domenica 25 luglio 2010

Guti, siempre Guti


La despedida de Guti

"Mi corazón siempre estará aquí"
. Dopo 24 anni passati a vestire la maglia del Real Madrid (di cui 15 in prima squadra) José Maria Gutiérrez Hernández meglio noto come Guti, con nessuna frase avrebbe potuto chiudere meglio la sua storia con i Galacticos.
Quest'oggi lascia il club merengue per chiudere la sua carriera in Turchia con la casacca bianconera del Besiktas di Bernd Schuster.
Si chiude oggi una etapa della sua carriera e anche della storia del Real visto che il gol numero 5000 nella Liga dei blancos e il 500° in Champion's portano entrambi la sua prestigiosa firma.
Lascia tutti dopo 541 partite e 77 gol, e dopo aver contribuito alla conquista di 5 Liga, 3 Champion's League, 2 Coppe Intercontinentali, una Supercoppa Europea e 4 Supercoppe di Spagna.
I tifosi del Bernabeu potranno solo ricordare i suoi immensi lampi di genio, i suoi fantastici assist e la sua grandissima qualità; un giocatore di cui Zidane e Ronaldo dissero rispettivamente: "Guti hace cosas que no las hace nadie en el mundo" e "Es excepcional. Para mí es una honor jugar con él".
Un giocatore unico ed irripetibile che negli anni ha sempre avuto problemi con tutti gli allenatori che si sono susseguiti sulla scottante panchina del Bernabeu per via di alcune sue dichiarazioni e per la sua vita fuori dal campo (celebre la sua frase "No me veo con 60 años en una discoteca hasta las seis de la mañana, me veo ahora").
Da oggi, 25 luglio 2010 Guti non è più un giocatore del Real Madrid, e domani con l'addio ufficiale di Raul se ne andrò un'altro pezzo della storia recente del club blanco.
Nel giorno del suo addio non sono mancate delle dichiarazioni al miele nei suoi confronti:

Valdano:
"Se marcha un jugador único"

Sergio Ramos: "Se va del Madrid uno de los grandes del fútbol"

Florentino Pérez: "Guti sabe que el madridismo no le olvidará"

Ecco infine alcune parti salienti della sua conferenza stampa d'addio:

"He podido vivir con ellos momentos muy buenos y me voy sabiendo que el madridismo me quiere".
"Ha sido una etapa increíble. Ojalá en el futuro pueda volver a esta casa"
"Ha habido mucho cariño por su parte y por la mía. Le debo media vida al club: entré con nueve años y me voy con 33. Son muy importantes los valores que esta camiseta transmite a la gente y todos sabemos lo importante que es jugar en el Madrid".
"Hay que ser conscientes de que hay etapas que se cierran. Aquí se cierra una etapa gloriosa, hay que dar paso a la gente joven. Da igual como te llames, siempre llegan etapas difíciles como es la que estoy viviendo hoy: marcharme del Madrid".
"No es fácil irte de un club en el que has estado 24 años. Hemos decidido bilateralmente que es lo mejor para el club y para mí. Siempre te queda esa tristeza de no retirarte en el Madrid".
"El fútbol son etapas y hay que quedarse con los momentos buenos. Hemos vivido momentos muy buenos y hay que mirar hacia adelante. Me siento madridista, se acaba una etapa que podría haber sido este año o al que viene, pero era una etapa que iba a terminar. Son muchos años de relación con Jorge por lo que he podido hablar con él claramente porque somos amigos, nos hemos entendido a la perfección para llegar a un acuerdo".
"Sí lo estoy pero no soy de mostrar mis sentimientos. Mi familia sabe lo que estoy pasando por dentro. Da igual como te llames, llegan estos momentos y hay que estar entero".
"Todos nos arrepentimos, no sólo a nivel profesional también a nivel personal. No merece la pena mirar atrás. Las cosas malas que has hecho, las has hecho y no se pueden borrar. No sería justo criticarme ahora después de tantos años en el Madrid".
"No voy a mirar ahora en lo que he podido fallar, no lo puedo cambiar. Me hubiera gustado jugar más y ser más determinante, pero me quedo con los años y con las copas que hemos ganado"

martedì 13 luglio 2010

La Top11 del Mondiale



Il dream team di South Africa 2010

Con la vittoria della Spagna è andato ormai in archivio il Mondiale sudafricano che non sarà stata uno dei più belli di sempre, ma a suo modo è comunque storico.
Per la prima volta infatti le Furie Rosse si sono issate sul tetto del Mondo e per la prima volta una nazional europea ha trionfato al di fuori del proprio continente.

L'Uruguay è tornato tra le prime 4 del Mondo a distanza di 40 anni dall'ultima volta e grazie al tocco di mani di Suarez sulla linea contro il Ghana, ha scongiurato il primo storico approdo di una nazionale africana alle semifinali.
Nel Mondiale che avrebbe dovuto finalmente consacrare il calcio africano, si è assistito ancora una volta ad una recita pessima delle varie Algeria, Nigeria, Costa d'Avorio e addirittura il Sudafrica padrone di casa è riuscito nell'impresa di non superare la fase a gironi: tanto per cambiare si tratta della prima volta nella storia.
Fino ai quarti di finale questo era stato senza dubbio il Mondiale delle sudamericane che per la prima volta erano riuscite a superare in blocco la fase a gironi e avevano superato anche gli ottavi (Cile escluso che era stato eliminato dal Brasile) portando 4 squadre tra le prime 8 del Mondo.
Però dapprima il Brasile contro l'Olanda e poi l'indecifrabile Argentina di Maradona contro la Germania hanno dovuto lasciare la manifestazione, lasciando a tutti l'amaro in bocca per una finale che si preannunciava spettacolare almeno per fascino e blasone.
Le delusioni come sempre non sono mancate e sono da considerarsi tali, le pessime figure fatte da Italia e Francia che da prime della classe 4 anni fa, hanno lasciato il Sudafrica in maniera vergognosa.
Ma tra le delusioni va menzionata anche la Serbia che aveva un grandissimo potenziale almeno sulla carta, ma che non si è dimostrato poi tale sul campo, cosi come l'Inghilterra di Fabio Capello che si è sgretolata contro la Germania negli ottavi.
Di questi mondiali ci resteranno sicuramente le fastidiosissime vuvuzelas, il pianto di Jong Tae Se durante l'inno nordcoreano, il bacio di Casillas a Sara Carbonero durante le interviste dopo la vittoria di Johannesburg, i pronostici del polpo Paul, ma senza una ideale Top11 mancherebbe qualcosa.
In questi giorni tutti hanno detto la loro ed è giunto il momento di svelare la squadra ideale di South Africa 2010 secondo Sognando Futbolandia:


Casillas


Lahm Pique Puyol Salcido

Xavi Schweinsteiger Sneijder

Muller Forlan Villa


CT: Joachim Loew

lunedì 12 luglio 2010

¡Arriba España!


La Spagna è Campione del Mondo

Forse era già scritto, forse è giusto cosi. La vittoria della Spagna è l'epilogo più logico per un Mondiale che ha visto trionfare la squadra più forte del Mondo.
Olanda-Spagna alla vigilia era la finale delle prime volte perchè ne Orange ne Furie Rosse erano mai saliti sul gradino più alto del podio nella manifestazione iridata e mai nella storia una squadra europea aveva trionfato fuori dal Vecchio Continente. In un colpo solo gli iberici hanno centrato l'en plein al primo tentativo.
Campioni d'Europa e Campioni del Mondo nel giro di 2 anni; solo la mitica Germania di Muller e Beckenbaur c'era riuscita nel biennio 1972-1974 centrando il titolo mondiale anche in quel caso contro gli olandesi.
Dopo una storia che li voleva sempre assenti ingiustificati nelle grandi occasioni, gli spagnoli in 2 anni si sono lasciati alle spalle tutti i loro complessi e hanno dato libero sfogo al loro immenso talento.
La finale di Vienna agli Europei del 2008 ha rappresentato la svolta dal punto di vista psicologico per una nazionale che improvvisamente si è riscoperta non solo bella, ma anche vincente.
Il cambio da Aragones a Del Bosque non è stato traumatico per i giocatori perchè l'ex tecnico merengue non ha avuto la presunzione di cambiare una squadra già perfetta, ma si è limitato solo a cambiare alcune cose (ha dato un assetto maggiormente conservativo, lasciando meno iniziativa ai centrocampisti) e ad inserire alcuni giocatori come Piquè e Busquets nell'11 titolare.
Ben presto si è capito che anche con il buon Vicente la strada intrapresa era quella giusta: 10 vittorie su 10 partite nel girone di qualificazione al Mondiale e una serie di dimostrazioni di forza in amichevoli di lusso al cospetto di grandi nazionali come Argentina e Francia.
Nonostante le premesse ottime, l'esordio con la Svizzera era stato una doccia fredda per le ambizioni delle Furie Rosse. Da quel momento in poi, però, sono arrivate solo vittorie; e se il 2-0 all'Honduras è stato una pura formalità, la vittoria contro il Cile ha rappresentato uno dei momenti più importanti visto che è valsa il primo posto nel girone, con la conseguente certezza di non incontrare il Brasile negli ottavi.
Il Portogallo era un avversario più modesto, ma per gran parte della gara ha tenuto in scacco gli iberici, che solo grazie a Villa hanno trovato il gol per aprire il match e superare un Eduardo monumentale fino a quel momento.
Nei quarti anche il Paraguay è stato superato con una rete del Guaje, ma il grande protagonista è stato Iker Casillas che dapprima ha neutralizzato il rigore di Cardozo e poi nel finale ha compiuto 2 miracoli che hanno regalato la qualificazione.
In semifinale, dinanzi alla brillante Germania di Loew si è vista la miglior Spagna. Ci sono volute sei partite prima di rivedere degli sprazzi della squadra meravigliosa che aveva dominato gli Europei, ma finalmente i vari Puyol, Xavi, Iniesta, Villa hanno fatto valere tutta la loro esperienza, la maggior caratura internazionale e l'abitudine a giocarsi qualcosa di importante.
Il monologo spagnolo è durato per tutti i 90 minuti e se solo ci fosse stato un maggior cinismo sotto porta nel finale, la partita sarebbe potuta finire in goleada. Sulla carta la finale sembrava abbastanza scontata eppure, l'aggressività degli olandesi ha messo in grande difficoltà gli uomini di Del Bosque che non hanno avuto il tempo di ragionare e l'elevato numero di falli non ha permesso ai mediani di tessere la loro tela con una certa continuità.
In un contesto simile, ne è venuta fuori una partita abbastanza bloccata, dove hanno fatto notizia maggiormente le colossali occasioni fallite da Robben a tu per tu con Casillas e Villa che si è presentato all'appuntamento più importante con le polveri bagnate.
Non sono bastati i 90 minuti a decretare un vincitore e quando l'epilogo ai calci di rigore sembrava ormai scontato, Iniesta ha trafitto Stekelenburg con un destro all'angolino. La dedica a Jarque e la corsa verso i tifosi resterà una immagine indelebile nella memoria dei tifosi spagnoli di chissà quante generazioni a venire. Il fischio finale di un pessimo Howard Webb ha dato il là ai festeggiamenti di una nazione intera che non aveva mai conosciuto una gioia simile.
E' il trionfo di Del Bosque, di una generazione di giocatori fantastici e di tutto un movimento sportivo che ormai da anni domina la scena mondiale non solo nel calcio, ma anche in altri sport individuali.
Onore anche ai vinti che per la terza volta si devono accontentare di aver solo partecipato alla finale, ma che obiettivamente non avrebbero meritato di vincere per quanto visto in campo, anche se le occasioni per chiudere il match c'erano state, ma sono state sciupate.
La prima volta dell'Africa è coincisa dunque con la prima volta della Spagna che dopo aver atteso a lungo il suo momento, oggi si gode la sua festa, consapevole di essere non solo la nazionale più forte del Mondo, ma di essere finalmente anche Campione del Mondo!!!

domenica 4 luglio 2010

¡Adios Diego!


Brasile e Argentina salutano il Mondiale

Se fino alle 16:00 del 2 luglio, questo era stato il Mondiale delle sudamericane, in soli 2 giorni e 4 partite si è totalmente capovolta la situazione, con il calcio europeo che è tornato prepotentemente in corsa piazzando 3 squadre in semifinale.
I quarti di finale hanno regalato il primo, vero, grande scossone alla manifestazione con la clamorosa (ma non inaspettata) eliminazione delle 2 grandi del calcio d'oltreoceano.
Negli ultimi giorni si era tanto parlato di una probabile finale tra Brasile e Argentina, ma resterà anche per quest'anno, solo ed esclusivamente un sogno.
Il Brasile, infatti, ha abbandonato la Coppa contro l'Olanda che approda in semifinale a distanza di 12 anni dall'ultima volta.
Non è bastato il gol del vantaggio marcato da Robinho in apertura per incanalare il match come speravano i verdeoro che sono calati alla distanza, non riuscendo a chiudere la gara nel primo tempo, dove avevano dominato per larghi tratti.
Le cause della sconfitta sono varie, ma il volto della disfatta non può che essere quello di Felipe Melo.
L'assist per il gol iniziale lasciava ben sperare in vista del prosieguo, ma prima l'autogol in compartecipazione con Julio Cesar (che da buon portiere interista ha preferito emulare Zenga a Italia90) e poi l'espulsione per un fallo ignobile su Robben, hanno macchiato in maniera indelebile la sua prestazione.
Ma le colpe non sono solo sue. Anche Dunga ha le sue responsabilità per averlo schierato, nonostante contro il Cile la sua mancanza non si sia fatta minimamente sentire. I cambi tardivi sono un altro punto a sfavore del CT, cosi come l'ingresso dell'improponibile Gilberto che non ha mai visto Robben.
Difficile stabilire fin dove arrivino i demeriti della Seleção e dove iniziano i meriti di un'Olanda che come al solito sembrava venire meno proprio sul più bello, ma con un piccolo aiutino della sorte è riuscita a riequilibrare il match e dopo il gol del vantaggio ha anche avuto diverse opportunità per dilagare.
Dopo anni trascorsi ad inseguire un'idea di calcio bello ed impossibile, gli Orange hanno intrapreso la via della concretezza, lasciando agli altri i fronzoli e badando in primis al risultato.
L'avvicinamento al Mondiale, lasciava presagire un'altra Olanda, più votata allo spettacolo, ma in queste 5 gare seppur non sia visto un gioco corale sono arrivate 5 vittorie con 9 gol fatti e 3 subiti.
Il rientro di Robben è servito a dare imprevedibilità all'attacco, dove continua a brillare la stella di Wesley Sneijder che sta portando a termine il suo anno perfetto, prendendosi rivincite a destra e a manca.
La doppietta con cui ha estromesso i brasiliani, gli fa fare anche un bel balzo in avanti verso la conquista del Pallone d'Oro che a questo punto è molto più che un semplice sogno.
La difesa ha mostrato delle crepe nel primo tempo, ma a compensare questa lacuna, c'è una fase difensiva convincente, in cui emerge il lavoro sporco di Kuyt che permette ai suoi compagni di attacco di agire tranquillamente, correndo per se e per gli altri.
A questo punto c'è solo l'Uruguay sulla strada che porta alla finale di Johannesburg.
Già, proprio l'Uruguay di Tabarez che è la vera e propria rivelazione del Mondiale. Il quarto di finale meno nobile è stato anche quello che ha regalato più emozioni.
Dopo 120 minuti ci poteva essere la svolta con Suarez che si è sostituito a Muslera nel parare la conclusione ghanese sulla linea di porta. Rigore ed espulsione a tempo ormai scaduto: era l'occasione della vita per Asamoah Gyan che si ritrovava sui piedi un pallone carico di sogni e di speranze; a 11 metri dalla storia, però Gyan ha fallito e stampando il pallone sulla traversa ha strozzato in gola, le urla di gioia di un intero continente.
Ci sono voluti i tiri dal dischetto per decretare la prima semifinalista e a spuntarla è stata il vecchio Uruguay.
Nessun appuntamento con la storia per il calcio africano che nemmeno in casa ha superato lo scoglio dei quarti di finale, mentre la Celeste può scrivere un'altra pagina della sua gloriosa storia calcistica.
A distanza di 40 anni dalla semifinale contro il Brasile di Pelè a Messico70 si ritorna tra le prime 4 del Mondo, e per un paese di nemmeno 4 milioni di abitanti è un'impresa pazzesca.
Il volto di allora era il grandissimo portiere Mazurkiewicz, quelli di oggi invece sono Forlan e Suarez che stanno toccando picchi vertiginosi in terra sudafricana.
L'attaccante dell'Atletico Madrid è spesso sottovalutato dalla critica, nonostante sia a pieno merito tra i primi 10 del Mondo e in questo torneo è diventato il simbolo dell'orgoglio Charrua.
Suarez è sublime in alcune giocate e se la Celeste andrà a giocarsi la partita contro l'Olanda, quasi tutto il merito è suo che si è sacrificato per il bene della squadra e dovrà scontare per questo una giornata di squalifica, proprio nella gara più importante (per ora...).
Pensare che il 5° posto nel girone di qualificazione e lo spareggio contro il Costa Rica non erano un biglietto da visita promettente alla vigilia; eppure Tabarez ha saputo schierare una squadra tignosa, difficile da affrontare, votata al sacrificio (è la squadra che corre di più in fase di non possesso) e dotata del talento necessario in avanti per far male a chiunque.
Ora bisognerà vivere alla giornata, ma sognare non costa nulla per un popolo che da 60 anni non assapora la gioia di alzare al cielo la Coppa.
A fare da contraltare ad un popolo Charrua in festa, c'è un paese intero di piange una disfatta storica.
L'Argentina di Maradona ha trovato nella Germania un ostacolo insormontabile e ha dovuto abbandonare di nuovo ai quarti nel remake della sfida di 4 anni fa.
In quell'occasione ci vollero i calci di rigore, stavolta è bastata l'organizzazione e la grinta dei tedeschi per asfaltare la Selecciòn con un 4-0 inappellabile.
Il risultato cosi netto e schiacciante non lascia spazio a recriminazioni per una squadra ed un tecnico che hanno vissuto 90 minuti da incubo al Green Point Stadium di Cape Town.
Nelle prime 4 gare si era avuta la netta sensazione di un'Argentina fragile, che mascherava le sue evidenti lacune con l'immenso talento dei suoi attaccanti e che prima o poi dinanzi ad un grande avversario sarebbe capitolata.
Difficile immaginare un epilogo differente alla luce di quanto visto in campo e col sennò di poi, le premesse non erano poi cosi diverse.
L'albiceleste non ha mai dato una minima parvenza di squadra, senza un'idea di gioco e soprattutto senza un allenatore. Solo i suoi talenti le avevano permesso di arrivare indenne tra le prime 8 del Mondo e di ingannare tifosi e critici (non i più attenti però) facendo accrescere le aspettative intorno a questi 11 giocatori.
La Germania invece è prima di tutto una squadra, un collettivo che sa come muoversi e ha un'idea di gioco ben definita e in questo si vede moltissimo la mano di Loew che ha avuto il coraggio di imporre le sue idee e ha trovato un gruppo dedito al lavoro che ha saputo mettere in pratica i suoi insegnamenti.
In fondo è tutta qui la differenza tra le due squadre: sudamericani messi in campo a caso dal più grande di tutti (quando giocava) che non è un'allenatore e non potrà mai esserlo; tedeschi disposti in campo da squadra vera, da uno studioso del calcio, che cura i particolari e fa della spettacolarità un suo marchio di fabbrica.
I giovani con la loro freschezza hanno fatto il resto abbinando una forza muscolare tipicamente teutonica ad un talento che non sempre ha contraddistinto i giocatori tedeschi.
Il giusto mix tra giovani ed esperti ha fatto si che questa nazionale si candidasse come grande outsider del torneo, anche se la storia ci insegna che la loro costanza è impareggiabile se si pensa che su 17 partecipazioni hanno centrato per 12 volte le semifinali.
Tra i protagonisti è impossibile non menzionare Klose che nel giorno della sua presenza numero 100 ha messo a segno una doppietta che lo porta a solo un gol dal record di Ronaldo come marcatore all time della Coppa del Mondo.
Impressionante poi la parabola di Muller che dalla squadra amateur del Bayern si ritrova ad un passo dalla finale e con il gol di ieri si è preso una grandissima rivincita su Maradona; peccato solo per il cartellino giallo che gli impedirà di giocare la semifinale.
Però è doverso menzionare tutti, perchè se questa Germania si sta rivelando una squadra fantastica il merito è di tutti i titolari, nessuno escluso.
Ad attenderli in semifinale ci sarà la Spagna che ha dovuto faticare più del previsto per domare il Paraguay.
Ancora una volta è stato Villa a mettere la parola fine su una partita che le Furie Rosse non riuscivano a portare a casa e avevano anche rischiato di perdere se non fosse stato ingiustamente annullato un gol a Valdez per inesistente fuorigioco.
Nonostante l'ennesima vittoria gli iberici non convincono. La manovra è troppo lenta e manca un riferimento in avanti viste le pessime condizioni di Torres.
Infatti, oggi come oggi, Del Bosque è prigioniero del suo più grande talento che non è riuscito a recuperare del tutto dall'infortunio che ne ha condizionato la stagione e al momento rappresenta uno dei punti deboli dei campioni d'Europa.
Il possesso palla, infatti, non trova sbocchi in avanti e il solo Villa è in grado di proporre qualcosa in avanti come dimostrato dai suoi 5 gol che ne fanno il capocannoniere della manifestazione.
Per fortuna contro i Guarani si è rivisto in grande forma San Iker Casillas che ha prima neutralizzato il rigore di Cardozo e poi nel finale ha frustrato le speranze degli uomini di Martino di raggiungere il pareggio con un grandissimo doppio intervento.
A Durban, dunque, andrà in scena il remake della finale degli Europei del 2008 che vide la Spagna issarsi sul tetto d'Europa, ma stavolta la sfida potrebbe prendere una piega differente vista la capacità dei tedeschi di far male nelle ripartenze.
Dall'altra parte c'è una squadra che fa del possesso un suo punto di forza e il tiki taka spagnolo potrebbe creare non pochi problemi al centrocampo della Germania che ha avuto vita facile contro quello argentino, ma potrebbe correre spesso a vuoto per cercare di sradicare la palla dai piedi di Xavi e Iniesta.
Se l'Olanda dall'altra parte del tabellone parte favorita, in questa sfida è molto difficile azzardare un pronostico anche se la storia, la tradizione e l'abitudine della Germania a giocare certe gare, la fanno partire con un piccolo vantaggio, che però la Spagna potrebbe annullare se riuscisse a far valere il suo maggior talento e la sua grandissima qualità.