecnico olandese dovesse far giocare il centravanti della nazionale, potrebbe schierare un tridente mostruoso alle sue spalle con Ribery-Muller-Robben.
Sulla carta è difficile trovare un trio simile in giro per il Mondo, ma il campo ci dice che il francese dopo lo scandalo che lo ha colpito nella passata stagione si è perso e stenta a ritrovarsi, mentre l'olandese rischia di saltare tutto il girone d'andata della Bundesliga a causa di una lesione alla coscia.
Ora come ora dunque l'unico giocatore su cui puntare ad occhi chiusi è Muller che in una sola stagione è passato dalla squadra Amateur all'essere il capocannoniere dei Mondiali con 5 reti, dopo aver segnato in maniera decisiva la stagione del suo Bayern.
Il posto di Robben potrebbe essere preso da Kroos che è ritornato dal prestito al Bayer Leverkusen anche se il suo gioco è differente dall'ala ex Chelsea e Real Madrid che è reduce dalla miglior annata della sua carriera e si è rivelato praticamente illegale in Bundes, dove può disporre a suo piacimento di qualsiasi avversario risultando il giocatore più destabilizzante dei bavaresi.
Gomez e Olic sono le riserve di lusso su cui può puntare Van Gaal per cercare un nuovo assalto alla Coppa dalle grandi orecchie.

Barcellona: i blaugrana hanno rimpiazzato Ibrahimovic con Villa, mentre per il resto è rimasto invariato il parco attaccanti. Tra lo svedese e Guardiola ormai non c'era più feeling e non sarebbe più potuto continuare un rapporto che sin dall'inizio non è mai stato idilliaco.
Il gigante di Malmoe (o qualcuno con le sue caratteristiche) avrebbe però fatto comodo ai campioni di Spagna che ora si ritrovano una linea offensiva formata da giocatori di grandissimo talento, ma poco dotati fisicamente.
Il tridente titolare Pedro-Villa-Messi è devastante negli spazi larghi che può proporre il Camp Nou, ma in alcune partite bloccate sarebbe servito un giocatore con caratteristiche fisiche importanti.
Bojan potrebbe avere più spazio in questa temporada, ma non aggiunge niente di nuovo ad un reparto che dipenderà ancora una volta in tutto e per tutto dall'immenso talento di Leo Messi che dovrà riscattare il Mondiale poco brillante.
In alternativa, al posto di Pedro potrebbe essere avanzato sulla linea degli attaccanti Andrès Iniesta che andrebbe ad aggiungere ulteriore talento ad un reparto tecnicamente formidabile, ma forse incompleto.
Ma se Messi gioca come sa è comunque il migliore attacco del Mondo.

Real Madrid: dopo 16 anni il Bernabeu ha salutato il suo idolo Raul e in questa stagione l'attacco merengue non potrà più fare affidamento sul Capitano ormai passato allo Schalke 04.
Mourinho ha comunque a disposizione un parco attaccanti spaventoso che annovera 2 Palloni d'Oro come Kakà e Cristiano Ronaldo, giocatori dal talento cristallino come Di Maria, Ozil e Canales e due eccellenti stoccatori come Benzema e Higuain.
Toccherà al portoghese trasformare il Real in una squadra e soprattutto dovrà riuscire a far rendere al meglio il suo potenziale offensivo.
Ora come ora questa squadra non può prescindere dal portoghese che è uno straordinario catalizzatore di palloni, anche se spesso è troppo egoista e rischia di mettere in ombra i suoi compagni di reparto.
Di Maria-Kakà-Ronaldo alle spalle di Higuain potrebbero mettere a ferro e fuoco qualsiasi difesa nella Liga cosi come in Champion's, ma ci vorrà del tempo prima che lo Special One riesca a far coesistere tutti e 4 e dare un gioco e una parvenza di squadra ai Blancos viste le premesse.
Sarà fondamentale inoltre recuperare il miglior Kakà, perchè il brasiliano può essere la vera molla in grado di trasformare le merengues, più di Ozil che al momento è il titolare.
Sarà più difficile invece, far si che Benzema ritorni quello di Lione e a questo punto non è da escludersi una cessione a gennaio se il francese dovesse continuare nella sua pericolosa involuzione.

Chelsea: i Blues di Ancelotti dopo una Premier da 103 gol non hanno modificato l'attacco e anche in questa stagione il tecnico di Reggiolo calerà il tridente Malouda-Drogba-Anelka.
Anche nella Premier in corso le premesse sono più che rosee visto che dopo 3 giornate i Blues comandano la classifica a punteggio pieno e con la bellezza di 14 gol segnati a fronte di 0 subiti.
Il solo Kalou come alternativa è un pò poco però per competere su tutti e i fronti, considerando che la vera mancanza della rosa è la presenza di un'alternativa a Drogba in grado di non far rimpiangere una sua eventuale assenza.
L'israeliano Benayoun potrebbe essere schierato sugli esterni con Anelka in posizione di punta centrale, o all'occorrenza potrebbe giocare Sturridge, ma la forza d'urto si ridurrebbe in maniera considerevole.
Come sempre sarà fondamentale l'apporto di Lampard anche in termini di gol, per cercare di centrare il tanto agognato obiettivo Champion's. La finale da giocarsi a Wembley è un incentivo in più.

Milan: Ronaldinho,Ibrahimovic, Pato, Robinho e Inzaghi: Allegri ha a disposizione un pacchetto offensivo senza eguali in Europa, almeno sulla carta. Però sarà difficile, se non impossibile schierare tutti e 3 i brasiliani più Ibra contemporaenamente in campo, quindi più verosimilmente il tecnico livornese dovrà lavorare su un tridente in cui Ibrahimovic e Pato sono quasi imprescindibili per le loro caratteristiche e Ronaldinho parte davanti a Robinho almeno nelle gerarchie iniziali.
I veri problemi si presenteranno quando sarà indisponibile lo svedese, visto che l'unica alternativa di ruolo è Inzaghi che però a 37 anni non potrà garantire continuità, forse nemmeno nell'arco dei 90 minuti.
In tal caso si dovrà passare dal tridente ad un modulo con le 2 punte più un trequartista potendo impiegare anche Seedorf alle spalle delle possibili coppie d'attacco.


mercoledì 1 settembre 2010

Che Allegria a San Siro


L'alba di un nuovo Milan

E dopo Ibrahimovic...Robinho!!! Si chiude con questi 2 botti la sessione estiva di mercato del Milan 2010/11: la migliore campagna dal 2002 ad oggi (quando arrivarono Nesta e Rivaldo).
E dire che solo fino a 10 giorni fa, tifosi e addetti ai lavori erano concordi nel definire penosa la campagna acquisti dei rossoneri che erano riusciti a prendere i soli Yepes, Amelia, Sokratis e Boateng.
Quattro nomi che non potevano scaldare l'animo dei tifosi delusi dal Presidente e non avrebbero aumentato il livello tecnico di una rosa incompleta e inadeguata per competere a certi livelli per mancanza di alternative in alcuni ruoli chiave.
Nell'ultima settimana di mercato però è tornato alla carica Berlusconi che ha dato mandato a Galliani di andare dapprima a Barcellona per chiudere con Ibrahimovic e poi ha deciso di regalare all'esigente pubblico di San Siro una stella di valore assoluto quale è il brasiliano Robinho.
Sono bastati questi 2 nomi a far sognare di nuovo tutto il popolo rossonero ormai frustrato dal dominio cittadino dei rivali nerazzurri, reduci dalla stagione perfetta.
Due nomi che di colpo hanno cambiato le prospettive di una stagione che vedeva il Milan ancora una volta destinato a fare da comprimario all'Inter, e ora invece crede fortemente nello Scudetto e forse anche in qualcosa di più.
Gran parte dell'entusiasmo è stato portato dall'arrivo di Ibrahimovic che in Italia è sinonimo di titolo e va a colmare gran parte dei problemi offensivi della squadra di Allegri.
Va ricordato che nell'ultimo giorno di mercato sono stati ceduti Borriello e Huntelaar rispettivamente alla Roma e allo Schalke 04 a cifre abbastanza importanti.
Al napoletano in particolare dovrebbero essere grati per molto tempo i tifosi, visto che lo scorso anno lui si è preso sulle spalle tutto il peso dell'attacco, senza mai mancare d'impegno e regalando anche gol belli e importanti. Tuttavia l'operazione non è molto intelligente da un punto di vista tecnico, visto che si è andata a rinforzare una diretta concorrente.
Nel passaggio da Borriello a Ibra però cambia tanto e l'attacco ci guadagna molto perchè lo svedese va ad aggiungere una sconfinata varietà di soluzioni offensive che il neo romanista non poteva offrire essendo tecnicamente imbarazzante in alcuni frangenti e risultando praticamente inofessivo spalle alla porta.
Ora toccherà ad Allegri far si che l'ex interista entri subito nei meccanismi di gioco e trovi il giusto feeling con Ronaldinho e Pato.
Da un punto di vista tecnico i 3 parlano la stessa lingua, ma sarà difficile farli convivere visto che Ibra in particolare è un eccelso solista, ma spesso condiziona il gioco della squadra piuttosto che adeguarsi lui stesso alla manovra.
La sua anarchia tattica potrebbe creare più problemi rispetto a Borriello, che oltre ad essere disciplinato da questo punto di vista, era anche votato al sacrificio e non si tirava indietro se c'era da difendere o arretrare a centrocampo.
Chi potrebbe giovare più di tutti del nuovo acquisto è Pato che in questa stagione sembra destinato a compiere il definitivo salto di qualità, infortuni permettendo e andrebbe a nozze negli spazi che potrebbero liberarsi.
Ancora una volta però tanto dipenderà dalla vena di Ronaldinho che quando vuole sa divertire e fare la differenza con la sua immensa qualità, e quest'anno è stato caricato a dovere da Berlusconi che lo ha tolto dal mercato, quando in tanti si aspettavano un suo addio.
In ballo però, c'è ancora il suo rinnovo del contratto che scadrà nel 2011 e nel caso in cui non si riesca a giungere ad un accordo con Roberto Assis, a Milanello si sono già tutelati con l'arrivo di Robinho dal Manchester City.
Si tratta di un vero e proprio regalo da parte del Presidente che da sempre è affascinato dai giocatori di talento e non appena si è manifestata la possibilità di ingaggiare "O' Rey da pedalada" non si è tirato indietro e ha fatto l'ultimo sforzo per mettere a disposizione di Allegri il funambolo di Sao Vicente.
Al City di Mancini ormai non c'era più spazio per lui e dopo averlo pagato 42 milioni per strapparlo al Real Madrid, gli sceicchi hanno svenduto il loro giocatore realizzando una minusvalenza di ben 24 milioni sul costo del cartellino.
Seppur sia reduce da diverse stagioni altalenanti vissute tra Real Madrid, Manchester City e Santos, Robinho ha dimostrato anche agli ultimi Mondiali di essere un giocatore di altissimo profilo e di esprimersi al meglio quando indossa la casacca verdeoro della Selecao.
Rappresenta il giocatore che è mancato nella scorsa stagione, perchè la sua velocità, la tecnica e il senso del gol ne fanno una perfetta alternativa sia a Pato che a Ronaldinho sugli esterni, ma può giocare anche da seconda punta qualora si giochi con le 2 punte e un trequartista.
Tuttavia sarà difficile vedere in campo i 3 brasiliani più Ibrahimovic e a turno uno di loro dovrà restare fuori per salvaguardare un equilibrio di squadra che già solo utilizzando il tridente, è molto precario.
L'eterno Pippo Inzaghi va a completare un pacchetto offensivo che almeno sulla carta è senza eguali in Europa e nel Mondo.
Se l'attacco è stellare, lo stesso non si può dire di un centrocampo che ormai si conosce a memoria visto che Ambrosini, Pirlo e Seedorf (e Gattuso) giocano insieme dalla stagione 2002/03, ma già da qualche anno iniziano a sentire i segni del tempo che passa.
Flamini piace molto al tecnico e forse quest'anno potrebbe trovare una certa continuità che fin'ora gli è mancata in rossonero, mentre l'unico volto nuovo è quello di Kevin Prince Boateng che è arrivato dal Portsmouth via Genoa ad aggiungere una variante in più ad un reparto troppo statico.
Il ghanese è un giusto mix di potenza e aggressività, in grado di difendere, ma anche di attaccare e rendersi pericoloso in zona gol.
La sua fisicità aggiunta a quella di Ibrahimovic dovrebbe essere un fattore importante in un campionato come quello di Serie A dove la forza fisica serve ancor più della tecnica (l'Inter insegna).
I problemi si presenteranno nel momento in cui verrà meno Pirlo, e quello più indiziato a sostituirlo potrebbe essere Seedorf anche se con caratteristiche differenti, essendo l'olandese un giocatore meno votato alla fase difensiva. Un degno sostituto di ruolo andava preso.
Il reparto che l'anno scorso ha regalato maggiori soddisfazioni è stato la difesa finchè ha retto Nesta, ma la sua assenza (unita a quella di Pato) nella seconda parte di stagione ha condizionato non poco il prosieguo del campionato.
In questa estate hanno lasciato Dida, Favalli e Kaladze e al loro posto sono arrivati Amelia, Yepes e Papastathopoulos, oltre al giovane uruguagio Montelongo che rappresenta una sorta di acconto per Coates che arriverà dal Nacional di Montevideo a gennaio.
Ad oggi la difesa può contare su 12 effettivi, ma alle spalle della coppia Nesta - Thiago Silva è difficile trovare qualcuno realmente affidabile e le fasce sono il reparto peggio equipaggiato dell'intera squadra.
Oddo, Abate, Zambrotta e Bonera (ed eventualmente Sokratis) a destra e Jankulovski a sinistra non sono dei validi potenziali titolari ad eccezione del solo Antonini che a suon di buone prestazioni si è guadagnato il posto a sinistra ed iniza ad entrare anche nel giro della Nazionale.
Qualcuno andava ceduto e forse andava preso qualcuno di buon livello a destra visto che anche le varie carte d'identità iniziano a pesare.
Nel mezzo accanto a Nesta ormai giganteggia Thiago Silva che è per distacco il miglior difensore della Serie A, ma alle loro spalle manca il giocatore in grado di non farli rimpiangere. Onyewu ha gettato al vento la scorsa stagione a causa di un grave infortunio e avrebbe voglia di riscattarsi quest'anno, ma tranne che con gli Usa le sue buone prestazioni latitano.
Il greco Sokratis ha dimostrato di sapersi disimpegnare bene anche al centro e può essere una discreta alternativa, ma per scongiurare eventuali catastrofi a Milanello dovranno sperare nella buona forma di Nesta e Thiago Silva per tutta la stagione.
Tra i pali il dualismo tra Amelia e Abbiati si è risolto per ora in favore del secondo che aveva iniziato da titolare anche la scorsa stagione, salvo poi dover lasciare il posto a Dida per infortunio.
In definitiva la rosa a disposizione di Allegri è dunque di buon livello in ogni reparto e quest'anno il tecnico livornese ha l'obbligo di provare a vincere qualcosa, fermo restando che l'Inter parte comunque un gradino davanti.
Il precampionato non è stato memorabile, anche se rispetto alle prime uscite la squadra è cambiata molto con l'arrivo dei reduci dal Mondiale e degli ultimi due formidabili acquisti.
Già l'esordio in campionato ha fatto vedere una squadra differente, che ha annichilito il Lecce con una prestazione sontuosa sia dal punto di vista del gioco che del risultato.
Il primo tempo è stato una vera e propria esibizione, agevolata anche dalla pochezza dei salentini, ma il gioco verticale a 1 o 2 tocchi è stato a tratti entusiasmante.
In attesa di impegni più probanti Allegri ha superato a pieni voti l'esordio in Serie A, schierando una squadra offensiva e spettacolare, portando avanti il progetto tattico del suo predecessore Leonardo, seppur con qualche piccolo cambiamento.
Anche in Champion's quest'anno è lecito provare a fare qualcosa di più visto che il girone con Real Madrid, Ajax e Auxerre sulla carta è molto difficile, ma non impossibile e va riscattato lo smacco della cocente umiliazione subita dal Manchester United all'Old Trafford.
Lo stesso Presidente Berlusconi alla chiusura del mercato ha obbligato l'ex tecnico del Cagliari a vincere qualcosa visto che la bacheca di Via Turati ormai non vede un trofeo dal Mondiale per Club vinto nel dicembre del 2007 e da allora sono arrivate solo delusioni in Italia e in Europa che hanno indotto la società ad un semi immobilismo sul mercato fino a questa florida estate che ha portato in dote dei grandi campioni come non accadeva ormai da tanto tempo.
In vista del futuro per fortuna si è iniziato di nuovo ad investire sul settore giovanile e grazie all'egregio lavoro svolto da Pederzoli, la Primavera sta tornando a buoni livelli e qualche giovane interessante ha già assaporato la prima squadra come Merkel, Strasser e l'imbarazzante Oduamadi che per tutto il precampionato è stata la riserva low cost di Pato.
Tutta questa serie di fattori autorizzano i tifosi a crederci di più visto che l'Inter nel passaggio da Benitez a Mourinho sembra aver perso qualcosa soprattutto a livello di energie nervose e potrebbe iniziare a perdere qualche colpo.
I rossoneri hanno dunque il dovere di provarci, soprattutto dopo tutto quello che ha fatto in sede di mercato un ritrovato Presidente Berlusconi, che forse non si era mai allontanato, ma mai come stavolta è ritornato prepotentemente a farsi sentire per vedere di nuovo vincere il Milan, il suo Milan!!!

martedì 31 agosto 2010

I voti al calciomercato


Analizziamo il mercato in Serie A

Come ogni anno alle 19:00 si chiude il calciomercato in Italia e con esso terminano le voci, i rumors di un'estate di colpi annunciati o svaniti, ci chiudono le trattative (non per gli svincolati) e ciò che è fatto è fatto, fino al 3 gennaio sarà solo il campo a parlare, in attesa che ricominci la giostra.
L'estate di calciomercato in Italia ha risentito della crisi generale che ha ridotto al minimo le liquidità dei club e cosi per inventarsi qualcosa di nuovo è nata la moda dei "prestiti con diritto di riscatto" che ha segnato in maniera significativa le scelte dei nostri club.
Per fortuna dopo più di 50 giorni di nulla o quasi, l'ultima settimana si è rivelata scoppiettante con colpi a ripetizione e in particolare l'ultimo giorno all'Ata Executive di Milano non ha deluso le attese dei tanti tifosi e addetti ai lavori.
Analizziamo più nel dettaglio il mercato delle 20 di A:

Bari:
dopo la grande annata dello scorso anno dal Bari tutti ci si attendono una riconferma, ma dopo le operazioni in sede di mercato sarà difficile ripetersi per Ventura e i suoi. I riscatti di Barreto e Almiron sono stati un segnale importante per l'ambiente anche se l'aver perso Ranocchia e Bonucci rappresentano una grave perdita. L'operazione condotta con la Juventus da Angelozzi però è stata magistrale ed è stata incassata una somma davvero importante per un mercato come quello attuale. Ghezzal è un buon colpo in avanti mentre Pulzetti aggiunge poco alla squadra. Voto 6

Bologna:
la nuova società si è presentata all'avvio del campionato senza un allenatore e ha deciso di stringere dei legami con club importanti andando a prendere dei giovani interessanti come Khrin ed Ekdal ai quali ha aggiunto l'esperto nazionale uruguagio Perez che ha ben figurato agli ultimi Mondiali. Meggiorini per l'attacco è un buon colpo anche se la coppia con Di Vaio non garantisce le necessarie garanzie anche alla luce dei sostituti che sono poca roba. Molto dipenderà dalla guida tecnica scelta da Porcedda; in pole sembra esserci Malesani, ma sarebbe un clamoroso autogol. Voto 5

Brescia:
Diamanti ed Eder aggiungono fantasia ed imprevedibilità ad un reparto offensivo che già annoverava Possanzini e Caracciolo e lo rendono quasi un lusso per una squadra che lotta per la salvezza. Tuttavia il resto della squadra è rimasto quasi invariato e il solo arrivo di Sereni tra i pali sembra poco per ottenere una salvezza tranquilla. Ci sarà da soffrire. Voto 5,5

Cagliari:
in questa nuova stagione Cellino ha deciso di puntare sulla continuità di un gruppo che nelle ultime stagioni ha sempre fatto bene, pur cambiando la guida tecnica e affidando la panchina del Sant'Elia a Bisoli che è reduce da 2 promozioni consecutive con il Cesena dalla Lega Pro alla Serie A. Acquafresca in entrata rappresenta la migliore novità mentre per il resto i colpi migliori sono stati riuscire a trattenere gente come Lazzari, Ariaudo e Matri. La grana Marchetti è stata gestita male e a questo punto il portiere titolare dell'Italia agli ultimi Mondiali resta a fare il 3° a Cagliari: assurdo. Voto 5

Catania:
quest'anno Lo Monaco ha saputo resistere alle tentazioni del mercato e ha rifutato cifre importanti per trattenere sotto l'Etna i vari Maxi Lopez, Biagianti e Mascara. Il solo arrivo degno di nota è quello di Gomez dal San Lorenzo che però non sembra poter fare la differenza nel nostro campionato. Il capolavoro del direttore è stata la cessione di Martinez alla Juventus per 12 milioni realizzando una plusvalenza notevole. La scelta di Giampaolo in panca è un rischio calcolato, anche se in caso di fallimento il tecnico avrebbe definitivamente bruciato il suo credito guadagnato nel 2005/06 ad Ascoli. Voto 5,5

Cesena:
della squadra reduce dalla doppia promozione sono andati via Do Prado e Volta, ma soprattutto il tecnico Bisoli e al suo posto è arrivato Ficcadenti che non sembra all'altezza. Dal Giappone è arrivato il terzino sinistro Nagatomo che potrebbe rivelarsi una scelta molto azzeccata del presidente Campedelli e non solo da un punto di vista commerciale. Budan e Bogdani per l'attacco non sono il massimo e il gol potrebbe essere uno dei problemi di questo Cesena. Jimenez aggiunge fantasia e con Giaccherini (richiesto da mezza A) e Schelotto rappresenta il meglio di questa squadra. Voto 5

Chievo:
in panchina dopo diverse stagioni positive al Sassuolo è arrivato Pioli che ha grande voglia ed entusiasmo. Il mercato non è stato scintillante, ma sono arrivati giocatori affidabili come Bogliacino, Moscardelli e Andreolli che rinforzano ogni reparto. La ciliegina finale non è male visto che è arrivato il nazionale svizzero Gelson Fernandes dal Saint Etienne. In difesa inoltre è stato trattenuto Mantovani. Voto 6,5

Fiorentina:
per una volta Corvino ha perso lo scettro di Re del mercato e alla fine il mercato della viola si è rivelato un pò deficitario. Boruc non sta vivendo il suo miglior momento e il dualismo con Frey potrebbe rivelarsi una scelta poco intelligente della società. D'Agostino è un'acquisto di qualità, ma è da vedere quanto sia fattibile la sua convivenza con Montolivo. Cerci è ancora alla ricerca di una sua dimensione dopo aver lasciato Pisa. In più l'infortunio di Jovetic ha scosso l'ambiente e non è stato preso un valido sostituto del montenegrino. Mihajlovic dopo l'esperienza di Catania si è gettato a capo fitto in questa nuova sfida, ma forse doveva essere tutelato di più dalla società in sede di mercato. Voto 5,5

Genoa:
per quasi 2 mesi il Grifone è stata la squadra che più di tutte in Italia aveva scosso il mercato con colpi a ripetizione e tutti di grande livello. Toni alla sua età rappresenta una grande scommessa, mentre Ranocchia, Miguel Veloso e Rafinha sono 3 certezze che potrebbero far lievitare il livello della squadra di Gasperini. Zuculini è un buon centrocampista, ma se continua a giocare Milanetto è evidente che uno tra lui e Veloso è di troppo. Eduardo tra i pali non dovrebbe sfigurare, mentre Kaladze e Chico sono da valutare. Considerando le cessioni poco dolorose questa squadra si candida ad un posto almeno in Europa League per la prossima stagione. Voto 8

Inter:
la stagione del Triplete ha cambiato radicalmente Moratti che dopo anni di acquisti ha deciso di fare cassa per un anno e chiudere i cordoni della borsa. Fa specie vedere come volti nuovi i soli Coutinho, Castellazzi e Biabiany. Ma del resto l'Inter aveva ed ha ancora la rosa migliore e quindi era compito degli altri, quello di cercare di rinforzarsi per colmare il gap dalla squadra campione. Se da un lato questo discorso non fa una piega, dall'altro bisogna tenere presente che nel calcio è sempre necessario migliorarsi, e non ci si può fermare anche alla luce di quanto si sono rinforzate le dirette avversarie sia in Italia che in Europa.
Benitez è un grande allenatore, ma l'ombra di Mourinho sarà ingombrante per tutta la stagione e ad ogni passo falso da Madrid ci sarà sempre qualcuno pronto a lanciare frecciatine. Del resto ereditare una squadra che ha centrato tutti gli obiettivi nella passata stagione non era facile anche perchè nella migliore delle ipotesi si potrebbe solo eguagliare la stagione precedente.
Se in entrata il mercato ha lasciato a desiderare, in uscita ci sono state tante operazioni e Branca merita una lode per aver piazzato i vari Balotelli, Burdisso e Quaresma a cifre importanti e senza indebolire tecnicamente la rosa. L'operazione Balotelli-City è da 10 e lode. Facendo dunque una media tra le entrate e le uscite quindi all'Inter va comunque un voto alto. Voto 7

Juventus:
alla prima da bianconero, Marotta ha già steccato. Ha rivoluzionato la rosa ma nonostante gli 11 acquisti il gap dall'Inter è rimasto quasi invariato. Tanti buoni giocatori, ma è mancato il campione in grado di fare davvero la differenza. Fortuna che alla fine sia riuscito a piazzare Camoranesi allo Stoccarda. Sarà difficile fare peggio dello scorso anno, ma lo scudetto resta un miraggio. Voto 5

Lazio:
l'arrivo di Hernanes è senza dubbio il fiore all'occhiello della campagna acquisti di Lotito che ha allestito una rosa abbastanza competitiva anche se sarebbe servito uno come Santa Cruz per dare respiro a Floccari ed aggiungere qualche soluzione in più in attacco. La cessione di Kolarov è stata una grande operazione dal punto di vista economico con una plusvalenza straordinaria. Voto 7

Lecce:
i salentini si sono mossi tanti sul mercato ma la grande quantità di giocatori arrivati non ha migliorato più di tanto il livello di una squadra che dopo soli 90 minuti di campionato sembra già spacciata. De Canio potrebbe saltare a breve. Voto 4

Milan:
dopo 50 giorni di critiche Berlusconi è tornato a fare la voce grossa e si è ripreso la scena sul mercato italiano che ormai gli aveva rubato da anni Moratti. L'ultima settimana è stata da ricordare per il Milan che ha chiuso prima il colpo dell'estate con Ibrahimovic e poi ha messo la ciliegina su una torta già abbastanza golosa portando a San Siro anche Robinho. Il ghanese Boateng, Amelia, Sokratis e Yepes completano una campagna acquisti che fino a 10 giorni fa faceva rabbrividire i tifosi rossoneri che ora però sono tornati a sognare.
Le cessioni di Borriello e Huntelaar sono state necessarie per permettere l'arrivo di 2 grandi fuoriclasse che vanno a completare un pacchetto offensivo senza eguali in Europa. La gestione economica e la capacità di trattare di Galliani in quest'estate hanno fatto la differenza con i vari ingaggi spalmati a giocatori senza mercato che hanno permesso di risparmiare qualche milioncino di più da reinvestire. A questo punto Allegri ha tra le mani una rosa che in Serie A puà dire la sua e non è più cosi distante dall'Inter. Fosse arrivato un centrocampista in grado di far rifiatare Pirlo e un grande terzino destro questo Milan avrebbe potuto ambire anche a tornare sul tetto d'Europa. Voto 9,5

Napoli:
dopo la gestione del caso Quagliarella e le parole che hanno preceduto l'arrivo di Lucarelli è quasi impossibile dare un giudizio al mercato del Napoli. La squadra è sostanzialmente quella della scorsa stagione. Cavani è un grande acquisto, mentre di Lucarelli se ne poteva fare a meno. Sosa arriva sotto il Vesuvio non per fare il titolare anche se garantirà respiro a Lavezzi ed Hamsik, ma anche a Cavani all'occorrenza. Yebda al Benfica aveva impressionato positivamente, ma è tutto da valutare in un contesto differente e non era una priorità come poteva esserlo un vero regista in grado di dare i tempi alla manovra.
In definitiva De Laurentiis avrebbe potuto fare qualcosa di più. Voto 5,5

Palermo:
dopo la grande stagione passata era giusto dare continuità ad un progetto importante e Zamparini nemmeno quest'anno ha deluso le aspettative. La rinuncia a Kjaer è dolorosa e fa male a tutto il calcio italiano, ma l'aver trattenuto Pastore ed Hernandez è un grande punto di partenza per Delio Rossi. Munoz ha tutto per poter sfondare e questa potrebbe essere solo la prima stagione di ambientamento prima di esplodere, un pò come per Pastore lo scorso anno. A centrocampo gli arrivi di Joao Pedro e Ilicic sono degli ottimi colpi in prospettiva, mentre Bacinovic non convince. Maccarone si gioca la grande chance della sua carriera e Pinilla va a completare un reparto d'attacco davvero importante. In questa stagione il quarto posto non è un'utopia anche se gestire il doppio impegno tra campionato ed Europa League non sarà facile. Voto 7,5

Parma:
Ghirardi in quest'estate ha deciso di fare le cose in grande e ha messo a disposizione di Marino una squadra molto importante. Giovinco e Candreva sono il fiore all'occhiello di una campagna acquisti tra le migliori del Campionato.
Il portoghese Pereira è un giovane di qualità che potrebbe essere venduto a cifre importanti in futuro e gli arrivi di Paletta e Gobbi vanno a rinforzare una difesa che potrà contare ancora su Antonelli che era richiesto dall'Inter. Voto 7,5

Roma:
nonostante le mille difficoltà finanziarie la famiglia Sensi è riuscita a garantire a Ranieri una buona squadra che si basa sulla rosa dello scorso anno che è stata riconfermata quasi in blocco e potrà contare anche su un Borriello in più che aggiunge all'attacco tutto quello che forse Adriano non potrà dare. Il brasiliano è la grande scommessa di Ranieri e Pradè, ma rischia di essere già persa in partenza viste le condizioni atetiche dell'Imperatore che è visibilmente in sovrappeso e a causa di un infortunio starà fermo per almeno un altro mese. Simplicio potrebbe essere una buona alternativa a centrocampo, ma poco più. L'acquisto di Burdisso è stato una delle poche note liete dell'estate romaista. Voto 6,5

Sampdoria:
dopo l'esclusione dalla Champion's League la società ha tenuto fede alle promesse fatte ai tifosi e non ha venduto i suoi gioielli, ma non ha nemmeno fatto nessuno operazione importante in entrata, ne prima, ne dopo il preliminare. Se in uscita i doriani meritano un 7 per aver trattenuto i migliori, in entrata meritano 2 per gli arrivi di Volta e Curci che vanno a rinforzare la difesa, quindi in definitiva il voto è la media tra entrate ed uscite. Voto 4,5

Udinese:
il mercato della famiglia Pozzo è come sempre da valutare in prospettiva visti i giovani che sono stati messi a disposizione di Guidolin. Tuttavia in uscita le perdite di D'Agostino e Pepe su tutti, ma anche di Lukovic e Motta si faranno sentire. Attenzione ad Armero. Voto 4

giovedì 12 agosto 2010

Pastorini al Chievo Verona

Rodrigo Pastorini ad un passo dalla firma

Il talentuoso attaccante uruguagio Rodrigo Pastorini è ad un passo dalla firma con il Chievo Verona di Stefano Pioli.
Il giocatore del Danubio è ormai aggregato con la primavera della squadra veneta da più di una settimana ed è in procinto di passare alla prima squadra nei prossimi giorni.
Il ragazzo assistito da Daniel Fonseca nei prossimi giorni, al termine del periodo di prova, potrebbe anche firmare un contratto con il Chievo e si è detto molto fiducioso circa il buon esito della trattativa.

domenica 25 luglio 2010

Guti, siempre Guti


La despedida de Guti

"Mi corazón siempre estará aquí"
. Dopo 24 anni passati a vestire la maglia del Real Madrid (di cui 15 in prima squadra) José Maria Gutiérrez Hernández meglio noto come Guti, con nessuna frase avrebbe potuto chiudere meglio la sua storia con i Galacticos.
Quest'oggi lascia il club merengue per chiudere la sua carriera in Turchia con la casacca bianconera del Besiktas di Bernd Schuster.
Si chiude oggi una etapa della sua carriera e anche della storia del Real visto che il gol numero 5000 nella Liga dei blancos e il 500° in Champion's portano entrambi la sua prestigiosa firma.
Lascia tutti dopo 541 partite e 77 gol, e dopo aver contribuito alla conquista di 5 Liga, 3 Champion's League, 2 Coppe Intercontinentali, una Supercoppa Europea e 4 Supercoppe di Spagna.
I tifosi del Bernabeu potranno solo ricordare i suoi immensi lampi di genio, i suoi fantastici assist e la sua grandissima qualità; un giocatore di cui Zidane e Ronaldo dissero rispettivamente: "Guti hace cosas que no las hace nadie en el mundo" e "Es excepcional. Para mí es una honor jugar con él".
Un giocatore unico ed irripetibile che negli anni ha sempre avuto problemi con tutti gli allenatori che si sono susseguiti sulla scottante panchina del Bernabeu per via di alcune sue dichiarazioni e per la sua vita fuori dal campo (celebre la sua frase "No me veo con 60 años en una discoteca hasta las seis de la mañana, me veo ahora").
Da oggi, 25 luglio 2010 Guti non è più un giocatore del Real Madrid, e domani con l'addio ufficiale di Raul se ne andrò un'altro pezzo della storia recente del club blanco.
Nel giorno del suo addio non sono mancate delle dichiarazioni al miele nei suoi confronti:

Valdano:
"Se marcha un jugador único"

Sergio Ramos: "Se va del Madrid uno de los grandes del fútbol"

Florentino Pérez: "Guti sabe que el madridismo no le olvidará"

Ecco infine alcune parti salienti della sua conferenza stampa d'addio:

"He podido vivir con ellos momentos muy buenos y me voy sabiendo que el madridismo me quiere".
"Ha sido una etapa increíble. Ojalá en el futuro pueda volver a esta casa"
"Ha habido mucho cariño por su parte y por la mía. Le debo media vida al club: entré con nueve años y me voy con 33. Son muy importantes los valores que esta camiseta transmite a la gente y todos sabemos lo importante que es jugar en el Madrid".
"Hay que ser conscientes de que hay etapas que se cierran. Aquí se cierra una etapa gloriosa, hay que dar paso a la gente joven. Da igual como te llames, siempre llegan etapas difíciles como es la que estoy viviendo hoy: marcharme del Madrid".
"No es fácil irte de un club en el que has estado 24 años. Hemos decidido bilateralmente que es lo mejor para el club y para mí. Siempre te queda esa tristeza de no retirarte en el Madrid".
"El fútbol son etapas y hay que quedarse con los momentos buenos. Hemos vivido momentos muy buenos y hay que mirar hacia adelante. Me siento madridista, se acaba una etapa que podría haber sido este año o al que viene, pero era una etapa que iba a terminar. Son muchos años de relación con Jorge por lo que he podido hablar con él claramente porque somos amigos, nos hemos entendido a la perfección para llegar a un acuerdo".
"Sí lo estoy pero no soy de mostrar mis sentimientos. Mi familia sabe lo que estoy pasando por dentro. Da igual como te llames, llegan estos momentos y hay que estar entero".
"Todos nos arrepentimos, no sólo a nivel profesional también a nivel personal. No merece la pena mirar atrás. Las cosas malas que has hecho, las has hecho y no se pueden borrar. No sería justo criticarme ahora después de tantos años en el Madrid".
"No voy a mirar ahora en lo que he podido fallar, no lo puedo cambiar. Me hubiera gustado jugar más y ser más determinante, pero me quedo con los años y con las copas que hemos ganado"

martedì 13 luglio 2010

La Top11 del Mondiale



Il dream team di South Africa 2010

Con la vittoria della Spagna è andato ormai in archivio il Mondiale sudafricano che non sarà stata uno dei più belli di sempre, ma a suo modo è comunque storico.
Per la prima volta infatti le Furie Rosse si sono issate sul tetto del Mondo e per la prima volta una nazional europea ha trionfato al di fuori del proprio continente.

L'Uruguay è tornato tra le prime 4 del Mondo a distanza di 40 anni dall'ultima volta e grazie al tocco di mani di Suarez sulla linea contro il Ghana, ha scongiurato il primo storico approdo di una nazionale africana alle semifinali.
Nel Mondiale che avrebbe dovuto finalmente consacrare il calcio africano, si è assistito ancora una volta ad una recita pessima delle varie Algeria, Nigeria, Costa d'Avorio e addirittura il Sudafrica padrone di casa è riuscito nell'impresa di non superare la fase a gironi: tanto per cambiare si tratta della prima volta nella storia.
Fino ai quarti di finale questo era stato senza dubbio il Mondiale delle sudamericane che per la prima volta erano riuscite a superare in blocco la fase a gironi e avevano superato anche gli ottavi (Cile escluso che era stato eliminato dal Brasile) portando 4 squadre tra le prime 8 del Mondo.
Però dapprima il Brasile contro l'Olanda e poi l'indecifrabile Argentina di Maradona contro la Germania hanno dovuto lasciare la manifestazione, lasciando a tutti l'amaro in bocca per una finale che si preannunciava spettacolare almeno per fascino e blasone.
Le delusioni come sempre non sono mancate e sono da considerarsi tali, le pessime figure fatte da Italia e Francia che da prime della classe 4 anni fa, hanno lasciato il Sudafrica in maniera vergognosa.
Ma tra le delusioni va menzionata anche la Serbia che aveva un grandissimo potenziale almeno sulla carta, ma che non si è dimostrato poi tale sul campo, cosi come l'Inghilterra di Fabio Capello che si è sgretolata contro la Germania negli ottavi.
Di questi mondiali ci resteranno sicuramente le fastidiosissime vuvuzelas, il pianto di Jong Tae Se durante l'inno nordcoreano, il bacio di Casillas a Sara Carbonero durante le interviste dopo la vittoria di Johannesburg, i pronostici del polpo Paul, ma senza una ideale Top11 mancherebbe qualcosa.
In questi giorni tutti hanno detto la loro ed è giunto il momento di svelare la squadra ideale di South Africa 2010 secondo Sognando Futbolandia:


Casillas


Lahm Pique Puyol Salcido

Xavi Schweinsteiger Sneijder

Muller Forlan Villa


CT: Joachim Loew

lunedì 12 luglio 2010

¡Arriba España!


La Spagna è Campione del Mondo

Forse era già scritto, forse è giusto cosi. La vittoria della Spagna è l'epilogo più logico per un Mondiale che ha visto trionfare la squadra più forte del Mondo.
Olanda-Spagna alla vigilia era la finale delle prime volte perchè ne Orange ne Furie Rosse erano mai saliti sul gradino più alto del podio nella manifestazione iridata e mai nella storia una squadra europea aveva trionfato fuori dal Vecchio Continente. In un colpo solo gli iberici hanno centrato l'en plein al primo tentativo.
Campioni d'Europa e Campioni del Mondo nel giro di 2 anni; solo la mitica Germania di Muller e Beckenbaur c'era riuscita nel biennio 1972-1974 centrando il titolo mondiale anche in quel caso contro gli olandesi.
Dopo una storia che li voleva sempre assenti ingiustificati nelle grandi occasioni, gli spagnoli in 2 anni si sono lasciati alle spalle tutti i loro complessi e hanno dato libero sfogo al loro immenso talento.
La finale di Vienna agli Europei del 2008 ha rappresentato la svolta dal punto di vista psicologico per una nazionale che improvvisamente si è riscoperta non solo bella, ma anche vincente.
Il cambio da Aragones a Del Bosque non è stato traumatico per i giocatori perchè l'ex tecnico merengue non ha avuto la presunzione di cambiare una squadra già perfetta, ma si è limitato solo a cambiare alcune cose (ha dato un assetto maggiormente conservativo, lasciando meno iniziativa ai centrocampisti) e ad inserire alcuni giocatori come Piquè e Busquets nell'11 titolare.
Ben presto si è capito che anche con il buon Vicente la strada intrapresa era quella giusta: 10 vittorie su 10 partite nel girone di qualificazione al Mondiale e una serie di dimostrazioni di forza in amichevoli di lusso al cospetto di grandi nazionali come Argentina e Francia.
Nonostante le premesse ottime, l'esordio con la Svizzera era stato una doccia fredda per le ambizioni delle Furie Rosse. Da quel momento in poi, però, sono arrivate solo vittorie; e se il 2-0 all'Honduras è stato una pura formalità, la vittoria contro il Cile ha rappresentato uno dei momenti più importanti visto che è valsa il primo posto nel girone, con la conseguente certezza di non incontrare il Brasile negli ottavi.
Il Portogallo era un avversario più modesto, ma per gran parte della gara ha tenuto in scacco gli iberici, che solo grazie a Villa hanno trovato il gol per aprire il match e superare un Eduardo monumentale fino a quel momento.
Nei quarti anche il Paraguay è stato superato con una rete del Guaje, ma il grande protagonista è stato Iker Casillas che dapprima ha neutralizzato il rigore di Cardozo e poi nel finale ha compiuto 2 miracoli che hanno regalato la qualificazione.
In semifinale, dinanzi alla brillante Germania di Loew si è vista la miglior Spagna. Ci sono volute sei partite prima di rivedere degli sprazzi della squadra meravigliosa che aveva dominato gli Europei, ma finalmente i vari Puyol, Xavi, Iniesta, Villa hanno fatto valere tutta la loro esperienza, la maggior caratura internazionale e l'abitudine a giocarsi qualcosa di importante.
Il monologo spagnolo è durato per tutti i 90 minuti e se solo ci fosse stato un maggior cinismo sotto porta nel finale, la partita sarebbe potuta finire in goleada. Sulla carta la finale sembrava abbastanza scontata eppure, l'aggressività degli olandesi ha messo in grande difficoltà gli uomini di Del Bosque che non hanno avuto il tempo di ragionare e l'elevato numero di falli non ha permesso ai mediani di tessere la loro tela con una certa continuità.
In un contesto simile, ne è venuta fuori una partita abbastanza bloccata, dove hanno fatto notizia maggiormente le colossali occasioni fallite da Robben a tu per tu con Casillas e Villa che si è presentato all'appuntamento più importante con le polveri bagnate.
Non sono bastati i 90 minuti a decretare un vincitore e quando l'epilogo ai calci di rigore sembrava ormai scontato, Iniesta ha trafitto Stekelenburg con un destro all'angolino. La dedica a Jarque e la corsa verso i tifosi resterà una immagine indelebile nella memoria dei tifosi spagnoli di chissà quante generazioni a venire. Il fischio finale di un pessimo Howard Webb ha dato il là ai festeggiamenti di una nazione intera che non aveva mai conosciuto una gioia simile.
E' il trionfo di Del Bosque, di una generazione di giocatori fantastici e di tutto un movimento sportivo che ormai da anni domina la scena mondiale non solo nel calcio, ma anche in altri sport individuali.
Onore anche ai vinti che per la terza volta si devono accontentare di aver solo partecipato alla finale, ma che obiettivamente non avrebbero meritato di vincere per quanto visto in campo, anche se le occasioni per chiudere il match c'erano state, ma sono state sciupate.
La prima volta dell'Africa è coincisa dunque con la prima volta della Spagna che dopo aver atteso a lungo il suo momento, oggi si gode la sua festa, consapevole di essere non solo la nazionale più forte del Mondo, ma di essere finalmente anche Campione del Mondo!!!

domenica 4 luglio 2010

¡Adios Diego!


Brasile e Argentina salutano il Mondiale

Se fino alle 16:00 del 2 luglio, questo era stato il Mondiale delle sudamericane, in soli 2 giorni e 4 partite si è totalmente capovolta la situazione, con il calcio europeo che è tornato prepotentemente in corsa piazzando 3 squadre in semifinale.
I quarti di finale hanno regalato il primo, vero, grande scossone alla manifestazione con la clamorosa (ma non inaspettata) eliminazione delle 2 grandi del calcio d'oltreoceano.
Negli ultimi giorni si era tanto parlato di una probabile finale tra Brasile e Argentina, ma resterà anche per quest'anno, solo ed esclusivamente un sogno.
Il Brasile, infatti, ha abbandonato la Coppa contro l'Olanda che approda in semifinale a distanza di 12 anni dall'ultima volta.
Non è bastato il gol del vantaggio marcato da Robinho in apertura per incanalare il match come speravano i verdeoro che sono calati alla distanza, non riuscendo a chiudere la gara nel primo tempo, dove avevano dominato per larghi tratti.
Le cause della sconfitta sono varie, ma il volto della disfatta non può che essere quello di Felipe Melo.
L'assist per il gol iniziale lasciava ben sperare in vista del prosieguo, ma prima l'autogol in compartecipazione con Julio Cesar (che da buon portiere interista ha preferito emulare Zenga a Italia90) e poi l'espulsione per un fallo ignobile su Robben, hanno macchiato in maniera indelebile la sua prestazione.
Ma le colpe non sono solo sue. Anche Dunga ha le sue responsabilità per averlo schierato, nonostante contro il Cile la sua mancanza non si sia fatta minimamente sentire. I cambi tardivi sono un altro punto a sfavore del CT, cosi come l'ingresso dell'improponibile Gilberto che non ha mai visto Robben.
Difficile stabilire fin dove arrivino i demeriti della Seleção e dove iniziano i meriti di un'Olanda che come al solito sembrava venire meno proprio sul più bello, ma con un piccolo aiutino della sorte è riuscita a riequilibrare il match e dopo il gol del vantaggio ha anche avuto diverse opportunità per dilagare.
Dopo anni trascorsi ad inseguire un'idea di calcio bello ed impossibile, gli Orange hanno intrapreso la via della concretezza, lasciando agli altri i fronzoli e badando in primis al risultato.
L'avvicinamento al Mondiale, lasciava presagire un'altra Olanda, più votata allo spettacolo, ma in queste 5 gare seppur non sia visto un gioco corale sono arrivate 5 vittorie con 9 gol fatti e 3 subiti.
Il rientro di Robben è servito a dare imprevedibilità all'attacco, dove continua a brillare la stella di Wesley Sneijder che sta portando a termine il suo anno perfetto, prendendosi rivincite a destra e a manca.
La doppietta con cui ha estromesso i brasiliani, gli fa fare anche un bel balzo in avanti verso la conquista del Pallone d'Oro che a questo punto è molto più che un semplice sogno.
La difesa ha mostrato delle crepe nel primo tempo, ma a compensare questa lacuna, c'è una fase difensiva convincente, in cui emerge il lavoro sporco di Kuyt che permette ai suoi compagni di attacco di agire tranquillamente, correndo per se e per gli altri.
A questo punto c'è solo l'Uruguay sulla strada che porta alla finale di Johannesburg.
Già, proprio l'Uruguay di Tabarez che è la vera e propria rivelazione del Mondiale. Il quarto di finale meno nobile è stato anche quello che ha regalato più emozioni.
Dopo 120 minuti ci poteva essere la svolta con Suarez che si è sostituito a Muslera nel parare la conclusione ghanese sulla linea di porta. Rigore ed espulsione a tempo ormai scaduto: era l'occasione della vita per Asamoah Gyan che si ritrovava sui piedi un pallone carico di sogni e di speranze; a 11 metri dalla storia, però Gyan ha fallito e stampando il pallone sulla traversa ha strozzato in gola, le urla di gioia di un intero continente.
Ci sono voluti i tiri dal dischetto per decretare la prima semifinalista e a spuntarla è stata il vecchio Uruguay.
Nessun appuntamento con la storia per il calcio africano che nemmeno in casa ha superato lo scoglio dei quarti di finale, mentre la Celeste può scrivere un'altra pagina della sua gloriosa storia calcistica.
A distanza di 40 anni dalla semifinale contro il Brasile di Pelè a Messico70 si ritorna tra le prime 4 del Mondo, e per un paese di nemmeno 4 milioni di abitanti è un'impresa pazzesca.
Il volto di allora era il grandissimo portiere Mazurkiewicz, quelli di oggi invece sono Forlan e Suarez che stanno toccando picchi vertiginosi in terra sudafricana.
L'attaccante dell'Atletico Madrid è spesso sottovalutato dalla critica, nonostante sia a pieno merito tra i primi 10 del Mondo e in questo torneo è diventato il simbolo dell'orgoglio Charrua.
Suarez è sublime in alcune giocate e se la Celeste andrà a giocarsi la partita contro l'Olanda, quasi tutto il merito è suo che si è sacrificato per il bene della squadra e dovrà scontare per questo una giornata di squalifica, proprio nella gara più importante (per ora...).
Pensare che il 5° posto nel girone di qualificazione e lo spareggio contro il Costa Rica non erano un biglietto da visita promettente alla vigilia; eppure Tabarez ha saputo schierare una squadra tignosa, difficile da affrontare, votata al sacrificio (è la squadra che corre di più in fase di non possesso) e dotata del talento necessario in avanti per far male a chiunque.
Ora bisognerà vivere alla giornata, ma sognare non costa nulla per un popolo che da 60 anni non assapora la gioia di alzare al cielo la Coppa.
A fare da contraltare ad un popolo Charrua in festa, c'è un paese intero di piange una disfatta storica.
L'Argentina di Maradona ha trovato nella Germania un ostacolo insormontabile e ha dovuto abbandonare di nuovo ai quarti nel remake della sfida di 4 anni fa.
In quell'occasione ci vollero i calci di rigore, stavolta è bastata l'organizzazione e la grinta dei tedeschi per asfaltare la Selecciòn con un 4-0 inappellabile.
Il risultato cosi netto e schiacciante non lascia spazio a recriminazioni per una squadra ed un tecnico che hanno vissuto 90 minuti da incubo al Green Point Stadium di Cape Town.
Nelle prime 4 gare si era avuta la netta sensazione di un'Argentina fragile, che mascherava le sue evidenti lacune con l'immenso talento dei suoi attaccanti e che prima o poi dinanzi ad un grande avversario sarebbe capitolata.
Difficile immaginare un epilogo differente alla luce di quanto visto in campo e col sennò di poi, le premesse non erano poi cosi diverse.
L'albiceleste non ha mai dato una minima parvenza di squadra, senza un'idea di gioco e soprattutto senza un allenatore. Solo i suoi talenti le avevano permesso di arrivare indenne tra le prime 8 del Mondo e di ingannare tifosi e critici (non i più attenti però) facendo accrescere le aspettative intorno a questi 11 giocatori.
La Germania invece è prima di tutto una squadra, un collettivo che sa come muoversi e ha un'idea di gioco ben definita e in questo si vede moltissimo la mano di Loew che ha avuto il coraggio di imporre le sue idee e ha trovato un gruppo dedito al lavoro che ha saputo mettere in pratica i suoi insegnamenti.
In fondo è tutta qui la differenza tra le due squadre: sudamericani messi in campo a caso dal più grande di tutti (quando giocava) che non è un'allenatore e non potrà mai esserlo; tedeschi disposti in campo da squadra vera, da uno studioso del calcio, che cura i particolari e fa della spettacolarità un suo marchio di fabbrica.
I giovani con la loro freschezza hanno fatto il resto abbinando una forza muscolare tipicamente teutonica ad un talento che non sempre ha contraddistinto i giocatori tedeschi.
Il giusto mix tra giovani ed esperti ha fatto si che questa nazionale si candidasse come grande outsider del torneo, anche se la storia ci insegna che la loro costanza è impareggiabile se si pensa che su 17 partecipazioni hanno centrato per 12 volte le semifinali.
Tra i protagonisti è impossibile non menzionare Klose che nel giorno della sua presenza numero 100 ha messo a segno una doppietta che lo porta a solo un gol dal record di Ronaldo come marcatore all time della Coppa del Mondo.
Impressionante poi la parabola di Muller che dalla squadra amateur del Bayern si ritrova ad un passo dalla finale e con il gol di ieri si è preso una grandissima rivincita su Maradona; peccato solo per il cartellino giallo che gli impedirà di giocare la semifinale.
Però è doverso menzionare tutti, perchè se questa Germania si sta rivelando una squadra fantastica il merito è di tutti i titolari, nessuno escluso.
Ad attenderli in semifinale ci sarà la Spagna che ha dovuto faticare più del previsto per domare il Paraguay.
Ancora una volta è stato Villa a mettere la parola fine su una partita che le Furie Rosse non riuscivano a portare a casa e avevano anche rischiato di perdere se non fosse stato ingiustamente annullato un gol a Valdez per inesistente fuorigioco.
Nonostante l'ennesima vittoria gli iberici non convincono. La manovra è troppo lenta e manca un riferimento in avanti viste le pessime condizioni di Torres.
Infatti, oggi come oggi, Del Bosque è prigioniero del suo più grande talento che non è riuscito a recuperare del tutto dall'infortunio che ne ha condizionato la stagione e al momento rappresenta uno dei punti deboli dei campioni d'Europa.
Il possesso palla, infatti, non trova sbocchi in avanti e il solo Villa è in grado di proporre qualcosa in avanti come dimostrato dai suoi 5 gol che ne fanno il capocannoniere della manifestazione.
Per fortuna contro i Guarani si è rivisto in grande forma San Iker Casillas che ha prima neutralizzato il rigore di Cardozo e poi nel finale ha frustrato le speranze degli uomini di Martino di raggiungere il pareggio con un grandissimo doppio intervento.
A Durban, dunque, andrà in scena il remake della finale degli Europei del 2008 che vide la Spagna issarsi sul tetto d'Europa, ma stavolta la sfida potrebbe prendere una piega differente vista la capacità dei tedeschi di far male nelle ripartenze.
Dall'altra parte c'è una squadra che fa del possesso un suo punto di forza e il tiki taka spagnolo potrebbe creare non pochi problemi al centrocampo della Germania che ha avuto vita facile contro quello argentino, ma potrebbe correre spesso a vuoto per cercare di sradicare la palla dai piedi di Xavi e Iniesta.
Se l'Olanda dall'altra parte del tabellone parte favorita, in questa sfida è molto difficile azzardare un pronostico anche se la storia, la tradizione e l'abitudine della Germania a giocare certe gare, la fanno partire con un piccolo vantaggio, che però la Spagna potrebbe annullare se riuscisse a far valere il suo maggior talento e la sua grandissima qualità.

domenica 27 giugno 2010

MessiK.O.




La Tri saluta il Sudafrica

giovedì 24 giugno 2010

A casa...azzurri!!!


L'Italia abbandona il Mondiale

Il ricordo ormai sbiadito della notte di Berlino, in una giornata cosi amara per il calcio italiano, lascia spazio alla delusione e all'amarezza per un'eliminazione più che mai meritata, ma non per questo meno dolorosa.
All'indomani del sorteggio dei gironi del Mondiale, tutti erano concordi sul fatto che il Gruppo F fosse il più facile del torneo, ma la realtà dei fatti è stata ben differente.
L'Italia piange oggi una cocente eliminazione, che segna il suo punto più basso in un campionato del Mondo.
Oggi in molti potranno dire "l'avevo detto", perchè in tanti si aspettavano un epilogo simile, ovviamente non di questa portata, ma ci si aspettava una debacle fragorosa.
Sin dal ritiro del Sestriere la nazionale di Lippi era accompagnata da uno scetticismo generale, dettato dalla consistenza della rosa, ma anche dai corsi e ricorsi storici.
Si parlava molto del disastro in Messico della nazionale di Bearzot che dopo il vittorioso Mundial del 1982, aveva abbandonato mestamente la manifestazione. Erano tante le analogie tra questa e quella nazionale, a partire dal tecnico, fino ad arrivare ai 23 azzurri che cosi come allora erano composti in gran parte dai reduci dei precedenti Mondiali vinti, abusando di una riconoscenza che spesso nel calcio non paga.
Le 2 amichevoli di preparazione in programma, avevano lasciato intravedere qualcosa sulle potenzialità della squadra che era stata sovrastata dal Messico e poi era riuscita a pareggiare 1-1 contro la Svizzera: un risultato importante (dal punto di vista della cabala), che per giorni ha rappresentato l'unica nota lieta in Sudafrica, visto che in un paese dove la scaramanzia è all'ordine del giorno, un pareggio contro gli elvetici era visto come l'anticamera della quinta affermazione iridata.
Finalmente il 14 giugno a parlare è stato il campo e l'esordio nel continente nero dei Campioni del Mondo è stato in chiaro scuro, ma lasciava ben sperare in vista del prosieguo.
L'11 schierato da Lippi prevedeva la presenza di Marchisio come trequartista (perchè non Diamanti allora???) alle spalle di Gilardino, con Montolivo a fare il vice-Pirlo e Criscito ad occupare la corsia sinistra che fu di Grosso.
Al primo tiro in porta però il Paraguay era passato in vantaggio con Alcaraz, sfuggito alla marcatura di Cannavaro. Nella ripresa dopo vari cambi l'Italia aveva raggiunto il pareggio con De Rossi e nel finale aveva avuto anche la possibilità di portare a casa i 3 punti.
Nella seconda gara del girone contro la Nuova Zelanda, Lippi ha riproposto la stessa formazione della partita precedente, con la solo eccezione di Marchetti al posto dell'infortunato Buffon.
Se possibile è andata ancora peggio della prima partita, con i Kiwi in vantaggio al primo affondo grazie ad una rete di Smeltz in fuorigioco, con Cannavaro ancora una volta colpevole.
Il pareggio di Iaquinta su calcio di rigore quasi inesistente è stato un premio forse eccessivo per l'Italia che non meritava il pari contro i neozelandesi che a più riprese hanno sfiorato il raddoppio.
Nei giorni intercorsi tra quella gara e la partita di oggi si era detto che gli azzurri avevano difficoltà nel fare gioco contro squadre che si difendevano sistematicamente con 9 uomini dietro la linea della palla.
Sono finiti poi nell'occhio della critica Marchisio e Gilardino che conseguentemente hanno perso il posto a favore di Gattuso e Iaquinta.
Si arriva cosi alla sfida di oggi: Italia-Slovacchia. La Slovacchia sulla carta si presentava come una squadra mediocre e solo e soltanto la pochezza degli azzurri ha ingigantito i meriti degli uomini di Weiss che sono degli onesti mestieranti e poco più, tranne qualche eccezione.
Cosi come nelle 2 gare precedenti a passare in vantaggio sono stati gli avversari, con Vittek che ha sfruttato un clamoroso errore di De Rossi in appoggio al limite della nostra area di rigore.
Da li in poi la partita non è cambiata, bensi il letivmotiv della gara è stato sempre lo stesso con la Slovacchia a comandare il gioco (non difendendosi con tutti gli effettivi dietro la linea della palla) forte del vantaggio e di una maggior condizione atletica che gli permetteva di arrivare sempre prima sulla palla.
L'Italia, questa Italia è una squadra di basso profilo, composta da giocatori modestissimi, incapaci di fare gioco; è una squadra piatta, monotona, senza un cambio di ritmo, senza nessuno in grado di saltare l'uomo (dove sono i Cassano e Rossi), incapace di sfondare per vie centrali e di arrivare sul fondo. Per dirla tutta, è gia tanto che ci sia in Sudafrica.
Le colpe sono da dividersi equamente tra Lippi che ha insistito nelle sue convinzioni, dando fiducia a giocatori orami sul viale del tramonto e lasciando a casa gente di talento, e i giocatori che hanno dimostrato di non valere un tale palcoscenico.
Nonostante l'ingresso di Pirlo, Maggio e Quagliarella, non è cambiato di molto l'andamento del match con Vittek che ha raddoppiato andando in anticipo su un generosissimo, ma colpevole Chiellini, segnando in maniera irrimediabile il prosieguo del torneo per gli italiani.
A questo punto la partita era finita e tutto quello che è venuto dopo fa parte di un copione scritto ad arte da un destino beffardo che in 10 minuti ha accesso e spento per ben 2 volte le speranze azzurre di riagguantare per i capelli una qualificazione ormai irragiungibile.
Il gol di Di Natale ha smosso qualcosa nell'orgoglio degli ex campioni del mondo che hanno iniziato ad attaccare a testa bassa realizzando il gol del 2-2 con Quagliarella che era in fuorigioco, ed è stato giustamente annullato.
Quando tutto sembrava possibile è arrivata la doccia fredda del gol di Kopunek che con un lob morbidissimo ha scavalcato Marchetti dopo l'ennesima distrazione di Cannavaro che in questi 10 giorni (tanto è durato il nostro Mondiale) si è calato perfettamente nel ruolo di capitano di questa armata Brancaleone.
Prendere gol direttamente da una rimessa laterale è sintomo di una fragilità difensiva spaventosa, ed è proprio dalla difesa che sono partiti i mali di questa nazionale.
A fronte di un Chiellini quasi sempre puntuale, vanno ricordati un Cannavaro ormai bollito, Zambrotta generoso e poco più e Criscito inadeguato.
Ma se la difesa è messa male, l'attacco non sta meglio se si considera che i soli reduci di Germania 2006 sono Gilardino e Iaquinta che all'epoca erano delle riserve e ora da titolari hanno fatto rimpiangere chi non c'era (e non c'è forse in Italia).
Pepe è improponibile a certi livelli, cosi come il capocannoniere della serie A, Di Natale che in Sudafrica ha mostrato tutti i suoi evidentissimi limiti, e pensare che arrivava da una stagione spettacolare: molto indicative le sue prestazioni per far capire il livello del campionato Italiano.
Pazzini non pervenuto e il solo Quagliarella a salvarsi tra tutti e 23 gli azzurri. Nei 45 minuti giocati ha creato diverse occasioni e a tempo ormai scaduto con un tocco delizioso ha scavalcato il ridicolo Mucha (alcuni suoi atteggiamenti da censurare) dando nuovamente vita alle flebili speranze di passaggio del turno.
Sul destro di Pepe al 95' si sono infrante le ultime speranze azzurre e sono scesi i titoli di coda sulla spedizione in terra sudafricana degli ormai ex campioni del Mondo che tornano a casa ricoperti di vergogna per aver portato la Nazionale al punto più basso della sua storia in un Mondiale.
Infatti mai nella storia si era chiusa questa manifestazione con soli 2 pareggi in 3 partite, con la miseria di 4 gol segnati e 5 subiti da Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia, non proprio 3 corazzate.
Finisce qui il Lippi Bis e dal 12 luglio toccherà a Prandelli ridare lustro ad una squadra che mai come oggi ha bisogno di rinnovazione.

venerdì 4 giugno 2010

Un Mondiale per 4

...o forse 5

Mancano ormai pochissimi giorni per l'inizio dell'evento sportivo dell'anno: i Mondiali di Calcio 2010.
Sono passati 4 anni dalla notte di Berlino e difficilmente rivedremo le stesse immagini del 2006; a ripensarci sembra ieri eppure in questo periodo sono cambiate tantissime cose.
Le diverse manifestazioni continentali durante questi anni hanno segnalato lo stato di forma delle diverse nazionali lungo il loro cammino di avvicinamento al Sudafrica e a 7 giorni dal calcio d'inizio di Messico-Sudafrica che darà il via al torneo, le diverse gerarchie sembrano abbastanza delineate.
L'Italia Campione del Mondo in carica è destinata a fare un mesto ritorno a casa, mentre la Francia finalista in Germania avrebbe gli uomini per giocare un grande Mondiale, ma Domenech e le sue scelte discutibili rappresentano un limite per questa nazionale che si è qualificata in maniera sporca e non sembra poter ripetere il risultato ottenuto 4 anni fa.
La Germania per storia, tradizione e abitudine a giocarsi certi trofei andrebbe menzionata, ma sarà difficile migliorare il 3° posto ottenuto in casa.
Delle 32 partecipanti, solo in 4 (o forse 5) possono ambire seriamente ad alzare al cielo il trofeo a Johannesburg l'11 luglio.
Andiamo a scoprirle meglio:

Brasile: la squadra di Dunga è reduce dal trionfo in Confederations Cup e si presenta all'appuntamento iridato con i favori del pronostico. Storicamente la nazionale verdeoro non stecca mai gli appuntamenti fuori dai confini europei, e dopo la figuraccia di Germania 2006, tutti si attendono il riscatto della Seleçao.
Le vittorie in Copa America del 2007 e nella Confederations Cup del 2008 e il primo posto nel girone unico di qualificazione sono un segno della continuità portata da Dunga durante la sua gestione e della grande affidabilità del suo gruppo che pur non giocando un calcio tipicamente brasiliano riesce ad essere efficace molto più della squadra spettacolare messa su da Parreira nella gestione precedente.
Julio Cesar tra i pali è una garanzia e la difesa ha una sola incognita a sinistra: nel ruolo lasciato vacante da Robero Carlos nel 2006 non è ancora stato trovato un degno sostituto e si contenderanno una maglia da titolare Michel Bastos e Gilberto (che nei rispettivi club hanno mansioni principalmente offensive), ma probabilmente a spuntarla sarà Daniel Alves che verrà adattato a sinistra, con Maicon a destra e Lucio e Juan in mezzo.
Il centrocampo con Felipe Melo ed Elano (o Josuè) ha il giusto mix di grinta e geometrie per supportare la batteria di meias composta da Robinho, Kakà e forse Ramires (o Elano) che agiranno alle spalle dell'unica punta Luis Fabiano.
A dispetto di un 11 titolare di valore assoluto, ci sono delle riserve che non sono totalmente affidabili, se si esclude Thiago Silva (che è superiore sia a Lucio che Juan) che sarebbe titolare praticamente in tutte le altre 31 formazioni.
Doveroso aspettarsi moltissimo dai brasiliani che sono stati inseriti in un autentico gruppo di ferro; difatti il Gruppo G comprende Costa D'Avorio, Portogallo, Corea del Nord e Brasile per l'appunto.
Pronosticando un primo posto nel girone, verosimilmente negli ottavi l'avversario negli ottavi per il Brasile potrebbe essere il Cile di Bielsa che è già stato umiliato nella fase di qualificazione.

Spagna: le Furie Rosse sono molto probabilmente la nazionale più forte e meglio assortita del Mondo attualmente. Vicente Del Bosque ha ereditato la squadra da Aragones all'indomani della vittoria all'Europeo del 2008 ed ha continuato l'egregio lavoro svolto dal suo predecessore.
Nei suoi 2 anni di gestione ha guidato la Spagna in 26 occasioni totalizzando una media di 2,88 punti a partita e vincendo tutte le gare del girone di qualificazione. Unica sbavatura la semifinale di Confederations Cup persa per 2 a 0 contro gli Usa nel 2008.
Al momento uno dei pochi dubbi di formazione riguarda il ruolo più delicato: il portiere. Sono in ballottagio per una maglia il titolare storico Casillas, che non sta attraversando un buon momento, e Victor Valdes che è reduce da diversi anni ad alto livello con il Barcellona.
In difesa da segnalare l'innesto di Piquè che al Barcellona ha dimostrato di essere il top nel suo ruolo e in nazionale troverà il suo compagno di squadra Puyol con cui ha già un feeling eccezionale.
Il resto della squadra è praticamente lo stesso che ha trionfato agli ultimi europei ad eccezione di Senna (strepitoso nel 2008) che ha pagato la pessima annata al Villarreal con l'esclusione dai convocati.
Nonostante l'assenza in rosa di un giocatore con le sue caratteristiche, la mediana spagnola si presenta come la migliore di tutta la manifestazione per qualità eccelse di palleggio e tecnica.
Gli spagnoli sono inseriti nel Gruppo H con Cile, Svizzera e Honduras e verosimilmente non avranno grossi problemi a conquistare il primo posto.
Negli ottavi però si profila una classica con il Portogallo che rappresenta il primo vero banco di prova per gli iberici che mai come quest'anno hanno tutte le credenziali per issarsi sul tetto del Mondo.

Inghilterra: Fabio Capello. Un nome, una garanzia, per la nazionale di Sua Maestà che dopo il disastro della mancata qualificazione ad Euro 2008 è attesa dal riscatto in terra sudafricana.
Il tecnico italiano è il primo punto fermo, l'altro è Wayne Rooney; le sorti al mondiale dipenderanno molto da loro due.
Dopo una fase di qualificazione caratterizzata dalla grande rivincita contro la Croazia umiliata anche in trasferta, l'umore della nazionale dei Tre Leoni è stato scosso dal caso Terry che ha destabilizzato l'ambiente e fatto perdere la fascia di capitano al giocatore del Chelsea, passata a Rio Ferdinand, con conseguente autoesclusione dalle convocazioni di Bridge.
Sulla carta la rosa dell'Inghilterra è di altissimo livello e dopo anni di delusioni finalmente Don Fabio ha restituito un'identità ben precisa ad una squadra che ormai non centra più un titolo dalla vittoriosa edizione casalinga del 1966.
Come detto in precedenza gran parte delle speranze di conquistare la Coppa, passeranno per i piedi di Rooney che quest'anno si è consacrato come stella di primissimo livello nel firmamento mondiale e ha qust'ultima chance per rientrare pienamente in corsa per il Pallone d'Oro.
Gli altri nomi di spicco sono i soliti Lampard, Gerrard, Terry, Ferdinand, ma attenzione anche a Johnson e Lennon che con la loro velocità potranno rivelarsi un'arma letale durante la manifestazione.
L'unica incognita è lo straluntato James tra i pali, che è il vero e proprio anello debole della catena e ne Green ne Hart rappresentano delle valide alternative.
Gli inglesi sono inseriti nel Gruppo C con Slovenia, Algeria e Usa. Il girone non è proibitivo ed ipotizzando un primo posto quasi certo, agli ottavi a Rooney & Co. toccherà una tra Serbia e Ghana, dando la Germania quasi certamente al primo posto nel Gruppo D.

Argentina: è doveroso inserire la Selecciòn nel gruppetto delle favorite d'obbligo a questo Mondiale perchè almeno sulla carta il potenziale umano a disposizione di Maradona è di gran lunga il migliore del Mondo.
Le male lingue sostengono che con un vero allenatore al posto di Maradona, non ci sarebbe neppure bisogno di giocarli questi Mondiali per assegnare il titolo all'Argentina.
Osservando la rosa dei 23 convocati saltano però all'occhio delle assenze illustri come quelle degli interisti Zanetti e Cambiasso e del madridista Gago (oppure l'aver preferito Martin Palermo ai vari Boselli o Lisandro Lopez), solo per citare quelle più eccellenti.
Da quando Diego siede sulla panchina albiceleste ha fatto poche cose memorabili (in positivo) e si è segnalato più per figuracce di diverso genere come i gesti rivolti al pubblico dopo la partita contro l'Uruguay o le convocazioni farsa prima del match amichevole contro la Giamaica, che per le imprese sul campo.
La qualificazione è arrivata sul filo del rasoio e in questi 2 anni si sono viste tantissime facce nuove (troppe), ma non si è ancora vista un'idea ben definita di gioco.
In un contesto simile è difficile pronosticare l'Argentina come possibile vincitrice, ma la qualità della squadra effettivamente è di altissimo livello.
Samuel, Veron, Mascherano rappresentano il cuore della difesa e del centrocampo, ma è dalla cintola in su che la Selecciòn possiede un potenziale enorme.
La sola batteria di attaccanti composta da Messi, Tevez, Aguero, Higuain, Milito e Palermo porta in dote qualcosa come circa 170 gol stagionali tra tutte le competizioni, senza considerare pericolosi incursori come Maxi Rodriguez e Di Maria che hanno un ottimo fiuto del gol.
Inutile dire che però, tantissimo dipenderà dallo stato di forma della Pulga, che in nazionale stenta a trovare la definitiva consacrazione e se vuole eguagliare il suo illustrissimo precedessore deve sfruttare al meglio questa grande occasione.
Il Gruppo B composto anche da Corea del Sud, Nigeria e Grecia è abbordabile e non dovrebbe creare grossi problemi, mentre al momento è quasi impossibile definire l'avversaria degli ottavi, che uscirà dal gruppetto formato Messico, Uruguay e Francia, escludendo il Sudafrica padrone di casa.

E forse l'Olanda: gli Orange di Bert van Marwijk non vengono inseriti da molti tra le favorite di questa vigilia, però sono reduci da una serie impressionante di risultati positivi e anche nelle ultime amichevoli hanno dato spettacolo e vinto in scioltezza.
Sono inseriti nel Gruppo E con Giappone, Danimarca e Camerun che non rappresentano ostacoli insormontabili e rischiano di incontrare una tra Italia e Paraguay agli ottavi.
Il primo grande ostacolo quindi potrebbe essere il Brasile nei quarti, ma questa squadra ha tutte le carte in regola per fare bene e può contare su un collettivo di ottimo livello soprattutto in zona offensiva.
Il tessitore di tutte le trame offensive sarà Wesley Sneijder, che avrà il compito di innescare le bocche da fuoco dei tulipani: Robben, Van Persie, Kuyt, con Huntelaar, Elia e Babel a completare un reparto tra i meglio attrezzati dell'intera manifestazione.
Un centrocampo molto dinamico e una difesa rocciosa completano l'opera, per una delle più pericolose outsider di questo Mondiale.