giovedì 6 agosto 2009

Tale padre, tale figlio



La revancha de la Brujita


Juan Sebastián Verón
, basterebbe il nome per rievocare grandi momenti di calcio internazionale dell'ultima decade.
Ormai è passato quasi un mese dalla conquista della Copa Libertadores e con un pò di ritardo è giunto il momento di rendere omaggio al simbolo dell'Estudiantes, al giocatore che all'indomani della finale è stato definito il più grande della storia del Pincha dal tecnico Sabella.
Parole di stima che arricchiscono la lunga lista di elogi ricevuti in carriera, elogi che però sembravano essere finiti in seguito al suo ritorno in Argentina.
Il calcio europeo e in particolare quello italiano lo avevano dato per finito troppo presto, ma negli ultimi anni a Mar del Plata la Brujita si è tolta delle belle soddisfazioni e zittito molti dei suoi detrattori.
I suoi 9 anni in Europa sono stati coronati da successi, ma anche incomprensioni e critiche a volte molto dure.
Gli inizi nella Genova doriana lasciavano già intravedere le potenzialità di quello che sarebbe diventato poi il cuore del Parma e della Lazio poi. Prima in Emilia e poi a Roma l'argentino ha vissuto i momenti più belli della sua parentesi nel vecchio continente.
Ad inizio millennio era uno dei migliori centrocampisti d'Europa come dimostra la cifra sborsata dal Manchester United per accaparrarselo. All'Old Trafford però non è riuscito mai ad entrare nel cuore dei tifosi che gli imputavano di essere troppo lento e individualista, cosi dopo sole 2 stagioni (e una Premier vinta) è stato uno dei primi acquisti dell'era Abramovich a Londra.
Nemmeno a Stamford Bridge però è riuscito a sfondare cosi ha deciso di ritornare all'Inter dal suo vecchio estimatore e compagno di squadra alla Lazio e alla Samp Roberto Mancini.
L'Inter del pre-calciopoli però era una squadra perdente, costruita male e con diversi problemi interni. Ciò nonostante arrivò la vittoria in Coppa Italia e poi un suo gol al Delle Alpi di Torino regalò anche una Supercoppa Italiana contro la Juventus.
Nella sua seconda stagione interista il progetto tattico del Mancio del doppio regista naufragò in fretta e la sua convivenza con il cileno Pizarro si rivelò un problema, cosi al termine di quella stagione e in piena bufera Calciopoli, Veron decise di ritornare in patria.
All'Estudiantes fu subito accolto come un Re, ma nessuno, lui compreso poteva immaginare che sarebbe stato solo l'inizio di una nuova giovinezza, ricca di soddisfazioni e vittorie.
Sotto la sapiente guida del Cholo Simeone il Pincha riusci nell'impresa di rimontare il Boca Juniors nella rincorsa all'Apertura 2006. All'ultima giornata, complice la sconfitta del Boca in casa contro il Lanus, ci fu l'aggancio in vetta e il susseguente spareggio per il titolo al Jose Amalfitani.
I gol di Pavone e Jose Sosa regalarono all'Estudiantes il titolo che mancava ormai da tempo immemore e Veron conquistava cosi il suo primo trofeo in Argentina a 31 anni suonati. Grazie a quell'impresa Veron riusci a meritare anche la convocazione nella Selecciòn per la Copa America 2007.
La sua convivenza con Riquelme si rivelò possibile e l'Argentina sembrava dover mettere in scioltezza le mani sulla Copa, salvo arrendersi in finale al Brasile di Dunga.
Quella sconfitta ha messo fine alla generazione dei perdenti di successo in Argentina di cui lui è degno esponente in compagnia dei vari Ayala, Riquelme, Abbondanzieri, Crespo, Zanetti, Sorin, ecc...
Quando il suo feeling con la nazionale sembrava finito però, il suo Estudiantes ha ripreso a volare e anche Maradona, nuovo Ct della Selecciòn, non ha potuto fare a meno ci convocarlo di nuovo in nazionale.
Dopo la vittoria in patria, infatti, il Pincha ha iniziato ad assumere una dimensione internazionale sotto la guida di Astrada che ha condotto i suoi fino alla finale di Sudamericana nel 2008 persa per un soffio al Beira Mar di Porto Alegre contro l'Internacional dopo aver rimontato in trasferta il gol di Alex che sembrava spegnere le speranze di vittoria di Veron & Co. già all'andata.
Al termine della stagione nonostante tutto però è stato eletto Pallone d'Oro del Sud America tra lo scetticismo di alcuni addetti ai lavori che lo reputavano più un premio alla carriera, che alla stagione giocata.
Il 2009 però è stato l'anno della revancha, rivincita verso il calcio brasiliano, rivincita verso tutti quelli che ormai da anni lo davano per finito, rivincita non solo per lui, ma anche per i vari Boselli, Andujar e Gastòn Fernandez.
Il cammino in Libertadores è stato netto, senza sbavature e costellato da importanti affermazioni esterne che hanno sancito la forza dell'11 di Sabella.
Per arrivare alla finale l'Estudiantes ha dovuto avere la meglio degli ostici uruguagi del Defensor e del Nacional, sconfitti addirittura a Montevideo.
In finale invece hanno trovato ad attenderli i brasiliani del Cruzeiro, veri favoriti per la vittoria finale dopo aver eliminato il fortissimo Gremio in semifinale.
Cosi come nell'Apertura 2006 il Pincha ha dovuto rincorrere l'avversario e ha conquistato la vittoria in rimonta.
Lo 0-0 di Mar del Plata regalava più di una speranza alla Raposa di alzare la Copa e il gol di Henrique ad inizio ripresa lasciava presagire un epilogo quasi scontato. I gol di Fernandez e Boselli però hanno consentito ad un Estudiantes magistralmente guidato in campo da un sublime Veron di mettere le mani sulla Copa dopo lunghissimi anni di attesa.
All'indomani della vittoria a Belo Horizonte il tecnico Sabella si è sbilanciato definendo Veron il miglior giocatore della storia dell'Estudiantes. Addirittura meglio di suo padre Juan Ramòn.
La Copa sarebbe potuta finire nella bacheca del Mineirao, ma non sarebbe stata la stessa cosa, era troppo suggestivo il passaggio di consegne da Veron padre a Veron figlio ultimi 2 capitani del Pincha che si issa sul tetto del Sud America.
Per eguagliare suo padre a questo punto non gli resta che salire sul tetto del mondo e quindi battere il Barcellona nella finale del Mondiale per Club.
A quel punto potrà davvero essere considerato il miglior giocatore della storia del club, anche meglio di suo padre che dal canto suo però nel 1968 è riuscito a conquistare il Mondo con un gol all'Old Trafford contro il Manchester United, firmando senz'altro il momento più alto nella storia ultracentenaria del club di Mar del Plata.
A Veron il compito di diventare il più grande di sempre a 34 anni e cercare di fare ancora di più visto che nel 2010 ci sono i Mondiali e per lui sarà l'ultima possibilità di vincere qualcosa di importante con la maglia della Selecciòn e come lui stesso ha dimostrato in questi anni, non è mai troppo tardi per vincere.

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