venerdì 28 agosto 2009

Sorteggi Europa League 2009/10


Ecco i 12 gironi della nuova Europa League

GRUPPO A
Ajax
Anderlecht
Dinamo Zagabria
Timisoara

GRUPPO B
Valencia
Lille
Slavia Praga
Genoa

GRUPPO C
Amburgo
Celtic Glasgow
Hapoel Tel Aviv
Rapid Vienna

GRUPPO D
Sp. Lisbona
Heerenveen
Hertha Berlino
Ventspils

GRUPPO E
Roma
Basilea
Fulham
Cska Sofia

GRUPPO F
Panathinaikos
Galatasaray
Dinamo Bucarest
Sturm Grazt

GRUPPO G
Villarreal
Lazio
Levski Sofia
Red Bull Salisburgo

GRUPPO H
Steaua Bucarest
Fenerbahçe
Twente
Sheriff

GRUPPO I
Benfica
Everton
Aek Atene
Bate Borisov

GRUPPO J
Shakhtar Donetsk
Brugge
Partizan Belgrado
Tolosa

GRUPPO K
Psv Eindhoven
Copenhagen
Sparta Praga
Cluj

GRUPPO L
Werder Brema
Austria Vienna
Atl. Bilbao
Nacional

Sorteggi Champion's League 2009/10


Sorteggio amaro per le italiane

GRUPPO A
Bayern Monaco
Juventus
Bordeaux
Maccabi Haifa

GRUPPO B
Manchester United
Cska Mosca
Besiktas
Wolfsburg

GRUPPO C
Milan
Real Madrid
Marsiglia
Zurigo

GRUPPO D
Chelsea
Porto
Atletico Madrid
Apoel Nicosia

GRUPPO E
Liverpool
Lione
Fiorentina
Debrecen

GRUPPO F
Barcellona
Inter
Dinamo Kiev
Rubin Kazan

GRUPPO G
Siviglia
Rangers Glasgow
Stoccarda
Urziceni

GRUPPO H
Arsenal
Az Alkmaar
Olympiacos
Standard Liegi

martedì 18 agosto 2009

Work in progress o disastro annunciato?


Analizziamo il nuovo Milan di Leonardo

C'è voluta una vittoria ai calci di rigore contro la Juventus nel Trofeo Berlusconi per far tornare il sorriso in casa Milan dopo un precampionato a dir poco scadente.
Il momento dei rossoneri resta comunque complicato, ma questa vittoria è servita almeno a rialzare il morale dei rossoneri che ad ogni modo non vincono nei 90 minuti regolamentari dalla partita contro il Varese.
Il precampionato del Milan fatto di viaggi tra gli States, Monaco di Baviera, e l'Italia è stato avaro di soddisfazioni ed ha portato in dote ben 9 sconfitte consecutive.
Tra voli intercontinentali, jet lag e mercato di bel calcio se n'è visto poco e si è avuta la netta sensazione che questa nuova squadra sia ancora un cantiere aperto.
La stagione che sta per iniziare è una delle più significative degli ultimi 20 anni: infatti un pezzo della storia recente del club se n'è andato via con gli addii di Ancelotti, Maldini e soprattutto Kakà e questa può essere considerata a tutti gli effetti la prima stagione di vero rinnovamento.
Oltre a loro sono partiti anche i vari Kalac, Emerson e Beckham tornato ai Galaxy dopo il prestito.
La campagna acquisti non è stata di quelle che accendono l'entusiasmo dei tifosi, infatti gli acquisti di Onyewu, Huntelaar, Roma, Abate e Di Gennaro hanno modificato di poco o nulla l'assetto della squadra.
Nel giorno della sua presentazione ufficiale a Milanello il neo tecnico Leonardo aveva detto di voler proporre un calcio offensivo simile a quello del Brasile 1982. Fino ad ora tutto ciò non si è ancora visto, però viste le premesse è difficile che si vedrà in seguito.
La rosa è inferiore a quelle di Inter e Juventus in Italia e ha diverse formazioni davanti in ambito europeo.
Il mercato avrebbe dovuto diminuire il gap tra rossoneri e nerazzurri, ma allo stato attuale delle cose il divario tra le 2 milanesi si è accuito ancora di più. Infatti Moratti ha ceduto Ibra ma ha preso giocatori di altissimo livello come Eto'o, Lucio, Milito e Motta mentre Berlusconi ha svenduto Kakà e non lo ha sostituito, anteponendo le esigenze di bilancio a quelle sportive.
Ma analizziamo la rosa più dettagliatamente: in porta Abbiati ancora non si è ripreso dall'infortunio al ginocchio e ne Storari ne Roma offrono delle adeguate garanzie, per non parlare di Dida che ormai è quasi un separato in casa.
Emblematica la posizione dell'ex numero uno del Messina che da quarto portiere alla ricerca di una sistemazione all'inizio del ritiro ora rischia di difendere i pali nell'esordio in campionato contro il Siena.
Si vocifera che il Milan abbia già bloccato Marchetti per la prossima stagione, ma intanto affronterà la stagione che sta per iniziare con una incognita tra i pali.
La difesa si presenta superiore a quella dello scorso anno grazie all'innesto di Thiago Silva che finalmente è stato tesserato e già nel precampionato ha mostrato ottime cose.
Accanto a lui ci sarà il "miglior acquisto" di quest'anno, ovvero quel Nesta che sembra essersi ripreso dai problemi alla schiena dopo un anno in cui non ha praticamente mai visto il campo.
Grazie alla loro velocità si potrà giocare anche con una difesa più alta rispetto al passato, cercando anche di tenere gli avversari più lontani dall'area.
Con Onyewu, Kaladze, Bonera e Favalli il pacchetto arretrato è ben messo nel mezzo.
Le note dolenti arrivano però dagli esterni: Zambrotta ha ormai una certa età e si limita sempre più spesso al compitino, mettendoci tanto impegno, ma non è più quello di una volta.
Antonini, Oddo e Jankulovski sono assolutamente inadeguati sia come titolari che come riserve.
Servirebbe un buon terzino sinistro in grado di coprire tutta la fascia, ma al momento i nomi scarseggiano.
Era fatta per Cissokho, ma poi con una farsa si è annullato l'affare che era praticamente concluso. I falsi problemi ai denti emersi dalle visite mediche altro non erano che solo una scusa per cercare di far abbassare il prezzo al Porto, ma i lusitani non hanno ceduto ed hanno piazzato il giocatore al Lione praticamente per la stessa cifra.
Si parla del fortissimo Bale, ma difficilmente Berlusconi aprirà il portafogli visto il clima di austerity che circola in Via Turati.
Leonardo aveva espressamente richiesto dei giocatori in grado di arrivare sul fondo e fornire dei continui rifornimenti alle punte, ma a quanto pare il suo desiderio rimarrà tale.
Il centrocampo è praticamente lo stesso dal 2002/03 con Flamini e Ambrosini "intrusi" nel classico Gattuso, Pirlo, Seedorf.
L'olandese ormai da un paio stagioni non fa mistero di non gradire il ruolo di centrocampista e quindi è stato rimpiazzato da Ambrosini che oltre a lottare garantisce anche un buon numero di gol stagionali.
Il francese ex Arsenal può essere l'alter ego di Gattuso, ma all'occorrenza anche di Pirlo non con le stesse caratteristiche.
Nel precampionato è stato il migliore del reparto e meriterebbe il posto da titolare.
Pirlo dopo il lungo tira e molla con il Chelsea è rimasto ed è atteso da una stagione di riscatto viste le ultime deludenti annate. In un centrocampo statico e senza cambio di passo rappresenta sicuramente una svolta l'innesto di Abate che darà brio e velocità sulla destra quando verrà chiamato in causa.
L'attacco è il reparto più discusso dell'estate. A giugno l'obiettivo primario era Dzeko con cui era stato raggiunto l'accordo economico, ma Galliani ha commesso l'errore di contattare prima il giocatore e poi il Wolfsburg.
La dirigenza dei lupi non ha gradito e ha fissato il prezzo a 30 milioni, un prezzo equo per un giocatore di altissimo livello come il bosniaco, ma la cifra era fuori portata per il Milan.
La Confederations Cup è servita a risvegliare l'interesse per Luis Fabiano che Leo non ha mai fatto mistero di preferire a tutti gli altri papabili; però l'offerta fatta pervenire al Siviglia è stata respinta al mittente poichè inadeguata, cosi dopo un fugace interesse per Trezeguet si è preferito virare su Huntelaar che è arrivato per una cifra vicina ai 17 milioni. L'attacco dunque ha una sola certezza: Pato.
Il brasiliano dopo le 18 reti della passata stagione è atteso da un ulteriore miglioramento ed è chiamato a prendersi la squadra sulle spalle cosi come faceva Kakà nei momenti di difficoltà.
Accanto a lui agirà The Hunter che ha dimostrato nella sua carriera di saper fare gol, ma ha bisogno di continui rifornimenti. Inoltre toccherà a lui il compito di dare respiro alla squadra e profondità alla manovra.
I rifornimenti potrebbero arrivargli da Ronaldinho, ma fare affidamento su di lui ormai è diventato un azzardo.
All'inizio del ritiro il tecnico sembrava volesse schierarlo a sinistra riportandolo nella posizione che ricopriva al Barcellona, ma nelle successive uscite è stato schierato sempre a ridosso delle punte alternando grandi prestazioni ad altre pessime.
La condizione atletica ancora non è ottimale, ma sembra aver perso lo spunto per superare l'uomo e spesso preferisce l'assistenza alla soluzione personale evidenziando una mancanza di lucidità nei momenti che contano.
Berlusconi ha detto di vederlo bene come uomo d'area o a ridosso della stessa, Leonardo ogni giorno lo sprona a dare il meglio, cercando di infondergli fiducia, ma la professionalità del brasiliano lascia il tempo che trova e la voglia di mettersi in gioco non è più quella di un tempo. La sensazione è che se girerà lui, girerà tutta la squadra, ma con i se e con i ma non si va molto lontano.
L'eterno Inzaghi e Borriello completano il reparto potendo però garantire un minutaggio ridotto, vuoi per l'età (il primo), vuoi per i continui problemi fisici (il secondo).
Detto ciò è difficile pensare ad un Milan in prima fila in Europa e in corsa fino alla fine in Serie A.
Le scelte di mercato inevitabilmente peseranno nel corso della stagione e a farne le spese potrebbe essere l'incolpevole Leonardo che alla sua prima esperienza in panchina avrebbe meritato una rosa di maggiore caratura cosi come Guardiola lo scorso anno.
Galliani e Berlusconi ormai sono ripetitivi e ridicoli nel ricordare che il Milan è il club più titolato del Mondo a livello internazionale, perchè con le vecchie vittorie di certo non si alzano i trofei futuri.
La realtà dei fatti è che la squadra doveva essere rinforzata e i soldi delle cessioni eccellenti dovevano servire a sostituire a dovere i partenti.
La cessione di Gourcuff è l'ennesima di una lunga serie di errori gestionali equiparabili agli insensati acquisti di Vieri, Emerson, Marcio Amoroso, Grimi, il ritorno di Sheva, Vogel, la frettolosa cessione di Gilardino che stanno pian piano facendo scemare la fiducia dei tifosi verso la dirigenza.
Berlusconi e Galliani hanno dato tanto al Milan cosi come Braida, ma ora forse è giunto il momento che si facciano da parte e lascino la società a chi ha davvero voglia di investire e di riportare il club più titolato al Mondo sul trono che gli compete.

giovedì 6 agosto 2009

Tale padre, tale figlio



La revancha de la Brujita


Juan Sebastián Verón
, basterebbe il nome per rievocare grandi momenti di calcio internazionale dell'ultima decade.
Ormai è passato quasi un mese dalla conquista della Copa Libertadores e con un pò di ritardo è giunto il momento di rendere omaggio al simbolo dell'Estudiantes, al giocatore che all'indomani della finale è stato definito il più grande della storia del Pincha dal tecnico Sabella.
Parole di stima che arricchiscono la lunga lista di elogi ricevuti in carriera, elogi che però sembravano essere finiti in seguito al suo ritorno in Argentina.
Il calcio europeo e in particolare quello italiano lo avevano dato per finito troppo presto, ma negli ultimi anni a Mar del Plata la Brujita si è tolta delle belle soddisfazioni e zittito molti dei suoi detrattori.
I suoi 9 anni in Europa sono stati coronati da successi, ma anche incomprensioni e critiche a volte molto dure.
Gli inizi nella Genova doriana lasciavano già intravedere le potenzialità di quello che sarebbe diventato poi il cuore del Parma e della Lazio poi. Prima in Emilia e poi a Roma l'argentino ha vissuto i momenti più belli della sua parentesi nel vecchio continente.
Ad inizio millennio era uno dei migliori centrocampisti d'Europa come dimostra la cifra sborsata dal Manchester United per accaparrarselo. All'Old Trafford però non è riuscito mai ad entrare nel cuore dei tifosi che gli imputavano di essere troppo lento e individualista, cosi dopo sole 2 stagioni (e una Premier vinta) è stato uno dei primi acquisti dell'era Abramovich a Londra.
Nemmeno a Stamford Bridge però è riuscito a sfondare cosi ha deciso di ritornare all'Inter dal suo vecchio estimatore e compagno di squadra alla Lazio e alla Samp Roberto Mancini.
L'Inter del pre-calciopoli però era una squadra perdente, costruita male e con diversi problemi interni. Ciò nonostante arrivò la vittoria in Coppa Italia e poi un suo gol al Delle Alpi di Torino regalò anche una Supercoppa Italiana contro la Juventus.
Nella sua seconda stagione interista il progetto tattico del Mancio del doppio regista naufragò in fretta e la sua convivenza con il cileno Pizarro si rivelò un problema, cosi al termine di quella stagione e in piena bufera Calciopoli, Veron decise di ritornare in patria.
All'Estudiantes fu subito accolto come un Re, ma nessuno, lui compreso poteva immaginare che sarebbe stato solo l'inizio di una nuova giovinezza, ricca di soddisfazioni e vittorie.
Sotto la sapiente guida del Cholo Simeone il Pincha riusci nell'impresa di rimontare il Boca Juniors nella rincorsa all'Apertura 2006. All'ultima giornata, complice la sconfitta del Boca in casa contro il Lanus, ci fu l'aggancio in vetta e il susseguente spareggio per il titolo al Jose Amalfitani.
I gol di Pavone e Jose Sosa regalarono all'Estudiantes il titolo che mancava ormai da tempo immemore e Veron conquistava cosi il suo primo trofeo in Argentina a 31 anni suonati. Grazie a quell'impresa Veron riusci a meritare anche la convocazione nella Selecciòn per la Copa America 2007.
La sua convivenza con Riquelme si rivelò possibile e l'Argentina sembrava dover mettere in scioltezza le mani sulla Copa, salvo arrendersi in finale al Brasile di Dunga.
Quella sconfitta ha messo fine alla generazione dei perdenti di successo in Argentina di cui lui è degno esponente in compagnia dei vari Ayala, Riquelme, Abbondanzieri, Crespo, Zanetti, Sorin, ecc...
Quando il suo feeling con la nazionale sembrava finito però, il suo Estudiantes ha ripreso a volare e anche Maradona, nuovo Ct della Selecciòn, non ha potuto fare a meno ci convocarlo di nuovo in nazionale.
Dopo la vittoria in patria, infatti, il Pincha ha iniziato ad assumere una dimensione internazionale sotto la guida di Astrada che ha condotto i suoi fino alla finale di Sudamericana nel 2008 persa per un soffio al Beira Mar di Porto Alegre contro l'Internacional dopo aver rimontato in trasferta il gol di Alex che sembrava spegnere le speranze di vittoria di Veron & Co. già all'andata.
Al termine della stagione nonostante tutto però è stato eletto Pallone d'Oro del Sud America tra lo scetticismo di alcuni addetti ai lavori che lo reputavano più un premio alla carriera, che alla stagione giocata.
Il 2009 però è stato l'anno della revancha, rivincita verso il calcio brasiliano, rivincita verso tutti quelli che ormai da anni lo davano per finito, rivincita non solo per lui, ma anche per i vari Boselli, Andujar e Gastòn Fernandez.
Il cammino in Libertadores è stato netto, senza sbavature e costellato da importanti affermazioni esterne che hanno sancito la forza dell'11 di Sabella.
Per arrivare alla finale l'Estudiantes ha dovuto avere la meglio degli ostici uruguagi del Defensor e del Nacional, sconfitti addirittura a Montevideo.
In finale invece hanno trovato ad attenderli i brasiliani del Cruzeiro, veri favoriti per la vittoria finale dopo aver eliminato il fortissimo Gremio in semifinale.
Cosi come nell'Apertura 2006 il Pincha ha dovuto rincorrere l'avversario e ha conquistato la vittoria in rimonta.
Lo 0-0 di Mar del Plata regalava più di una speranza alla Raposa di alzare la Copa e il gol di Henrique ad inizio ripresa lasciava presagire un epilogo quasi scontato. I gol di Fernandez e Boselli però hanno consentito ad un Estudiantes magistralmente guidato in campo da un sublime Veron di mettere le mani sulla Copa dopo lunghissimi anni di attesa.
All'indomani della vittoria a Belo Horizonte il tecnico Sabella si è sbilanciato definendo Veron il miglior giocatore della storia dell'Estudiantes. Addirittura meglio di suo padre Juan Ramòn.
La Copa sarebbe potuta finire nella bacheca del Mineirao, ma non sarebbe stata la stessa cosa, era troppo suggestivo il passaggio di consegne da Veron padre a Veron figlio ultimi 2 capitani del Pincha che si issa sul tetto del Sud America.
Per eguagliare suo padre a questo punto non gli resta che salire sul tetto del mondo e quindi battere il Barcellona nella finale del Mondiale per Club.
A quel punto potrà davvero essere considerato il miglior giocatore della storia del club, anche meglio di suo padre che dal canto suo però nel 1968 è riuscito a conquistare il Mondo con un gol all'Old Trafford contro il Manchester United, firmando senz'altro il momento più alto nella storia ultracentenaria del club di Mar del Plata.
A Veron il compito di diventare il più grande di sempre a 34 anni e cercare di fare ancora di più visto che nel 2010 ci sono i Mondiali e per lui sarà l'ultima possibilità di vincere qualcosa di importante con la maglia della Selecciòn e come lui stesso ha dimostrato in questi anni, non è mai troppo tardi per vincere.