Analisi alla vigilia di Milan-Juventus
Questa sera, ore 20:45, a San Siro si giocherà Milan-Juventus. Il vero derby d'Italia, non quello per definizione. La squadra più vincente in patria contro quella più vincente in Europa.
Milan-Juve evoca da sempre grandi ricordi ed in altre stagioni è valsa una fetta di scudetto, ma quest’anno non sarà cosi, anche se non sarà mai una partita come le altre.
Il gol di Muntari, ormai è solo un ricordo lontano. Strascichi polemici di una vita fa, calcisticamente parlando.
Eh già, sono passati solo 9 mesi da quell'errore che ha macchiato l'esito del campionato nella scorsa stagione, eppure sembra già passata un'eternità.
La Juventus corre veloce come allora, forse non è più imbattibile, ma la sua fame resta immutata ed in più ha acquisito una mentalità vincente ed ha aggiunto i muscoli e la corsa di Asamoah all'11 titolare (Giovinco, Pogba, Lucio, Isla, Bendtner; sono acquisti discreti, ma nell'immediato hanno praticamente solo allungato la panchina).
Il Milan dal canto suo sta vivendo una stagione altalenante, nata male, con lo smembramento di quasi tutta la squadra. In un sol colpo sono andati via il miglior difensore del mondo ed il giocatore più destabilizzante degli ultimi 20 anni in Italia (6 campionati vinti, su 7 disputati, 2 volte capocannoniere, 219 presenze, 122 gol e 51 assist). Oltre a Thiago Silva ed Ibrahimovic, sono andati via anche i vari Nesta, Seedorf, Gattuso, Inzaghi, Cassano, Zambrotta e Van Bommel; a testimonianza di una voglia di rinnovamento, che in realtà è solo un adeguamento implicito ad una situazione di dissesto economico in cui il club versa da anni, ma che è sempre stata mascherata dall’intervento del presidente. Oggi non è più cosi. Berlusconi ha perso l’entusiasmo di una volta e la crescente influenza dei suoi figli nelle decisioni economiche riguardanti il club, ha portato a significativi cambiamenti.
Il mercato rossonero di quest’estate ne è un chiaro segno. Sono arrivati giocatori inadeguati (Traorè, Constant, Acerbi), giovani da formare psicologicamente (Bojan, Traorè) e giocatori in cerca di rilancio (Zapata, Pazzini, Montolivo). L’unico vero acquisto è stato l’olandese Nigel De Jong. Unico neo: anni di esperienza in Premier League hanno forgiato e “legalizzato” il suo stile di gioco rude e a tratti scorretto; insomma un Flamini con meno qualità e ancor minore propensione a fare gioco.
Ma chi arriva meglio a questa sfida?
Facile rispondere! La Juventus è prima in campionato ed è reduce dalla roboante vittoria a corollario di una prestazione monstre contro i campioni d’Europa del Chelsea, fatta d’intensità e rabbia agonistica.
Armi che potrebbero sgretolare un Milan che sbaglia spesso l’approccio alla partita e contro avversari di caratura superiore, rischia seriamente di non rientrare in gara e di prendere un’imbarcata. La pericolosa tendenza ad andare sempre in svantaggio è ormai il leit motiv di questa stagione disastrosa ed il solo El Shaarawy potrebbe non bastare sempre, e contro squadre con un centrocampo dinamico, veloce ed intenso come quello bianconero, servirebbe un gioco corale che al momento resta una chimera e non c’è nemmeno l’Ibrahimovic di turno a mascherare le lacune di una squadra strutturata male.
Dalla cintola in su la squadra di Allegri, è tra le prime 5 del campionato, ma difesa e centrocampo sono totalmente inadeguate alla massima serie. Inoltre giocatori come Boateng e Nocerino hanno subito una vertiginosa involuzione dopo l’addio dello svedese che ne aveva esaltato a dismisura qualità e doti realizzative (o forse sono solo tornati sui loro livelli standard pre-Ibra) e Pato ormai è un vero e proprio problema. Le sue dichiarazioni dopo il match di coppa sono state la classica nota stonata dopo la vittoria del Constant Vanden Stock che ha segnato il passaggio del turno agli ottavi di Champion's League e ha regalato qualche ora di serenità al tecnico livornese che ormai vive sulla graticola da diversi mesi a questa parte.
Nonostante le dichiarazioni di facciata di Galliani, sembra evidente che il povero Max sia ancora alla guida del Milan solo per motivi di ragione economica essendo comunque oneroso il suo esonero e la mancanza di alternative credibili al momento sposta di giorno in giorno in avanti il suo addio. Forse fino a giugno, forse prima.
L’impressione è che anche un eventuale risultato negativo contro i bianconeri non cambierà le cose, però il suo credito sta per finire e sconfitta dopo sconfitta si infittiscono le voci di altri candidati alla scottante panchina milanista che non fanno altro che minare il suo umore ed il suo rapporto già traballante con lo spogliatoio e con la stampa.
Il sogno praticamente impossibile resta Guardiola, ma in alternativa sarebbe un grancolpo riuscire a strappare Montella ai Della Valle (terza scelta, a mio avviso, il ritorno in Italia di Spalletti ormai al capolinea della sua avventura in Russia).
La Juventus arriverà carica di entusiasmo a San Siro anche se con qualche defezione (il solo Barzagli è sicuro di essere titolare in difesa visti gli acciacchi di Bonucci e Chiellini) e punterà a mantenere invariato il suo distacco sull’Inter che domani sera a Parma sarà già a conoscenza del risultato del big match ed in caso di vittoria del Milan potrebbe portarsi di nuovo ad una sola lunghezza dalla Juventus per cercare di riaprire un campionato che in realtà sembra già chiuso.
I 17 punti di distacco impongono quindi di collocare la squadra di Conte come favorita e alla luce dei 4 precedenti della scorsa stagione (2 in campionato e 2 in Coppa Italia, con 2 vittorie bianconere e 2 pareggi, anche se il 2-2 della semifinale di ritorno di Tim Cup può essere formalmente considerato la prima sconfitta bianconera nei 90 minuti regolamentari nella scorsa stagione visto l'1-2 prima dei supplementari), sembra davvero arduo riuscire a sovvertire il pronostico, ma i rossoneri dovranno tentare a tutti i costi di conquistare 3 punti che porterebbero una ventata di ottimismo all’ambiente e darebbero uno slancio in più per riuscire a scalare una classifica imbarazzante con soli 4 punti sulla zona retrocessione.
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