Dopo 7 anni i rossoneri vincono il tricolore
Il pareggio della scorsa settimana in casa della Roma ha sancito la matematica vittoria del Milan in Serie A con ben 2 giornate d'anticipo. Cosi come nell'ultima occasione sono stati ancora i giallorossi gli spettatori della festa tricolore milanista, ma stavolta senza rancore vista l'uscita prematura dai giochi scudetto.
Sabato è andata in scena la vera e propria festa con tanto di passerella trionfale sul campo contro un Cagliari sparring partner ideale, che non ha battuto quasi mai ciglio.
La prossima settimana la sfida di Udine, che per i friulani varrà un posto in Champion's League (seppur partendo dal terzo turno preliminare), chiuderà un'annata molto positiva per i rossoneri e pensare che solo 10 mesi fa nessuno avrebbe creduto ad un'impresa del genere.
Nell'estate del Mondiale, la città di Milano aveva ancora negli occhi il Triplete nerazzurro e il quasi immobilismo sul mercato lasciava presagire che il gap esistente tra le 2 milanesi non si sarebbe certo colmato.
A fine agosto però, per fortuna grazie all'intercessione del presidente Berlusconi e alla collaborazione di Mino Raiola in via Turati sono arrivati Ibrahimovic prima e Robinho poi, che hanno fatto passare in secondo piano i colpi precedenti che non avevano minimamente scaldato la piazza e ridato nuovo entusiasmo alla tifoseria.
L'acquisto dello svedese, reduce da 7 campionati nazionali vinti consecutivamente tra Olanda, Italia e Spagna, palesava il chiaro intento di riuscire a conquistare di nuovo un titolo in patria che mancava ormai dal lontano 2003/04.
Ai nastri di partenza però era sempre l'Inter la favorita nonostante l'addio del suo più grande fuoriclasse, e unico a fare la differenza a favore dei nerazzuri: Jose Mourinho.
L'inizio di campionato ha subito evidenziato alcune lacune della squadra di Allegri che non ha iniziato con il piede giusto, e solo dopo 11 giornate ha conquistato la vetta della classifica, senza più essere raggiunto.
Ben 27 giornate consecutive in vetta, con un cammino piuttosto netto che è iniziato con la vittoria nel derby firmata Ibrahimovic. Ci sono stati poi dei momenti di rilassamento a cavallo tra le feste natalizie e l'inizio del nuovo anno, ma grazie alla sapiente regia di Galliani e ancora una volta a Mino Raiola sono arrivati dei nuovi acquisti che si sono rivelati decisivi nella seconda metà di campionato.
Dall'autunno alla primavera si è completata la trasformazione del diavolo che Allegri ha plasmato a sua immagine e somiglianza; limando pian piano le abitudini di gioco degli anni precedenti e cambiando un pò alla volta il sistema e l'interpretazione.
Alla forzata assenza di Pirlo per infortunio si è sopperito grazie all'utilizzo dei 3 mediani che hanno conferito una notevole forza difensiva alla squadra e la geniale intuizione di schierare Boateng come trequartista centrale ha funto da raccordo ideale tra centrocampo e attacco.
L'arrivo a gennaio di Van Bommel ha poi completato l'opera. L'olandese si è piazzato davanti alla difesa e grazie all'esperienza e alle sue caratteristiche nuove rispetto agli altri centrocampisti ha sublimato l'idea di calcio di Allegri.
Risulta difficile trovare un volto scudetto, come può esserlo anche trovare un momento esatto di svolta, ma possiamo far coincidere entrambe le cose analizzando il derby di ritorno.
L'Inter si avvicinava all'appuntamento dell'anno forte di un'inerzia tutta a suo favore e in piena rimonta, con la possiiblità di issarsi in vetta alla classifica in caso di vittoria nella stracittadina.
Il Milan invece era reduce dalla sconfitta di Palermo ed era privo di Ibrahimovic squalificato, cosi si è presentato in un San Siro gremito schierando davanti Pato e Robinho e facendo affidamento su gente che aveva giocato meno come Zambrotta e Seedorf.
Il 3-0 finale non ha lasciato nessuna possibilità di replica agli sconfitti ed umiliati nerazzurri che non hanno potuto nulla contro una squadra messa molto meglio in campo, più cattiva e molto più reattiva.
Nel momento più difficile e più deteminante della stagione il gruppo si è ricompattato ed ha sfoderato una prestazione mostruosa che ha segnato il vero e proprio passo decisivo verso il titolo.
In un gruppo abbastanza coeso, spesso è venuto fuori il solista di turno, senza però mai perdere di vista il collettivo che in particolare durante la volata finale condizionata dall'assenza di Ibrahimovic ha saputo sopperire a tale mancanza con la grinta, la cattiveria agonista e la fame di vittoria che in passato a volte erano mancate.
E' la vittoria di Allegri, è la vittoria della difesa che è la migliore del torneo e nel girone di ritorno ha subito solo 7 reti e solo 1 a San Siro, nella sfida inutile dell'altra sera contro il Cagliari per mano di Cossu.
Quando si parla di difesa si pensa subito a Nesta e Thiago Silva, ma per essere più precisi bisogna far riferimento a tutta una fase difensiva che quest'anno è stata molto efficace.
A partire da Robinho che si è sacrificato moltissimo in copertura, passando per Boateng che è stato l'anima di questo Milan e simbolo vero del cambiamento.
Il ghanese ha messo in mostra doti fisiche spaventose e nei momenti topici della stagione ha sempre dato il suo contributo risultando uno degli uomini più determinanti, mancava in rosa un uomo con le sue caratteristiche e con la sua duttilità tattica.
Ha vinto la concorrenza di Seedorf nel ruolo che da sempre l'olandese non ha mai fatto mistero di preferire e ha "costretto" il vecchio Clarence a tornare sulla linea dei centrocampisti come ai tempi di Kakà e Rui Costa.
Gli va dato però atto di essere sempre stato un grandissimo professionista e nella volata finale è stato uno dei migliori contribuendo anche con 3 gol all'avvicinamento all'obiettivo. Sontuoso nel derby e a Firenze, questa sarà forse la sua ultima stagione in maglia rossonera e l'ha chiusa come meglio non poteva, da campionissimo quale lui è.
Dietro di lui i vari Gattuso, Flamini, Ambrosini e soprattutto Van Bommel hanno recuperato e giocato una mole impressionante di palloni proteggendo a dovere la miglior coppia centrale del mondo che vede in Thiago Silva il miglior interprete per distacco nel suo ruolo a livello mondiale.
Il brasiliano ha dato una sicurezza disarmante a tutta la retroguardia e sia con Nesta che con Yepes ha sempre costituito una linea maginot difficilmente superabile.
Da apprezzare anche il lavoro svolto da Abate che seppur con evidenti limiti tecnici ha svolto al meglio i suoi compiti sulla destra, senza mai lesinare impegno e dedizione.
La fascia sinistra non ha mai avuto un padrone fisso, ma nella volata finale è stata appannaggio di Zambrotta che ha messo a disposizione tutta la sua esperienza sebbene le gambe e il fiato non siano più quelle di una volta.
Merita una menzione speciale anche Abbiati che a distanza di oltre una decade è tornato a difendere i pali del suo Milan scudettato come ai tempi di Zaccheroni. La parata nel derby di ritorno su Thiago Motta resta l'immagine più significativa della sua stagione.
Ci sono stati più protagonisti che si sono susseguiti nel tempo per garantire una costanza di rendimento piuttosto omogenea nell'arco delle 38 giornate.
Il titolo di campione d'inverno è quasi tutto da ascrivere a Zlatan Ibrahimovic che ha dato il là alla cavalcata verso il tricolore grazie a tanti gol e ancor più assist.
Non è un caso che, con quello di quest'anno, sia reduce da un filotto di 8 campionati vinti consecutivamente, ma ha macchiato la sua ottima annata con le 5 giornate di squalifica nel finale che avrebbero potuto compromettere un cammino sin li abbastanza lineare.
Hanno fatto le sue veci i vari Pato, Cassano e Robinho che hanno garantito un buon bottino di reti sia giocando con lo svedese, sia in sua assenza.
Infine vale la pena spendere qualche parola d'elogio anche per Massimiliano Allegri che è arrivato a Milanello senza tanti clamori e poco a poco ha costruito il suo Milan mostrando anche di saper gestire alcune situazioni spinose come la posizione di Ronaldinho o la convivenza tra Ibrahimovic e Pato.
Dopo la gavetta e gli anni positivi a Cagliari culiminati però con l'esonero della passata stagione, il buon Max è stato promosso a pieni voti al suo primo anno da "grande" (da notare come abbia conquistato 12 punti su 12 negli scontri diretti contro le più immediate rivali Inter e Napoli).
Una buona fetta di titolo è sua e va divisa in parti uguali con Adriano Galliani che ancora una volta ha rappresentato un valore aggiunto per questa squadra realizzando alcuni colpi di mercato che hanno segnato in positivo il prosieguo dell'annata rossonera.
Una piccola rivincita su chi lo aveva giustamente criticato per aver venduto fumo negli anni precedenti dove il mercato era sempre stato povero di soddisfazioni.
Dopo 7 anni dunque il Milan torna a vincere lo Scudetto e lo fa interrompendo il filotto dell'Inter che tra scudetti vinti sul campo contro avversari inesistenti e scudetti vinti in tribunale ormai dominava incontrastata da 5 anni, aggiudicandosi cosi quello che Fabio Capello aveva ribatezzato "il primo campionato vero dopo Calciopoli".
E' una vittoria bella, meritata e importante, ma resta pur sempre uno dei campionati più mediocri degli ultimi anni dove i vari avversari si sono eliminati man mano a vicenda o con le proprie mani.
Una Serie A livellata verso il basso dove per lunghi tratti della stagione l'avversario più accreditato per il titolo è stato il Napoli e questo la dice lunga sulla reale competitività del nostro calcio che ha abbandonato prematuramente l'Europa in entrambe le manifestazioni, collezionando magre figure.
Un campionato dove non si vedono distacchi abissali dalla vetta non per merito delle altre, ma per evidenti demeriti delle grandi che non possono confrontarsi, ora come ora, con le Big del continente.
Resta il dubbio (o la consapevolezza) che questo Milan cosi forte per le altre squadre d'Italia difficilmente avrebbe potuto centrare il titolo in altri campionati europei di alto profilo come la Liga, la Premier League o la Bundesliga e ad avvalorare questa tesi, a margine della festa, vorrei porre in evidenza un dato: Van Bommel scartato dal Bayern Monaco, Ibrahimovic scartato dal Barcellona (che ha vinto la Liga ed è in finale di Champion's League) e Robinho scartato dal Manchester City (vincitore della FA Cup) in questa stagione hanno fatto la differenza in Serie A, ma in Europa hanno fatto vedere ben poco.
Forse la differenza è tutta là...