domenica 4 luglio 2010

¡Adios Diego!


Brasile e Argentina salutano il Mondiale

Se fino alle 16:00 del 2 luglio, questo era stato il Mondiale delle sudamericane, in soli 2 giorni e 4 partite si è totalmente capovolta la situazione, con il calcio europeo che è tornato prepotentemente in corsa piazzando 3 squadre in semifinale.
I quarti di finale hanno regalato il primo, vero, grande scossone alla manifestazione con la clamorosa (ma non inaspettata) eliminazione delle 2 grandi del calcio d'oltreoceano.
Negli ultimi giorni si era tanto parlato di una probabile finale tra Brasile e Argentina, ma resterà anche per quest'anno, solo ed esclusivamente un sogno.
Il Brasile, infatti, ha abbandonato la Coppa contro l'Olanda che approda in semifinale a distanza di 12 anni dall'ultima volta.
Non è bastato il gol del vantaggio marcato da Robinho in apertura per incanalare il match come speravano i verdeoro che sono calati alla distanza, non riuscendo a chiudere la gara nel primo tempo, dove avevano dominato per larghi tratti.
Le cause della sconfitta sono varie, ma il volto della disfatta non può che essere quello di Felipe Melo.
L'assist per il gol iniziale lasciava ben sperare in vista del prosieguo, ma prima l'autogol in compartecipazione con Julio Cesar (che da buon portiere interista ha preferito emulare Zenga a Italia90) e poi l'espulsione per un fallo ignobile su Robben, hanno macchiato in maniera indelebile la sua prestazione.
Ma le colpe non sono solo sue. Anche Dunga ha le sue responsabilità per averlo schierato, nonostante contro il Cile la sua mancanza non si sia fatta minimamente sentire. I cambi tardivi sono un altro punto a sfavore del CT, cosi come l'ingresso dell'improponibile Gilberto che non ha mai visto Robben.
Difficile stabilire fin dove arrivino i demeriti della Seleção e dove iniziano i meriti di un'Olanda che come al solito sembrava venire meno proprio sul più bello, ma con un piccolo aiutino della sorte è riuscita a riequilibrare il match e dopo il gol del vantaggio ha anche avuto diverse opportunità per dilagare.
Dopo anni trascorsi ad inseguire un'idea di calcio bello ed impossibile, gli Orange hanno intrapreso la via della concretezza, lasciando agli altri i fronzoli e badando in primis al risultato.
L'avvicinamento al Mondiale, lasciava presagire un'altra Olanda, più votata allo spettacolo, ma in queste 5 gare seppur non sia visto un gioco corale sono arrivate 5 vittorie con 9 gol fatti e 3 subiti.
Il rientro di Robben è servito a dare imprevedibilità all'attacco, dove continua a brillare la stella di Wesley Sneijder che sta portando a termine il suo anno perfetto, prendendosi rivincite a destra e a manca.
La doppietta con cui ha estromesso i brasiliani, gli fa fare anche un bel balzo in avanti verso la conquista del Pallone d'Oro che a questo punto è molto più che un semplice sogno.
La difesa ha mostrato delle crepe nel primo tempo, ma a compensare questa lacuna, c'è una fase difensiva convincente, in cui emerge il lavoro sporco di Kuyt che permette ai suoi compagni di attacco di agire tranquillamente, correndo per se e per gli altri.
A questo punto c'è solo l'Uruguay sulla strada che porta alla finale di Johannesburg.
Già, proprio l'Uruguay di Tabarez che è la vera e propria rivelazione del Mondiale. Il quarto di finale meno nobile è stato anche quello che ha regalato più emozioni.
Dopo 120 minuti ci poteva essere la svolta con Suarez che si è sostituito a Muslera nel parare la conclusione ghanese sulla linea di porta. Rigore ed espulsione a tempo ormai scaduto: era l'occasione della vita per Asamoah Gyan che si ritrovava sui piedi un pallone carico di sogni e di speranze; a 11 metri dalla storia, però Gyan ha fallito e stampando il pallone sulla traversa ha strozzato in gola, le urla di gioia di un intero continente.
Ci sono voluti i tiri dal dischetto per decretare la prima semifinalista e a spuntarla è stata il vecchio Uruguay.
Nessun appuntamento con la storia per il calcio africano che nemmeno in casa ha superato lo scoglio dei quarti di finale, mentre la Celeste può scrivere un'altra pagina della sua gloriosa storia calcistica.
A distanza di 40 anni dalla semifinale contro il Brasile di Pelè a Messico70 si ritorna tra le prime 4 del Mondo, e per un paese di nemmeno 4 milioni di abitanti è un'impresa pazzesca.
Il volto di allora era il grandissimo portiere Mazurkiewicz, quelli di oggi invece sono Forlan e Suarez che stanno toccando picchi vertiginosi in terra sudafricana.
L'attaccante dell'Atletico Madrid è spesso sottovalutato dalla critica, nonostante sia a pieno merito tra i primi 10 del Mondo e in questo torneo è diventato il simbolo dell'orgoglio Charrua.
Suarez è sublime in alcune giocate e se la Celeste andrà a giocarsi la partita contro l'Olanda, quasi tutto il merito è suo che si è sacrificato per il bene della squadra e dovrà scontare per questo una giornata di squalifica, proprio nella gara più importante (per ora...).
Pensare che il 5° posto nel girone di qualificazione e lo spareggio contro il Costa Rica non erano un biglietto da visita promettente alla vigilia; eppure Tabarez ha saputo schierare una squadra tignosa, difficile da affrontare, votata al sacrificio (è la squadra che corre di più in fase di non possesso) e dotata del talento necessario in avanti per far male a chiunque.
Ora bisognerà vivere alla giornata, ma sognare non costa nulla per un popolo che da 60 anni non assapora la gioia di alzare al cielo la Coppa.
A fare da contraltare ad un popolo Charrua in festa, c'è un paese intero di piange una disfatta storica.
L'Argentina di Maradona ha trovato nella Germania un ostacolo insormontabile e ha dovuto abbandonare di nuovo ai quarti nel remake della sfida di 4 anni fa.
In quell'occasione ci vollero i calci di rigore, stavolta è bastata l'organizzazione e la grinta dei tedeschi per asfaltare la Selecciòn con un 4-0 inappellabile.
Il risultato cosi netto e schiacciante non lascia spazio a recriminazioni per una squadra ed un tecnico che hanno vissuto 90 minuti da incubo al Green Point Stadium di Cape Town.
Nelle prime 4 gare si era avuta la netta sensazione di un'Argentina fragile, che mascherava le sue evidenti lacune con l'immenso talento dei suoi attaccanti e che prima o poi dinanzi ad un grande avversario sarebbe capitolata.
Difficile immaginare un epilogo differente alla luce di quanto visto in campo e col sennò di poi, le premesse non erano poi cosi diverse.
L'albiceleste non ha mai dato una minima parvenza di squadra, senza un'idea di gioco e soprattutto senza un allenatore. Solo i suoi talenti le avevano permesso di arrivare indenne tra le prime 8 del Mondo e di ingannare tifosi e critici (non i più attenti però) facendo accrescere le aspettative intorno a questi 11 giocatori.
La Germania invece è prima di tutto una squadra, un collettivo che sa come muoversi e ha un'idea di gioco ben definita e in questo si vede moltissimo la mano di Loew che ha avuto il coraggio di imporre le sue idee e ha trovato un gruppo dedito al lavoro che ha saputo mettere in pratica i suoi insegnamenti.
In fondo è tutta qui la differenza tra le due squadre: sudamericani messi in campo a caso dal più grande di tutti (quando giocava) che non è un'allenatore e non potrà mai esserlo; tedeschi disposti in campo da squadra vera, da uno studioso del calcio, che cura i particolari e fa della spettacolarità un suo marchio di fabbrica.
I giovani con la loro freschezza hanno fatto il resto abbinando una forza muscolare tipicamente teutonica ad un talento che non sempre ha contraddistinto i giocatori tedeschi.
Il giusto mix tra giovani ed esperti ha fatto si che questa nazionale si candidasse come grande outsider del torneo, anche se la storia ci insegna che la loro costanza è impareggiabile se si pensa che su 17 partecipazioni hanno centrato per 12 volte le semifinali.
Tra i protagonisti è impossibile non menzionare Klose che nel giorno della sua presenza numero 100 ha messo a segno una doppietta che lo porta a solo un gol dal record di Ronaldo come marcatore all time della Coppa del Mondo.
Impressionante poi la parabola di Muller che dalla squadra amateur del Bayern si ritrova ad un passo dalla finale e con il gol di ieri si è preso una grandissima rivincita su Maradona; peccato solo per il cartellino giallo che gli impedirà di giocare la semifinale.
Però è doverso menzionare tutti, perchè se questa Germania si sta rivelando una squadra fantastica il merito è di tutti i titolari, nessuno escluso.
Ad attenderli in semifinale ci sarà la Spagna che ha dovuto faticare più del previsto per domare il Paraguay.
Ancora una volta è stato Villa a mettere la parola fine su una partita che le Furie Rosse non riuscivano a portare a casa e avevano anche rischiato di perdere se non fosse stato ingiustamente annullato un gol a Valdez per inesistente fuorigioco.
Nonostante l'ennesima vittoria gli iberici non convincono. La manovra è troppo lenta e manca un riferimento in avanti viste le pessime condizioni di Torres.
Infatti, oggi come oggi, Del Bosque è prigioniero del suo più grande talento che non è riuscito a recuperare del tutto dall'infortunio che ne ha condizionato la stagione e al momento rappresenta uno dei punti deboli dei campioni d'Europa.
Il possesso palla, infatti, non trova sbocchi in avanti e il solo Villa è in grado di proporre qualcosa in avanti come dimostrato dai suoi 5 gol che ne fanno il capocannoniere della manifestazione.
Per fortuna contro i Guarani si è rivisto in grande forma San Iker Casillas che ha prima neutralizzato il rigore di Cardozo e poi nel finale ha frustrato le speranze degli uomini di Martino di raggiungere il pareggio con un grandissimo doppio intervento.
A Durban, dunque, andrà in scena il remake della finale degli Europei del 2008 che vide la Spagna issarsi sul tetto d'Europa, ma stavolta la sfida potrebbe prendere una piega differente vista la capacità dei tedeschi di far male nelle ripartenze.
Dall'altra parte c'è una squadra che fa del possesso un suo punto di forza e il tiki taka spagnolo potrebbe creare non pochi problemi al centrocampo della Germania che ha avuto vita facile contro quello argentino, ma potrebbe correre spesso a vuoto per cercare di sradicare la palla dai piedi di Xavi e Iniesta.
Se l'Olanda dall'altra parte del tabellone parte favorita, in questa sfida è molto difficile azzardare un pronostico anche se la storia, la tradizione e l'abitudine della Germania a giocare certe gare, la fanno partire con un piccolo vantaggio, che però la Spagna potrebbe annullare se riuscisse a far valere il suo maggior talento e la sua grandissima qualità.

5 commenti:

  1. beeeello!!sei troppo potente!!J

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  2. Sono uno dei pochi che non si è fatto abbagliare dai risultati della selecciòn nelle prime partite,sapevo che l'Argentina nella sfida decisiva contro la Germania avrebbe dimostrato tutti i suoi limiti, soprattutto in fase difensiva.Demichelis è tanto forte fisicamente quanto macchinoso, Otamendi non è un fulmine di guerra e a ciò si è aggiunto anche l'infortunio di the wall Samuel che di certo non ha migliorato la situazione.Inoltre, nonostante la difesa non avesse nessun terzino di ruolo e quindi fosse in teoria abbastanza bloccata x incapacità di spinta offensiva (a differenza del Brasile per esempio)con rischio contenuto di rimanere scoperti,in pratica la squadra si è trovata troppo spesso sbilanciata, con il solo Mascherano a dar man forte in fase di recupero.Per quanto potesse essere forte l'ascendente del pibe de oro sui suoi ragazzi, era difficile pretendere da Di maria di giocare in un centrocampo a tre,era necessario inserire uno tra Veron e Bolatti per dare consistenza alla linea mediana ma non è stato fatto.In conclusione penso che l'uscita dell'Argentina sia la dimostrazione che anche in un campionato mondiale il commissario tecnico non debba essere solo un buon motivatore (e su questo punto non penso che a Maradona possano essere mosse molte critiche, anzi..)ma soprattutto un buon allenatore.Loew docet.

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  3. Concordo con te sull'analisi della retroguardia Argentina, tranne che su Otamendi che non è un terzino destro, bensi un centrale e quindi non può essere valutato a dovere perchè giocava fuori ruolo.
    Le critiche a Maradona però devono esserci perchè è stato lui a schierare Demichelis (una sciagura) e non Samuel che sembrava essere recuperato per questa gara.
    E' lui ad aver messo in campo un centrocampo che definire inadeguato è eufemistico.
    Di Maria sulla carta doveva essere uno dei 3, ma in campo è stato schierato sulla linea dei trequartisti alle spalle di Higuain, lasciando difatti solo Mascherano e Maxi Rodriguez ad interdire.
    Maxi Rodriguez fuori ruolo visto che non è certo un centrale.
    Difficilmente credo che uno tra Bolatti e Veron potesse essere realmente d'aiuto visto che contro la dinamicità dei tedeschi la Brujita sarebbe scomparsa e lo stesso Bolatti non eccelle da questo punto di vista.
    Inoltre siccome ha detto che Messi era libero di trovarsi la posizione in campo, vedendo l'errore del suo giocatore che andava a prendersi la palla sulla linea dei difensori, avrebbe anche potuto dirgli di avanzare il suo raggio d'azione.
    Come motivatore è stato encomiabile, ma nemmeno per un istante ha dato l'impressione di essere un allenatore.

    Ciao ;-)

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  4. Solitamente un grande calciatore diventa un modesto allenatore...

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  5. In genere è cosi però ci sono anche delle eccezioni come Cruijff, Beckenbauer, per citare 2 campionissimo, ma anche dei grandi giocatori come Ancelotti, Zagalo, Dunga, Capello sono diventati ottimi allenatori.

    Maradona non è tra questi ;-)

    Ciao

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